Uno stile inconfondibile, una musicalità che non finisce di
stupire, una vita smodata fin quasi alla fine, indubbiamente un artista e uomo
indimenticabili.
Le sue poesie non sono parole, ma note,
quasi brani di musica classica, in cui i versi si rincorrono con eleganza e con
forza suadente. Gabriele D'Annunzio è indubbiamente un grande poeta e
probabilmente sarebbe stato il più grande se solo avesse voluto, o potuto, dare quello spessore alle
sue liriche, che pure sono di sublime
bellezza, come quella che segue:
I pastori
di
Gabriele D'Annunzio
Settembre, andiamo. E' tempo di
migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral
cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva
lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío,
dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
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