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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  La quercia caduta, di Giovanni Pascoli 01/02/2011
 

E' indubbiamente uno dei miei poeti preferiti, autore spesso di testi di facile richiamo e usati nelle scuole elementari per abituare gli alunni all'esercizio della memoria; tuttavia occorre riconoscere che molta della sua produzione non è solo armonia, ma ha contenuti di elevato valore, in cui si riflettono pene antiche per perdite non più sanabili, come la celebre La quercia caduta.

Da rilevare l'amara ironia fra le lodi e l'utilitarismo, una metafora dell'uomo che spesso sa essere più cinico che umano.

 

 

 

La quercia caduta

di Giovanni Pascoli

 

 

Dov'era l'ombra, ora sé la quercia spande
morta, né pia coi turbini tenzona.
La gente dice: «Or vedo: era pur grande! ».
Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: «Or vedo: era pur buona! ».
Ognuno loda, ognuno taglia. A sera
ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria, un pianto... d'una capinera
che cerca il nido che non troverà.

 
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