L'INCANTO
PERDUTO
di Annamaria Trevale
Diciannove
regali da scegliere?
Gloria
rilesse l'elenco, segnato da molte correzioni, e lo depose sul tavolo con un gesto di sconforto,
pensando che ogni anno diventava sempre più arduo completarlo senza correre il
rischio di cadere in preda ad una crisi isterica.
Si
cominciava confrontando le liste dei doni fatti negli ultimi due anni, per
evitare di offrire di nuovo alla stessa persona un oggetto scelto di recente,
poi si meditava un po', e magari si sfogliava qualche rivista femminile in
cerca d'ispirazione: ma perché le proposte redazionali erano sempre così
banali?
D'accordo,
“un caldo plaid scozzese per una persona anziana” poteva anche funzionare, ma
sua suocera non era freddolosa, e non il tipo da passare le serate davanti al
caminetto con una coperta sulle ginocchia: preferiva piuttosto mettersi al
volante per andare al cinema o a teatro con le amiche.
Quanto
alla “borraccia termica per un'amica avventurosa”, doveva
ammettere di aver già accolto il suggerimento almeno tre anni prima, e non
pensava che a Silvana occorresse un'intera collezione di oggetti del genere,
perciò…
Gli unici
con i quali non aveva mai problemi erano i bambini, perché loro si
preoccupavano sempre di preparare in anticipo un minuzioso elenco di ciò che
avrebbero desiderato ricevere, fornendo con precisione tutte
le indicazioni sugli ultimi modelli di giocattoli in commercio, anche i più grandicelli che avevano smesso ormai da un pezzo di credere
alla bella favola di Babbo Natale: trovava solo sconfortante entrare nei negozi
con un elenco infarcito di tutti quei nomi angloamericani
così improbabili, che designavano strane trottole giapponesi o videogiochi
complicatissimi, mentre un tempo sarebbe stato tanto semplice chiedere un
pallone piuttosto che una bambola, dei pattini o una scatola di costruzioni!
Ogni anno
i membri adulti della famiglia si ripetevano, con apparente convinzione, che
sarebbe stato più logico abolire lo scambio dei regali, lasciandolo casomai
soltanto ai bambini, eppure il 25 dicembre, quando tutti finivano per
transitare da casa sua a scambiarsi gli auguri, apparivano come sempre
impazienti di scartare i loro pacchettini.
Sarebbe
stato divertente provare a non far trovare nulla sotto il grande albero carico
di decorazioni, pensava a volte Gloria con una punta di malignità, ma non
voleva rischiare di attirarsi l'odio di tutta la famiglia, e così doveva
rassegnarsi a trascorrere qualche pomeriggio in giro per negozi, per
poco convinta che fosse di ciò che acquistava.
La città
aveva già assunto quell'aspetto festoso che le era
sempre piaciuto in passato: ghirlande di luci a trasformare le vie commerciali,
e decorazioni d'ogni tipo per accennare un riferimento al Natale in tutte le
vetrine, persino in quelle di negozi che avrebbero risentito assai poco della
corsa agli acquisti, come potevano essere i ferramenta
o i colorifici.
Troppa
gente, troppe luci, troppa confusione. Troppo di tutto.
Chissà
quanti erano, fra tutte quelle persone che si aggiravano con aria trafelata tra
un negozio e l'altro, coloro disposti a ricordarsi il significato originario
della festa per cui si stavano scalmanando così tanto?
Una festa
che si era trasformata in un inno al consumismo, e in una sequela d'impegni da
rispettare, fra pranzi familiari, cene di lavoro, aperitivi con gli amici, ma
che era nata secoli prima come una giornata da vivere
in raccoglimento?
In fondo
non era trascorsa un'eternità dalla sua infanzia, ma il mondo le appariva
trasformato in modo radicale se tornava col pensiero ai Natali di allora:
Gloria non era cresciuta in una famiglia povera, eppure i suoi ricordi degli
anni '60 del ventesimo secolo le parlavano di un mondo meno opulento di quello
odierno, ma anche più incantato.
La mamma
iniziava i preparativi del pranzo natalizio con almeno tre giorni d'anticipo,
tritando insieme tutti gli ingredienti per il ripieno dei tradizionali ravioli
casalinghi che poi confezionava impastando uova e farina e tirando le lunghe
strisce di pasta con l'apposita macchinetta.
L'albero
e il presepe, invece, erano già stati allestiti dal papà, generalmente per la
festa dell'Immacolata, che per questo dava simbolicamente inizio all'attesa
natalizia.
Allora le
strade cittadine non apparivano così riccamente addobbate come oggi, e lo
scambio dei regali comprendeva oggetti utili e necessari piuttosto che
superflui, tuttavia Gloria ricordava come più spontanea e sincera la gioia sua
e dei cugini coetanei di fronte ai loro doni di quarant'anni
prima, rispetto a quella quasi scontata delle nuove generazioni, capaci perfino
di avanzare riserve sul contenuto dei pacchi appena aperti, come quando suo
nipote Matteo, l'anno precedente, non era stato capace di mascherare una certa
delusione di fronte al fatto che la felpa all'ultima moda ricevuta dalla nonna
non fosse stata “esattamente” del colore che avrebbe preferito ricevere.
Gloria
l'avrebbe strozzato volentieri, e forse anche sua cognata Marisa, la madre di
Matteo, ma entrambe avevano taciuto per non avviare un litigio proprio il
giorno di Natale, limitandosi a distrarre la nonna perché non si rendesse conto
dell'indelicatezza del nipote.
Ragazzi
del ventunesimo secolo, troppo disincantati….Esisteva ancora qualcosa al mondo
in grado di stupirli?
A lei e
ai suoi coetanei, invece, bambini cresciuti agli albori della televisione,
molto prima dell'avvento di computer e videogiochi, nei giorni dell'Avvento
capitava ancora di fermarsi a rimirare ingenuamente quei vecchi presepi
meccanici, che gli ambulanti piazzavano agli angoli delle strade per estorcere
qualche spicciolo ai passanti!
Ed era
perfino piacevole accompagnare zia Egle, una vecchia zitella molto pia, nel suo
rituale giro di tutte le chiese del circondario per sostare devotamente davanti
a ciascun presepe: mentre la donna recitava le sue preghiere, Gloria osservava
incuriosita le differenti ambientazioni, pregustando la cioccolata calda che
avrebbero bevuto al termine per merenda.
Dopotutto,
per quanto un po' bigotta, la zia Egle non era una persona severa, né con se
stessa né con gli altri, e nelle occasioni di festa non rinunciava ai piaceri
della buona tavola: non mancava mai di fare onore al gran pranzo di Natale, e
non disdegnava nemmeno un buon bicchiere di vino, prima
di partecipare con entusiasmo alla tombola che teneva occupata la famiglia per
il resto della giornata.
Già, la
tombola….Ecco un altro frammento del passato natalizio caduto nell'oblio,
ricordò improvvisamente Gloria un giorno di dicembre mentre
impacchettava con sollievo gli ultimi regali: chissà dov'era andata a finire la vecchia tombola
col tabellone colorato, le cartelle di cartoncino e i fagioli secchi per
segnare i numeri usciti?
Perché
non proporre di fare nuovamente il gioco tutti insieme il pomeriggio di Natale,
come una volta? I membri più anziani della famiglia avrebbero ritrovato con piacere
una tradizione, mentre i giovani si sarebbero adeguati, e una breve
disintossicazione dai loro abituali mondi tecnologici non sarebbe stata un gran
male, anzi!
Alla
fine, come ogni anno, a dispetto di pensieri e malumori, il giorno di Natale
non poté fare a meno di arrivare.
Il grande
abete troneggiava al suo posto, e le lucine intermittenti incorniciavano le
statuine del presepe, ben disposte in modo da nascondere le ammaccature di
quelle più vecchie, risalenti alla prima infanzia dei bambini.
I doni
erano stati scambiati, la tavola imbandita aveva accolto tutti i presenti, i
piatti carichi di cibi invitanti erano circolati da un commensale all'altro, i
calici erano stati riempiti e vuotati….
Attenta a
sorvegliare il buon andamento delle operazioni, Gloria aveva incrociato più
volte lo sguardo del marito, seduto ad una certa distanza da lei: Marco le
aveva sorriso con complicità, come per rassicurarla sul fatto che tutto stava
andando a meraviglia e non aveva motivo di preoccuparsi.
Dopo che
alcuni volontari ebbero sparecchiato la tavola, sgombrando il bel piano di
legno scuro, Gloria fece apparire a sorpresa una scatola dai colori vivaci.
“Quest'anno
ho deciso di reintrodurre la vecchia tradizione della tombola natalizia. Siete
d'accordo?”
Commenti
sorpresi e divertiti accolsero la proposta, ma dopo qualche minuto di
perplessità il gioco ebbe inizio, fra incertezze e risatine occasionali.
Contemplando
l'insieme di teste bianche, bionde e brune chine sulle cartelle numerate,
Gloria pensò che in fondo non era stato poi così
difficile ritrovare quella che ricordava come l'atmosfera natalizia passata: a
dispetto del suo pessimismo, e nonostante gl'inevitabili mutamenti del tempo,
l'incanto non si era del tutto perduto.