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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  Per Adolf Eichmann, di Primo Levi 23/10/2014
 

Adolf Eichmann fu il programmatore dello sterminio e Primo Levi invece un superstite, per quanto lui stesso vittima. In questa poesia c'è quasi un'invocazione affinché il carnefice possa arrivare a un pentimento, espiando le proprie colpe con un rimorso che in realtà non c'è mai stato.

 

 

Per Adolf Eichmann

di Primo Levi

 

Corre libero il vento per le nostre pianure
Eterno pulsa il mare vivo alle nostre spiagge.
L'uomo feconda la terra, la terra gli dà fiori e frutti:
Vive in travaglio e in gioia, spera e teme, procrea dolci figli.

… E tu sei giunto, nostro prezioso nemico,
Tu creatura deserta, uomo cerchiato di morte.
Che saprai dire ora, davanti al nostro consesso?
Giurerai per un dio? Quale dio?

Salterai nel sepolcro allegramente?
O ti dorrai come in ultimo l'uomo operoso si duole,
Cui fu la vita breve per l'arte sua troppo lunga,
Dell'opera tua trista non compiuta,
Dei tredici milioni ancora vivi?

O figlio della morte, non ti auguriamo la morte.
Possa tu vivere a lungo quanto nessuno mai visse:
Possa tu vivere insonne cinque milioni di notti,
E visitarti ogni notte la doglia di ognuno che vide
Rinserrarsi la porta che tolse la via del ritorno,
Intorno a sé farsi buio, l'aria gremirsi di morte.




 
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