La natura che rinasce è colta in modo mirabile da Publio Virgilio Marone, qui nella stupenda traduzione di Salvatore
Quasimodo.
Alle selve, alle foglie dei
boschi è dolce primavera
di Publius Vergilius Maro
Alle
selve, alle foglie dei boschi è dolce primavera; a primavera
gonfia
la terra avida di semi.
Allora
il Cielo, padre onnipotente, scende
con
piogge fertili nel grembo della consorte,
immenso
si unisce all'immenso suo corpo,
accende
ogni suo germe. Gli arbusti remoti risuonano
del
canto degli uccelli, e gli armenti ricercano Venere,
e i prati rinverdíscono
alle miti aure di Zèfiro.
E i
campi si aprono; si sparge il tenero umore;
ora
al nuovo sole si affidano i germogli.
E
il tralcio della vite non teme il levarsi degli austri
né
la pioggia sospinta per l'aria dai larghi aquiloni,
ma
libera le gemme e spiega le sue foglie.
Giorni
uguali e così luminosi credo brillarono
al sorgere
del mondo; fu primavera, allora.
primavera passava per la terra. Ed Euro
trattenne il soffio gelido quando i primi
animali
bevvero la luce, e la razza degli uomini
alzò
il capo nei campi aspri, e le belve
furono
spinte nelle foreste e le stelle nel cielo.
(traduzione
di Salvatore Quasimodo)
Da Salvatore Quasimodo, il fiore delle Georgiche, Mondadori