L'uomo delle valli
di Patrizia Garofalo
E nelle
valli dove quell'uomo si era rifugiato, nel casone dove viveva, ancora persisteva l'odore di gente
passata, gli attrezzi poggiati al muro, ormai solo per essere visti da qualche
turista curioso, gli ricordavano quando tornava a
casa, immagini di gente che riunita in una stanza, la sera, raccontava del mare
mentre le donne spettegolando, pulivano le anguille.
Ogni tanto
imbiancava le pareti quasi per allontanare il passato e le incrostazioni
che dal mare salivano sempre più in alto fino ad invadere, vistose, il soffitto
della camera in cui dormiva.
E
aspettava il sole che sempre bianco copriva le valli come un lenzuolo bagnato
contro il quale strofinarsi alla ricerca di un tepore dimenticato e poi sempre
più cercato.
Ed erano
lunghe le giornate, soprattutto quando il mare
arrivava violento vicino alla sua casa e sbatteva contro i fusti delle tamerici
ricordandogli l'attesa lunga di una primavera che avrebbe tardato ad arrivare.
Si sentiva
un po' ragazzino, un po' uomo, un po' vecchio, un po' solo, un po' dimenticato,
un po' eroe ma era contento. Lo tradivano quegli
attimi lunghi nei quali non sapeva come e perchè il cuore battesse così forte
" è solo quando salgo le scale" era solito
dirsi, ma un giorno capitò anche a letto mentre guardava le macchie di muffa
sul soffitto cercando, per addormentarsi, di dare ai loro contorni immagini di
figure rassicuranti. Ad un tratto lo assalì un'ansia forte, prepotente che
l'uomo non seppe come controllare. Si allontanò dalla casa e andò verso
l'acqua.
Di lui non
si seppe più nulla e ancora oggi dicono che un fantasma si aggiri per le valli ma nessuno sa cosa mai quell'uomo
avesse visto su quel muro.
da Mare
d'anime (Schifanoia, 2003)