Quanto
mi piace questo poeta, scomparso ancor troppo giovane: nei suoi versi
c’è passione, c’è forza, c’è
un anelito di riscatto, ma non c’è violenza, c’è
solo un infinito amore per i contadini del sud, schiavi dei padroni e
della miseria.
Ho
perduto la schiavitù contadina
di
Rocco Scotellaro
Ho
perduto la schiavitù contadina,
non
mi farò più un bicchiere contento,
ho
perduto la mia libertà.
Città
del lungo esilio
di
silenzio in un punto bianco dei boati,
devo
contare il mio tempo
con
le corse del tram,
devo
disfare i miei bagagli chiusi,
regolare
il mio pianto, il mio "sorriso.
Addio, come addio? distese
ginestre,
spalle larghe dei boschi
che rompete la faccia
azzurra del cielo,
querce e cerri affratellati nel vento,
pecore
attorno al pastore che dorme,
terra gialla e rapata
che
sei la donna che ha partorito,
e i fratelli miei e le case dove
stanno
e i sentieri dove vanno come rondini
e le donne e
mamma mia,
addio, come posso dirvi addio?
Ho perduto la mia
libertà:
nella fiera di Luglio, calda che l'aria
non
faceva passare appena le parole,
due mercanti mi hanno
comprato,
uno trasse le lire e l'altro mi visitò .
Ho
perduto la sçhiavitù contadina
dei cieli carichi,
delle querce,
della terra gialla e rapata.
La città
mi apparve la notte
dopo tutto un giorno
che il treno aveva
singhiozzato,
e non c'era la nostra luna,
e non c'era la
tavola nera della notte
e i monti s'erano persi lungo la
strada.
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