Seconda
parte di La
nuova casa di Pietro
La
casa di Pietro
di
massimolegnani
Era
la prima volta che imbracciava un fucile, gli tremava tra le mani.
Con
il vago aiuto della luna, prese una mira traballante e sparò con
rabbia.
Il
rinculo gli diede un contraccolpo che lo gettò a terra, temette di
essersi rotto una clavicola.
Ma
nel frattempo il cinghiale che gli stava devastando una fila di
cavoli-cappuccio era stramazzato al suolo, incredibilmente morto.
Pietro stentava a credere di essere stato lui a ucciderlo, più
facile che fosse morto di paura!
E
adesso? Non aveva idea di come si scuoiasse un animale né come si
facesse a squartarlo, e poi lui non aveva certo un congelatore dove
poter conservare le sue carni.
Pietro
decise di chiedere aiuto in paese, mise nello zaino i pochi cavoli
salvati dalla furia del cinghiale e s´incamminò per il sentiero
che in due ore l´avrebbe riportato tra la gente. In paese ci andava
raramente e non sempre volentieri, ormai si era abituato alla vita di
collina. Gli pesava a volte la solitudine, ma in compenso aveva
scoperto il piacere della fatica e la soddisfazione di vedere
crescere i frutti della terra grazie al suo lavoro, proprio lui che
fino ad allora nella vita non aveva combinato nulla.
Fu
una mattinata fruttuosa. Passò prima dal fruttivendolo, gli vendette
i cavoli e si accordò con lui per fornirgli con regolarità i suoi
prodotti. Quindi cercò il macellaio, un tipo scorbutico che prima di
decidere volle vedere il cinghiale. Così tornarono in collina con il
pick-up dell´uomo e, dopo una breve trattativa, questi acquistò la
bestia a un prezzo che al ragazzo parve molto vantaggioso.
Era
il suo primo guadagno, lo festeggiò sdraiandosi sull´erba a
gustare il sole tiepido di aprile. E intanto progettava cosa fare con
quei soldi. Gli mulinarono in testa tante idee, alcune troppo
dispendiose, al momento irrealizzabili, come l´acquisto di una moto
da enduro, altre più concrete, volte a migliorare la sua tana.
Nei
giorni seguenti si procurò a un buon prezzo un pannello fotovoltaico
da montare sul tetto del casotto, finalmente avrebbe avuto l´energia
elettrica.
Una
volta alla settimana arrivava in collina Antonio, il fruttivendolo, a
bordo di un vecchio furgoncino. Scambiavano qualche parola di saluto,
insieme sceglievano i frutti e le verdure più mature, ne riempivano
due cassette, contrattavano sul prezzo e nel giro di un´ora si
lasciavano, entrambi soddisfatti.
Quel
mattino Pietro sentì un motore sfiatato arrancare su per la salita
sterrata. Immaginando che fosse Antonio, gli andò incontro, ma dal
furgone vide scendere una ragazza poco più grande di lui,
decisamente arrabbiata: accidenti, che casino arrivare fin qui! e
sistemarla un po´ questa strada?
Avendo
riconoscendo il furgone, capì più o meno chi potesse essere la
ragazza e si fece avanti sorridendo, Ciao, io sono Pietro, e
allungò una mano per un saluto formale.
Sì,
lo so, mio padre me l´ha detto, rispose lei senza guardarlo,
spalancando brusca il portellone. Piuttosto, hai preparato
le cassette?
Veramente
no, di solito scegliamo sul momento i prodotti da portar via. Ho
delle zucchine che mi sembrano a buon punto e anche qualche
melanzana, mentre per i pomodori è ancora presto. Vieni a dare
un´occhiata.
No,
guarda, è meglio che fai tu, io non ci capisco niente e poi non mi
va di sporcarmi di terra.
Non
era facile trattare con quella sconosciuta che non faceva nulla per
risultare simpatica.
Facciamo
così, io ti preparo una cassetta di zucchine e un´altra mista di
carote e melanzane e intanto tu raccogli le albicocche più mature.
La
ragazza raccattò una cassetta e si avviò sbuffando verso il
frutteto. Raccolse dagli albicocchi una trentina di frutti quasi a
casaccio, senza badare molto se fossero maturi e tornò col carico
alla macchina.
Dai,
sbrigati Pietro, che ho fretta, gli urlò mentre lo vedeva
inginocchiato nell´orto scegliere con pignoleria una zucchina alla
volta.
Caricate
le cassette nel furgone, lei lo pagò, saltò in macchina
bofonchiando un ciao e partì.
Pietro
rimase lì a guardare il furgone che si allontanava, la ragazza non
gli aveva nemmeno detto come si chiamasse.