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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  X Agosto, di Giovanni Pascoli 26/07/2014
 

Chi è che non la conosce, chi è che non l'ha studiata a scuola? Da quei giorni trascorsi sui banchi tanto tempo è passato, eppure ogni tanto mi sovvengono dei versi, forse i più tristi, forse i più crudi, anche perché quell'atomo opaco del Male ancora imperversa, fra violenze e conflitti, quasi un destino che incombe sugli uomini, carnefici e vittime in un dramma vissuto per millenni e che temo così continuerà.

 

 

 

X Agosto

di Giovanni Pascoli

 

 

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de' suoi rondinini.

Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono...

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
Oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!

 

Da Myricae

 

 

 
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