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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  L'incanto perduto, di Annamaria Trevale 20/12/2007
 

L'INCANTO PERDUTO

di  Annamaria Trevale

 

Diciannove regali da scegliere?

Gloria rilesse l'elenco, segnato da molte correzioni, e lo depose  sul tavolo con un gesto di sconforto, pensando che ogni anno diventava sempre più arduo completarlo senza correre il rischio di cadere in preda ad una crisi isterica.

Si cominciava confrontando le liste dei doni fatti negli ultimi due anni, per evitare di offrire di nuovo alla stessa persona un oggetto scelto di recente, poi si meditava un po', e magari si sfogliava qualche rivista femminile in cerca d'ispirazione: ma perché le proposte redazionali erano sempre così banali?

D'accordo, “un caldo plaid scozzese per una persona anziana” poteva anche funzionare, ma sua suocera non era freddolosa, e non il tipo da passare le serate davanti al caminetto con una coperta sulle ginocchia: preferiva piuttosto mettersi al volante per andare al cinema o a teatro con le amiche.

Quanto alla “borraccia termica per un'amica avventurosa”, doveva ammettere di aver già accolto il suggerimento almeno tre anni prima, e non pensava che a Silvana occorresse un'intera collezione di oggetti del genere, perciò…

Gli unici con i quali non aveva mai problemi erano i bambini, perché loro si preoccupavano sempre di preparare in anticipo un minuzioso elenco di ciò che avrebbero desiderato ricevere, fornendo con precisione tutte le indicazioni sugli ultimi modelli di giocattoli in commercio, anche i più grandicelli che avevano smesso ormai da un pezzo di credere alla bella favola di Babbo Natale: trovava solo sconfortante entrare nei negozi con un elenco infarcito di tutti quei nomi angloamericani così improbabili, che designavano strane trottole giapponesi o videogiochi complicatissimi, mentre un tempo sarebbe stato tanto semplice chiedere un pallone piuttosto che una bambola, dei pattini o una scatola di costruzioni!

Ogni anno i membri adulti della famiglia si ripetevano, con apparente convinzione, che sarebbe stato più logico abolire lo scambio dei regali, lasciandolo casomai soltanto ai bambini, eppure il 25 dicembre, quando tutti finivano per transitare da casa sua a scambiarsi gli auguri, apparivano come sempre impazienti di scartare i loro pacchettini.

Sarebbe stato divertente provare a non far trovare nulla sotto il grande albero carico di decorazioni, pensava a volte Gloria con una punta di malignità, ma non voleva rischiare di attirarsi l'odio di tutta la famiglia, e così doveva rassegnarsi a trascorrere qualche  pomeriggio in giro per negozi, per poco convinta che fosse di ciò che acquistava.

La città aveva già assunto quell'aspetto festoso che le era sempre piaciuto in passato: ghirlande di luci a trasformare le vie commerciali, e decorazioni d'ogni tipo per accennare un riferimento al Natale in tutte le vetrine, persino in quelle di negozi che avrebbero risentito assai poco della corsa agli acquisti, come potevano essere i ferramenta o i colorifici.

Troppa gente, troppe luci, troppa confusione. Troppo di tutto.

Chissà quanti erano, fra tutte quelle persone che si aggiravano con aria trafelata tra un negozio e l'altro, coloro disposti a ricordarsi il significato originario della festa per cui si stavano scalmanando così tanto?

Una festa che si era trasformata in un inno al consumismo, e in una sequela d'impegni da rispettare, fra pranzi familiari, cene di lavoro, aperitivi con gli amici, ma che era nata secoli prima come una giornata da vivere in raccoglimento?

In fondo non era trascorsa un'eternità dalla sua infanzia, ma il mondo le appariva trasformato in modo radicale se tornava col pensiero ai Natali di allora: Gloria non era cresciuta in una famiglia povera, eppure i suoi ricordi degli anni '60 del ventesimo secolo le parlavano di un mondo meno opulento di quello odierno, ma anche più incantato.

La mamma iniziava i preparativi del pranzo natalizio con almeno tre giorni d'anticipo, tritando insieme tutti gli ingredienti per il ripieno dei tradizionali ravioli casalinghi che poi confezionava impastando uova e farina e tirando le lunghe strisce di pasta con l'apposita macchinetta.

L'albero e il presepe, invece, erano già stati allestiti dal papà, generalmente per la festa dell'Immacolata, che per questo dava simbolicamente inizio all'attesa natalizia.

Allora le strade cittadine non apparivano così riccamente addobbate come oggi, e lo scambio dei regali comprendeva oggetti utili e necessari piuttosto che superflui, tuttavia Gloria ricordava come più spontanea e sincera la gioia sua e dei cugini coetanei di fronte ai loro doni di quarant'anni prima, rispetto a quella quasi scontata delle nuove generazioni, capaci perfino di avanzare riserve sul contenuto dei pacchi appena aperti, come quando suo nipote Matteo, l'anno precedente, non era stato capace di mascherare una certa delusione di fronte al fatto che la felpa all'ultima moda ricevuta dalla nonna non fosse stata “esattamente” del colore che avrebbe preferito ricevere.

Gloria l'avrebbe strozzato volentieri, e forse anche sua cognata Marisa, la madre di Matteo, ma entrambe avevano taciuto per non avviare un litigio proprio il giorno di Natale, limitandosi a distrarre la nonna perché non si rendesse conto dell'indelicatezza del nipote.

Ragazzi del ventunesimo secolo, troppo disincantati….Esisteva ancora qualcosa al mondo in grado di stupirli?

A lei e ai suoi coetanei, invece, bambini cresciuti agli albori della televisione, molto prima dell'avvento di computer e videogiochi, nei giorni dell'Avvento capitava ancora di fermarsi a rimirare ingenuamente quei vecchi presepi meccanici, che gli ambulanti piazzavano agli angoli delle strade per estorcere qualche spicciolo ai passanti!

Ed era perfino piacevole accompagnare zia Egle, una vecchia zitella molto pia, nel suo rituale giro di tutte le chiese del circondario per sostare devotamente davanti a ciascun presepe: mentre la donna recitava le sue preghiere, Gloria osservava incuriosita le differenti ambientazioni, pregustando la cioccolata calda che avrebbero bevuto al termine per merenda.

Dopotutto, per quanto un po' bigotta, la zia Egle non era una persona severa, né con se stessa né con gli altri, e nelle occasioni di festa non rinunciava ai piaceri della buona tavola: non mancava mai di fare onore al gran pranzo di Natale, e non disdegnava nemmeno un buon bicchiere di vino, prima di partecipare con entusiasmo alla tombola che teneva occupata la famiglia per il resto della giornata.

Già, la tombola….Ecco un altro frammento del passato natalizio caduto nell'oblio, ricordò improvvisamente Gloria un giorno di dicembre mentre impacchettava con sollievo gli ultimi regali: chissà  dov'era andata a finire la vecchia tombola col tabellone colorato, le cartelle di cartoncino e i fagioli secchi per segnare i numeri usciti?

Perché non proporre di fare nuovamente il gioco tutti insieme il pomeriggio di Natale, come una volta? I membri più anziani della famiglia avrebbero ritrovato con piacere una tradizione, mentre i giovani si sarebbero adeguati, e una breve disintossicazione dai loro abituali mondi tecnologici non sarebbe stata un gran male, anzi!

Alla fine, come ogni anno, a dispetto di pensieri e malumori, il giorno di Natale non poté fare a meno di arrivare.

Il grande abete troneggiava al suo posto, e le lucine intermittenti incorniciavano le statuine del presepe, ben disposte in modo da nascondere le ammaccature di quelle più vecchie, risalenti alla prima infanzia dei bambini.

I doni erano stati scambiati, la tavola imbandita aveva accolto tutti i presenti, i piatti carichi di cibi invitanti erano circolati da un commensale all'altro, i calici erano stati riempiti e vuotati….

Attenta a sorvegliare il buon andamento delle operazioni, Gloria aveva incrociato più volte lo sguardo del marito, seduto ad una certa distanza da lei: Marco le aveva sorriso con complicità, come per rassicurarla sul fatto che tutto stava andando a meraviglia e non aveva motivo di preoccuparsi.

Dopo che alcuni volontari ebbero sparecchiato la tavola, sgombrando il bel piano di legno scuro, Gloria fece apparire a sorpresa una scatola dai colori vivaci.

“Quest'anno ho deciso di reintrodurre la vecchia tradizione della tombola natalizia. Siete d'accordo?”

Commenti sorpresi e divertiti accolsero la proposta, ma dopo qualche minuto di perplessità il gioco ebbe inizio, fra incertezze e risatine occasionali.

Contemplando l'insieme di teste bianche, bionde e brune chine sulle cartelle numerate, Gloria pensò che in fondo non era stato poi così difficile ritrovare quella che ricordava come l'atmosfera natalizia passata: a dispetto del suo pessimismo, e nonostante gl'inevitabili mutamenti del tempo, l'incanto non si era del tutto perduto.

 

 

 

 

 

 

 

 
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