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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  Grodek, di Georg Trakl 16/01/2015
 

Che la guerra sia un dramma è indubbio, ma non si tratta solo di morti, di feriti o di mutilati, perché c'è anche chi impazzisce per l'angoscia, talmente forte da provocare sovente il suicidio. È questo il caso di un poeta austriaco, Georg Trakl (Salisburgo, 3 febbraio 1887 – Cracovia, 3 novembre 1914). Addetto di sanità il contatto con le sofferenze dei feriti accentuarono la sua indole depressiva che lo accompagnava da tempo, cercando di fuggire la realtà e il suo male oscuro nell'alcool e nella droga; presente alla sanguinosa battaglia di Grodek in Galizia, durante la quale, nella sua qualità di ufficiale dovette assistere da solo e senza medicine ben 90 feriti gravi, la sua mente prese a vacillare. In preda alla più profonda prostrazione alcuni giorni dopo cercò di suicidarsi, ma venne salvato e internato nell'ospedale psichiatrico di Cracovia, dove circa un mese dopo riuscì a togliersi la vita con una overdose di cocaina.

Quella che segue è l'ultima poesia che ha scritto, in cui è evidente la discrasia fra i colori della natura e quelli della guerra, in cui più che gli orrori, le morti e le sofferenze, regna opprimente la perdita di ogni speranza nel futuro, come ben delineato negli sconvolgenti versi finali.

 

 

Grodek

di Georg Trakl

 

 

Risuonano a sera i boschi d'autunno

Di armi mortali, le dorate pianure

E i laghi azzurri, su cui più scuro

Rotola il sole; la notte abbraccia

Morenti guerrieri, il selvaggio lamento

Delle loro bocche fracassate.

Ma quiete s'adunano nel folto dei salici

Rosse nubi che abita un adirato dio,

sangue versato, frescura lunare.

Tutte le strade sfociano in nera putredine.

Sotto le stelle e i rami dorati della notte

Fluttua l'ombra della sorella per il bosco silente

A salutare gli spiriti degli eroi, le fronti sanguinanti;

E nel canneto risuonano piano i cupi flauti d'autunno.

Oh più superbo lutto! Voi bronzei altari,

La calda fiamma dello spirito nutre oggi un possente dolore,

I nipoti non nati.

 
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