CARA
MEG
di Donato
Altomare
Cara Meg,
è da molto che volevo scriverti una lettera,
sapessi quante volte ho acceso il logomodem e ho
iniziato a dettare, ma ogni volta dopo poche parole le idee si sono arenate
come un tronco di legno sulla battigia. Oggi però è successo qualcosa. Che ti
devo assolutamente raccontare.
Sai, il mio amore di sempre è stata la Storia, in particolare il
Delitto e il Castigo nella Storia. Oggi è argomento di noiose conferenze, ma
credimi, ho fatto una scoperta terribile, e ho bisogno di parlarne con
qualcuno. Lascia stare la protostoria, non voglio
partire di lì, ma dall'inizio del terzo millennio, quando quei maledetti
geniali italiani cominciarono a capire che andava completamente rivoluzionato
il concetto di punizione. Già, maledetti, con quel loro modo approssimativo di
risolvere le situazioni più difficili... riuscendoci ogni volta. Vedi, quella
ch'era allora chiamata Italia stava affogando in un mare di arresti per
concussione, tangenti, finanziamenti illeciti ai partiti (buffa invenzione
legale) e simili idiozie. Ebbene fu proprio intorno al 2025 che quel bastardo
d'un giudice inventò la cosiddetta Pena
del Contrappasso. I colpevoli di truffa, gli uomini politici che si erano
appropriati del denaro pubblico, quelli corrotti e i
corruttori furono spogliati di tutti i loro averi, tutti, compresi quelli
lecitamente acquisiti, e lasciati liberi di vivere con la sola pensione
sociale, il minimo naturalmente. Credimi, c'era del geniale in tutto questo, quale
punizione più tremenda poteva esserci per qualcuno abituato a vivere nel lusso
più sfrenato, a sperperare soldi senza pudore se non quello di tentare di
sopravvivere nella impietosa società d'allora con poche
centinaio di euro al mese?
Di lì il passo fu breve. Si risolse rapidamente
il problema della delinquenza minorile. Per ogni reato commesso da un minore
uno dei genitori scontava la metà della pena. Pensaci un po', era assurdo
punire i complici di una rapina, e lasciare impuniti i genitori di un piccolo
delinquente che avevano certo le maggiori responsabilità. Quella fu la volta
della Pena Generazionale.
Dopo pochi anni si passò alla Pena Corporale. No, non puoi ricordarlo,
e non è come tu pensi, certo, si trattava di menomazioni, ma
temporanee. Un ladro subiva l'amputazione della mano destra (sinistra se
mancino), e al termine del periodo di pena la mano, accuratamente conservata,
gli veniva riattaccata come non fosse successo nulla.
Ma passare mesi se non anni senza una mano era difficoltoso. Ricordo che quando
a scuola studiavamo questo periodo tutti pensavano alla pena per i maniaci
sessuali. Per loro la prima grossa difficoltà era quella di, perdona
l'indelicatezza, orinare senza pene, C'era gente che se la faceva quasi sempre
addosso. No, non era affatto bello, e i colpevoli ci pensavano, e riflettevano.
I delitti diminuirono bruscamente, e ciò che dimostrò il successo della Pena Corporale fu che i recidivi si
ridussero praticamente a zero.
Gli assassini venivano
devitalizzati dalla testa in giù, e restavano paralizzati per anni, dipendendo
per tutto dagli altri. E, massima punizione psicologica, avendone perfettamente
coscienza.
Quando si
giunse a scoprire il cosiddetto Gene del Male si pensò che ormai per l'umanità intera si
spalancavano le porte del Paradiso. Non ci sarebbero stati più delinquenti,
sarebbe bastato devitalizzare quel gene e tutti
sarebbero stati dei galantuomini. E così hanno fatto.
Ma… ma oggi ho scoperto che l'umanità è perduta,
destinata a scomparire dalla faccia della Terra. Sai, oggi ho compiuto cent'anni e ho voluto festeggiare a mio modo questa
ricorrenza. Sono sceso in strada e ho ucciso la prima persona che m'è capitata
a tiro, le ho spaccato il cranio con un colpo del mio bastone multifunzionale.
Avresti dovuto vedere le facce degli altri. Mi
hanno guardato come fossi stato un fantasma o un alieno. Del resto sono uno
degli ultimi a non avere avuto il Gene
del Male devitalizzato. Ma non hanno reagito, hanno sollevato le spalle, e
sono tornati a percorrere la loro piatta e inutile vita.
Non è venuta la polizia. Son
quasi settant'anni che non esiste più. E allora ho
capito. Una volta c'era il male e il bene, c'era l'uomo in eterna lotta con se
stesso. Oggi non c'è più nessuno.... nessuno....
Come se fossimo una squadra di calcio e che
giocassimo tutti contro nessuno, che calciassimo i
nostri palloni in mille contro una porta vuota. Sarebbe un gioco bello soltanto
per pochi attimi, poi diverrebbe tremendamente stupido. Ecco perché oggi ho
voluto scriverti. Per annunciarti la morte dell'umanità.
Io, ultimo suo figlio ribelle, non vivrò ancora
per molto, dieci, forse vent'anni, ma credo...
penso... sono quasi certo che vivrò più a lungo della gente che mi sopravviverà e popolerà la terra per il prossimo millennio.
Domani visiterò una di quelle meravigliose cliniche nelle quali i
bambini appena concepiti vengono privati del prezioso Gene del Male. Ho fabbricato una bomba
rudimentale e farò saltare il Reparto Devitalizzazione.
Vorrei che anche tu facessi lo stesso nella tua città e che diffondessi questo
messaggio tra gli ultimi uomini sani, col male ancora in sé, e che per cent'anni sono stati capaci di tenerlo a freno. Avvisali,
informali, ho paura di saltare in aria col mio meccanismo, non sono sicuro che
funzioni bene, ne ho recuperato uno da un negozio di cianfrusaglie antiche.
Cos'è il bene se non l'immagine speculare del
male? Il bene non può esistere da solo come non potrebbe esistere la mia
immagine nello specchio senza di me. Oggi ci siamo ridotti a miliardi di
immagini speculari. Soltanto questo.
Il male
è vita, fa sì che la gente si unisca per combatterlo, per conquistare la pace.
Sì, carissima, conquistare la pace, quella vera, quella che prova un guerriero
alla fine di una battaglia.
Come si
potrebbe apprezzare la luce se non si temesse il buio?
Il
paradiso senza l'inferno?
Che il
male torni a vivere!
O
l'umanità si consumerà in questa sua lenta inesorabile eutanasia.
Ti abbraccio,
forse per l'ultima volta,
tuo
Aarold.