Cicloturismo
di
Sergio Menghi
La
passione per le due ruote è iniziata per puro caso ed ad una
età abbastanza avanzata, avevo già due bambine piccole
di sei e tre anni ed una moglie che non sapeva andare in bicicletta.
Io cercavo di passare il tempo libero come potevo, mi piaceva il
bricolage, passavo ore in un negozio di utensili per scegliere gli
attrezzi che mi potevano occorrere per fare qualche lavoretto con il
legno.
Mi
piaceva molto anche la meccanica ed il restauro di oggetti d'epoca.
Un giorno facendo visita ad un parente di una comune amica di
famiglia che abitava fuori città e possedeva una vecchia
fornace artigianale di mattoni confezionati a mano secondo forme ben
definite, idonei per il restauro di palazzi d'epoca molto comuni e
famosi nella città in cui prestavo la mia prima attività
lavorativa e di cui diró più in dettalio in seguito,
trovai sul cortile il telaio abbandonato di un vecchio ciclomotore:
Bianchi Aquilotto, di cui mi innamorai subito.
Chiesi
all'anziano proprietario della fornace se potevo prenderlo e se aveva
anche qualche altro pezzo, mi disse che era stato usato da suo
fratello e aveva messo da parte le ruote pensando di poterle usare
per costruire un carretto per trasportare i mattoni nella fornace, ma
la vecchiaia sopravvenuta lo aveva fatto desistere dall'iniziativa,
se le avessi dato un piccolo compenso lo avrei fatto felice perchè
vedeva valorizzato un oggetto che gli ricordava la giovinezza e le
comode passeggiate in città.
L'accordo
fu presto raggiunto, vidi la soddisfazione brillare negli occhi
dell'anziano fratello e vidi anche le sue mani profondamente segnate
dal logorante lavoro di confezionamento dei mattoni che ornano i
cornicioni dei palazzi storici di questa città. Forse lui vide
anche la mia soddisfazione nel pensare di poter rivedere in movimento
un ciclomotore storico, con trasmissione a rullo, molto funzionale
specialmente in città perché poteva essere usato a
pedale, come una normale bicicletta, senza l’ausilio del motore
e quindi senza inquinamento né acustico né da emissioni
da combustione, quindi rispettoso dell'ambiente, esigenza sempre
avvertita per una vita più sana. Io ne avevo visto uno, ben
ristrutturato, dotato di ampie borse di cuoio nelle quali il
proprietario, un avvocato, trasportava i documenti da casa a ufficio
e viceversa, parcheggiato nella galleria del centro ove era ubicato
lo studio.
Se
fossi riuscito a rimetterlo in funzione lo avrei usato nelle
escursioni di fine settimana per accompagnare le mie figlie nei
numerosi parchi cittadini a perfezionare il loro stile di guida della
bicicletta evitando di usare la macchina. In questo modo avrebbero
imparato anche a muoversi, senza timore e senza pericoli sulle strade
carrozzabili, rispettando la segnaletica, cosa che è avvenuta
regolarmente con reciproca soddisfazione, anche da parte mia che
potevo sgranchire un pò le gambe dopo una settimana passata in
gran parte seduto alla scrivania. Se poi dovevo recarmi un pò
più lontano per fare qualche acqusto, oltre al pedale potevo
usare il motore. Lo avevo dotato di un portapacchi nel quale riponevo
il carico che, di solito era la spesa fatta più all'ingrosso
nei mercati rionali.
In
tutto questo gioco, senza che io non mi accorgessi, c'era una persona
che era un pò succube perchè restava fuori, era mia
moglie che vedeva ridotta la sua partecipazione agli eventi della
famiglia, finchè una sera di inizio estate, quando tutta la
città usciva in bicicletta a passeggio per le vie ed i
giardini a prendere il fresco ed a gustare i golosi gelati, mi
disse:"perché non ci compriamo un tandem”.
Forse
è ora di svelare che la città di cui sto parlando é,
ancora oggi, la seconda a livello nazionale per numero di biciclette,
dopo Reggio Emilia e quindi si tratta della pittoresca Mantova,
patrimonio dell'umanità per le bellezze naturali ed
artistiche. Mia moglie aveva perfettamente ragione, ma in una città
dove tutti vanno in bicicletta non si vedevano tandem in giro, io
stesso non sapevo se sarei riuscito a muovermi, senza pericolo, con
un mezzo simile che non avevo mai condotto prima, inoltre non era
agevole trasportarlo in macchina e, poichè non eravamo
residenti, i nostri spostamenti erano abbastanza frequenti.
La
mia mente, aperta al bricolage, mi venne presto in soccorso, promisi
a mia moglie che nelle prossime ferie estive, parte delle quali
avremmo passato, come di consueto, nel nostro paese natale, avrei
costruito un tandem smontabile, agevolmente caricabile nel baule
della macchina, cosa che è puntualmente avvenuta e nel mese di
settembre dell'ormai lontano 1979, in occasione del passaggio per
Mantova di una tappa del giro d'Italia, io e mia moglie ci caricammo
di tutta quella grinta ed adrenalina e forse anche, oggi a ben
guardare, di sfrontatezza, per affrontare, in mezzo alla confusione
di mezzi e di persone che normalmente è al seguito di un
girociclistico d'Italia, la nostra prima passeggiata in tandem.
Cademmo dopo pochi metri, ma senza farci male per la moderata
velocità, perché mia moglie volendo schivare un
ostacolo, si sbilanciò troppo da una parte facendomi perdere
l'equilibrio.
Quella
è stata la nostra prima ed ultima caduta in non so quante
migliaia di kilometri percorsi per le strade ed i sentieri ciclabili
d'Europa in oltre quaranta anni di attività. Mia moglie ora ha
messo giudizio e non vuole più salire sul tandem, io ancora
no.
Questa
assenza mi ha però costretto ad acquistare una bici con
pedalata assistita perchè mi sono accorto che il vero motore è
stato mia mia moglie, per tutta la nostra vita.
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