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  Scritti di altri autori  »  Narrativa  »  La scelta di Leonardo Colombi 27/07/2006
 

 

 

 

 

Entrai per caso in una sorta di negozio, uno di quelli che non esistono nella nostra dimensione, uno di quelli che vendono stregonerie e cianfrusaglie alchemiche.

Mi era stata offerta una grande possibilità.

Avrei potuto scegliere il modo in cui cambiare la mia vita.

Non dovevo far altro che scegliere un dono, un potere, una capacità, una sola scelta tra le migliaia di possibili offerte.

Non saprei dire perché fui scelto proprio io: non ero né migliore né peggiore della maggior parte delle persone.

Ero uno come tutti gli altri, una persona comune, uno qualsiasi.

Per qualche strano percorso del destino ero stato scelto e ora mi ritrovavo in questa dimensione, prigioniero di un misterioso negoziante.

Stava al banco, immobile.

Era alto, tetro e scuro come la notte.

Un lungo mantello lo copriva interamente.

Sembrava etereo, privo di consistenza: un'entità di puro spirito.

Non avevano consistenza le sue membra ed il suo volto era sprofondato nella tenebra.

Ignoravo chi fosse e seppi, nel momento in cui lo vidi, che da lui non avrei ottenuto risposta alcuna ai miei dubbi e alle mie domande.

“Ti è concessa una scelta” disse con voce di tenebra, una voce cavernosa e profonda, come se provenisse da qualche buio anfratto della terra.

Era la voce del tempo.

“Sono qui racchiusi tutti i poteri del mondo, i poteri che ogni uomo desidera e sogna di possedere. A te è concessa la scelta di un dono, uno soltanto.

La tua decisione conferirà alla tua vita poteri straordinari: non sarai più lo stesso.

Scegli bene, dunque: pagherai la tua scelta con la vita.

Scegli con saggezza e poi torna da me!”

E mentre parlava mi indicò l'immensità del luogo.

Era una sorta di enorme biblioteca, straripante di scaffali e di scale. Era un luogo immenso e ovunque trovavano posto delle strane boccette di vetro.

Osservai per un istante, poi la voce parlò ancora: “Qui dentro non esiste il tempo. Scegli con cura il dono che cambierà la tua vita.

Quando la tua scelta sarà compiuta torna da me: ti conferirò il potere che desideri.

Solo allora, solo dopo aver scelto una di queste sfere, potrai abbandonare questo posto.

Non ti sono concesse altre possibilità al di fuori di una scelta, di una soltanto.

Iniziai a muovermi in quella specie di negozio delle possibilità umane.

Mentre avanzavo tra gli scaffali osservavo le sfere del potere, ognuna di forma diversa, ognuna dotata di un nome.

Avevano tutte lo stesso colore, l'azzurro infinito e immobile del mare: in questo modo nessuna appariva più invitante delle altre.

E tuttavia, non appena ne presi una per osservarla da più vicino, il suo colore iniziò a mutare: il contenuto dell'ampolla a forma di sfera prese a vorticare come fosse un liquido che danzasse.

Si formarono immagini nella mia mente, immagini di un me stesso molto ricco, vestito in abiti pregiati, all'interno di una reggia dorata.

Le mie ricchezze erano innumerevoli e il mio nome obbligava al rispetto.

Nulla sembrava essermi negato e i miei possedimenti si estendevano in tutto il Paese.

Era un'immagine di come sarebbe diventata la mia vita se avessi scelto quel dono chiamato Ricchezza.

Proseguii oltre, osservando le altre sfere.

Un'altra delle innumerevoli possibili scelte che mi erano offerte iniziò a brillare di un colore verde intenso mentre nella mia mente andavano delineandosi immagini di immortalità.

La promessa di una vita infinita, destinata a non concludersi, la possibilità di veder cambiare i popoli, di osservare il mutamento del tempo fino alla fine dei giorni, dei minuti e dei secondi. Quel dono, mi avrebbe portato infinite possibilità e una conoscenza illimitata.

Eppure lo scartai.

Un'altra sfera divenne invece calda ed emetteva un'intensa luce rossa mentre i miei occhi si perdevano nella possibilità di vivere abbandonato a me stesso, indipendente da tutti,alla ricerca del piacere.

Immagini di orge e di droghe, di eccessi e divertimento alla smodata ricerca del piacere, senza tregua e senza fine, fino all'annullamento. Una variante della precedente, insomma, una forma di immortalità votata unicamente al piacere.

La sfera che esaminai immediatamente dopo, invece, aveva un colore viola.

Mi promise una forza senza pari, una forza al di là delle capacità umane con cui imporre la mia legge ed il mio volere. Sarei stato un giustiziere implacabile devoto alla giustizia che avrebbe combattuto il male, condannando e sconfiggendo tutti i criminali. Oppure, al contrario, avrei potuto imporre la mia persona e vivere senza temere alcun pericolo: la mia forza mi poneva al di sopra di ogni etica morale.

Continuai per ore, osservando un'infinità di possibilità.

Ne trovai di tutti i tipi: una sfera, per esempio, mi avrebbe concesso la libertà di volare.

Un'altra, di colore chiaro, mi avrebbe donato la telepatia, la possibilità di leggere nel pensiero, in ogni anfratto della mente degli altri. Nessuno avrebbe più avuto segreti, nessuno mi avrebbe più mentito. I pensieri degli altri ed i miei, si sarebbero fusi fino a diventare indistinguibili.

Fu in quell'istante che decisi di proseguire oltre: scegliendo quel dono, avrei perso me stesso.      

Continuai per ore, vagando in quel luogo assurdo, osservando gli innumerevoli doni racchiusi all'interno delle sfere.

Alcune mi avrebbero permesso di divenire invisibile, altre di cambiare il mio corpo, di parlare con gli animali, di governare il tempo atmosferico…

Dopo molto tempo, tornai dall'oscuro negoziante tenendo in mano il dono che mi ero scelto.

Rimase ad osservarmi per un istante.

La sfera fluttuò dalle mia mani fino a posizionarsi davanti al suo volto o meglio, al buio infinito in cui era situato il suo volto.

“E sia, hai compiuto la tua scelta. Conferirò al tuo corpo il potere che tu hai scelto. Pagherai con la tua vita la scelta che qui hai compiuto.

Poi la sfera divenne luminosa e accecante (e per un istante appena, ebbi come l'impressione di intravedere il volto di quell'essere misterioso mentre la luce che dalla sfera scaturiva contrastava la tenebra del suo mantello) e la sua luce investì ogni cosa.

Così come ero arrivato, allo stesso modo abbandonai quel luogo.

Uscii da quel luogo colpevole di aver interferito con il destino: il mio codice genetico era stato modificato, la mia vita era stata appena cambiata, la mia storia sarebbe stata differente.

 

Forse, avrei potuto scegliere diversamente.

La mia vita, di certo, avrebbe preso un'altra direzione, per sempre condannata all'esercizio del potere che mi ero scelto.

Credo che in quel luogo non esistessero scelte giuste e scelte sbagliate: semplicemente ero dinanzi alla possibilità di cambiare vita.

E così è stato a seguito della mia scelta.

Scelsi quella sfera chiamata dono.

Nelle mie mani il potere di curare gli altri.

Nella mia voce le parole in grado di sanare i cuori.

Nel mio spirito la capacità di non restare indifferente ai problemi degli altri, lo slancio a lottare per aiutare i bisognosi, la disponibilità ad amare e a donare un sorriso a chi è solo.

Posso curare le persone, nel corpo e nell'animo.

La mia condanna è un necessario sacrificio di me stesso.

La mia ricompensa è la gioia delle genti, il sorriso di chi riconverto alla vita, la speranza che riesco ad infondere nei cuori.

Non lo so se ho scelto bene, non lo so cosa sceglierei se nuovamente mi ritrovassi in quel luogo inesistente, ma di sicuro so per certo che ora mi sento in pace con me stesso.

 

 

 
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