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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Cicloturismo, di Sergio Menghi 27/11/2021
 
Cicloturismo

di Sergio Menghi



La passione per le due ruote è iniziata per puro caso ed ad una età abbastanza avanzata, avevo già due bambine piccole di sei e tre anni ed una moglie che non sapeva andare in bicicletta. Io cercavo di passare il tempo libero come potevo, mi piaceva il bricolage, passavo ore in un negozio di utensili per scegliere gli attrezzi che mi potevano occorrere per fare qualche lavoretto con il legno.

Mi piaceva molto anche la meccanica ed il restauro di oggetti d'epoca. Un giorno facendo visita ad un parente di una comune amica di famiglia che abitava fuori città e possedeva una vecchia fornace artigianale di mattoni confezionati a mano secondo forme ben definite, idonei per il restauro di palazzi d'epoca molto comuni e famosi nella città in cui prestavo la mia prima attività lavorativa e di cui diró più in dettalio in seguito, trovai sul cortile il telaio abbandonato di un vecchio ciclomotore: Bianchi Aquilotto, di cui mi innamorai subito.

Chiesi all'anziano proprietario della fornace se potevo prenderlo e se aveva anche qualche altro pezzo, mi disse che era stato usato da suo fratello e aveva messo da parte le ruote pensando di poterle usare per costruire un carretto per trasportare i mattoni nella fornace, ma la vecchiaia sopravvenuta lo aveva fatto desistere dall'iniziativa, se le avessi dato un piccolo compenso lo avrei fatto felice perchè vedeva valorizzato un oggetto che gli ricordava la giovinezza e le comode passeggiate in città.

L'accordo fu presto raggiunto, vidi la soddisfazione brillare negli occhi dell'anziano fratello e vidi anche le sue mani profondamente segnate dal logorante lavoro di confezionamento dei mattoni che ornano i cornicioni dei palazzi storici di questa città. Forse lui vide anche la mia soddisfazione nel pensare di poter rivedere in movimento un ciclomotore storico, con trasmissione a rullo, molto funzionale specialmente in città perché poteva essere usato a pedale, come una normale bicicletta, senza l’ausilio del motore e quindi senza inquinamento né acustico né da emissioni da combustione, quindi rispettoso dell'ambiente, esigenza sempre avvertita per una vita più sana. Io ne avevo visto uno, ben ristrutturato, dotato di ampie borse di cuoio nelle quali il proprietario, un avvocato, trasportava i documenti da casa a ufficio e viceversa, parcheggiato nella galleria del centro ove era ubicato lo studio.

Se fossi riuscito a rimetterlo in funzione lo avrei usato nelle escursioni di fine settimana per accompagnare le mie figlie nei numerosi parchi cittadini a perfezionare il loro stile di guida della bicicletta evitando di usare la macchina. In questo modo avrebbero imparato anche a muoversi, senza timore e senza pericoli sulle strade carrozzabili, rispettando la segnaletica, cosa che è avvenuta regolarmente con reciproca soddisfazione, anche da parte mia che potevo sgranchire un pò le gambe dopo una settimana passata in gran parte seduto alla scrivania. Se poi dovevo recarmi un pò più lontano per fare qualche acqusto, oltre al pedale potevo usare il motore. Lo avevo dotato di un portapacchi nel quale riponevo il carico che, di solito era la spesa fatta più all'ingrosso nei mercati rionali.

In tutto questo gioco, senza che io non mi accorgessi, c'era una persona che era un pò succube perchè restava fuori, era mia moglie che vedeva ridotta la sua partecipazione agli eventi della famiglia, finchè una sera di inizio estate, quando tutta la città usciva in bicicletta a passeggio per le vie ed i giardini a prendere il fresco ed a gustare i golosi gelati, mi disse:"perché non ci compriamo un tandem”.

Forse è ora di svelare che la città di cui sto parlando é, ancora oggi, la seconda a livello nazionale per numero di biciclette, dopo Reggio Emilia e quindi si tratta della pittoresca Mantova, patrimonio dell'umanità per le bellezze naturali ed artistiche. Mia moglie aveva perfettamente ragione, ma in una città dove tutti vanno in bicicletta non si vedevano tandem in giro, io stesso non sapevo se sarei riuscito a muovermi, senza pericolo, con un mezzo simile che non avevo mai condotto prima, inoltre non era agevole trasportarlo in macchina e, poichè non eravamo residenti, i nostri spostamenti erano abbastanza frequenti.

La mia mente, aperta al bricolage, mi venne presto in soccorso, promisi a mia moglie che nelle prossime ferie estive, parte delle quali avremmo passato, come di consueto, nel nostro paese natale, avrei costruito un tandem smontabile, agevolmente caricabile nel baule della macchina, cosa che è puntualmente avvenuta e nel mese di settembre dell'ormai lontano 1979, in occasione del passaggio per Mantova di una tappa del giro d'Italia, io e mia moglie ci caricammo di tutta quella grinta ed adrenalina e forse anche, oggi a ben guardare, di sfrontatezza, per affrontare, in mezzo alla confusione di mezzi e di persone che normalmente è al seguito di un girociclistico d'Italia, la nostra prima passeggiata in tandem. Cademmo dopo pochi metri, ma senza farci male per la moderata velocità, perché mia moglie volendo schivare un ostacolo, si sbilanciò troppo da una parte facendomi perdere l'equilibrio.

Quella è stata la nostra prima ed ultima caduta in non so quante migliaia di kilometri percorsi per le strade ed i sentieri ciclabili d'Europa in oltre quaranta anni di attività. Mia moglie ora ha messo giudizio e non vuole più salire sul tandem, io ancora no.

Questa assenza mi ha però costretto ad acquistare una bici con pedalata assistita perchè mi sono accorto che il vero motore è stato mia mia moglie, per tutta la nostra vita.


 
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