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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  Cristalli, di Annamaria Trevale 17/07/2008
 

                             CRISTALLI

                    di Annamaria Trevale

 

Se li ricordava da sempre, allineati in bell'ordine sui ripiani del mobile di legno scuro e massiccio che troneggiava nella stanza di soggiorno della casa dei nonni, protetti dalla polvere dalle antine di vetro che erano finemente decorate lungo i margini, ma per il resto abbastanza trasparenti per lasciarli ammirare in tutto il loro splendore.

Erano tanti, tantissimi ai suoi occhi di bambina tutti quei calici e quelle coppe di misure differenti che formavano un servizio sterminato, di cristallo purissimo, capace di emanare riflessi sfolgoranti in certi momenti della giornata in cui la luce solare arrivava a lambirli.

Eppure, nemmeno ora che era cresciuta e aveva la possibilità di prenderli in mano, cosa un tempo rigorosamente proibita, ed ammirarli in tutta la loro bellezza, poteva riandare col pensiero ad una sola occasione in cui la nonna avesse apparecchiato la tavola utilizzando almeno qualcuno di quei preziosi calici, che pure le aveva visto lavare, lucidare e spolverare periodicamente con puntigliosa attenzione.

D'accordo, la nonna era ormai anziana, non aveva più l'età per invitare ospiti, ed era consuetudine che tutte le principali ricorrenze fossero celebrate nelle case dei figli da tempo sposati, dov'erano le donne della generazione successiva ad affaccendarsi ai fornelli, ma non era un vero peccato lasciare quello splendido servizio di cristalleria così tristemente inutilizzato?

Interrogata a questo proposito, la nonna sorrideva paziente.

“Sai chi ebbe per prima questi bicchieri?”

“Sì naturalmente, me lo hai raccontato quand'ero piccola: la tua nonna materna.”

“Giusto, che sarebbe la tua trisnonna. Sono dunque molto antichi, ed è una fortuna che siano arrivati sani e salvi fino ad oggi, con tutti i traslochi, gli spostamenti delle famiglie…persino le guerre, con i bombardamenti! Riesci ad immaginare quante persone hanno bevuto da questi bicchieri?

“Tu però non li usi da decenni…”

“Ora, ma una volta non mancavano mai nelle grandi occasioni. Ricordati sempre una cosa importante: con questi calici abbiamo brindato il giorno del mio matrimonio.

Di quella cerimonia si conservavano soltanto poche immagini sciupate, come il ritratto ufficiale degli sposi vestiti a festa: tuttavia, guardando l'imponente servizio di cristallo, diventava più facile immaginare gli uomini delle generazioni precedenti, che si erano preoccupati di stappare bottiglie di buon vino o di allegro spumante per versarlo nei calici da far tintinnare nei brindisi, e non solo per le nozze dei nonni, ma per chissà quanti altri fidanzamenti, matrimoni, battesimi…

“Ma perché non possiamo usarli ancora?”

“Eh, prima o poi qualcuno lo farà, io ormai sono troppo vecchia.”

Il tempo, effettivamente, passava, perché ora lei, la prima nipote e probamente anche la prediletta, stava per sposarsi, e la nonna, per quanto avanti negli anni, avrebbe orgogliosamente presenziato alla cerimonia.

Due giorni prima del matrimonio la nonna le telefonò:

“Puoi farti trovare nella tua nuova casa, oggi pomeriggio?

Devo farti recapitare il mio regalo di nozze ed è meglio che arrivi direttamente a destinazione, senza altri passaggi.

Erano due grandi, anonimi scatoloni.

All'interno, decine di pacchetti di carta bianca accuratamente sigillati che dovevano aver richiesto un tempo infinito per la loro confezione, di cui indovinò immediatamente il contenuto, prima ancora di scartarne uno, e di stringere fra le mani che le tremavano leggermente per l'emozione, un fragile calice  dai mille riflessi iridescenti.

Il primo Natale dopo il matrimonio fu lei a invitare la nonna, i genitori e i due fratelli nella casa nuova, dove sulla tavola imbandita il servizio di bicchieri di famiglia splendeva in tutta la sua bellezza.

Mani alzarono le bottiglie e versarono i vini bianchi e rossi in armonia con le portate, mani portarono i calici alle labbra per sorseggiarne con piacere il contenuto, mani alzarono le coppe colme di spumante per i brindisi augurali.

Seduta a capotavola, la nonna sorrideva e ricordava.

 

 

 
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