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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  L'occhio diabolico di Dio, di Ferdinando Camon 24/01/2014
 

I massacri compiuti dai nazifascisti sono un unicum nel pur spietato corso degli eventi della storia, ma ci sono anche due fatti che a loro modo sono peggiori: il primo è la volontaria dimenticanza, il cancellare dalla memoria una tragedia, l'altro è commemorarla retoricamente e stancamente. La morte è un fatto naturale, la morte violenta per strage o comunque premeditata è invece anomala, ma ci sono delitti e delitti e quelli dei nazisti e dei repubblichini non possono essere semplicemente puniti con un processo. E forse nemmeno applicare la legge del taglione potrebbe colpire adeguatamente gli autori dei misfatti. E quindi si spera che Dio trovi la giusta punizione.

 

 

 

L'occhio diabolico di Dio

di Ferdinando Camon

 



Un'auto di grossa cilindrata arriva
in cortile, e ne esce una comitiva
 
in giacca scura e cravatta, manigoldi
venuti dalla città a rubarti dei soldi.
 
Il più distinto
picchia alla porta chiedendo permesso,
il padrone risponde avanti,
ma solo per educazione:
per istinto
li chiuderebbe nel cesso
tutti quanti.
 
È ora di mangiare.
Se qualcuno varca una soglia
altrui, è perché non ha voglia
di lavorare.
 
Dicono: «Siamo della Procura
della Repubblica»,
marito e moglie si guardano per paura
di quella carica che non conoscono.
 
«Vogliamo rendervi giustizia dei torti
che avete subìto», «Quai torti?»,
«Tutti quei morti
uccisi dai repubblichini».
Il marito si volta alla moglie:
«Porta via i bambini.

Noialtri no chiedemo giustizia»,
«Ma vostro padre non fu impiccato?»,
«E allora?», «Noi rappresentiamo lo Stato»,
«Mi no ve go zercà»,
«Siamo noi che siamo venuti qua».
 
«Me fioi
se cressù in pace fino a ieri»,
«Ma sono nipoti di eroi,
pensate a quanto ne sarebbero fieri».
 
«Mi ghe 'asso la campagna:
chi no laòra no magna».
 
«È stata la Decima Mas
a passare di qui?», «Chi lo sa?»,
«O il battaglione Tagliamento?»,
«Mi no so gnente».
 
«Insomma, volete collaborare?»,
«Gnente da fare».
 
I quattro van via, la moglie ricompare.
«Cossa volìveli?», «Savere
chi 'picà me pare»,
«Gheto ditto carcossa?», «Macché, gnente»,
«Brao! Mai parlare».
 
È così che i più grandi delitti della storia
restano sepolti nell'oblio,
da cui li tirerà fuori,
quando verrà nella gloria,
l'occhio diabolico di Dio:
e allora saran dolori.
 
La nazione pensa
che il veneto sia buono,
lavora come un mulo
ed è pronto al perdòno.
Ma il veneto se potesse
infilzerebbe l'ss
con uno spiedo dalla bocca al culo,
 
per rosolarlo sul fuoco
finché il grasso coli sui bocconi
di polenta, a renderli più buoni.
Ogni altra giustizia è troppo poco.
 
Meglio che i nazifascisti si presentino di là
col conto intatto.
Il Padreterno, appena li vedrà,
darà fuori da matto.
 

 

 

www.ferdinandocamon.it

 

 
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