E' indubbiamente uno dei miei poeti preferiti, autore spesso di
testi di facile richiamo e usati nelle scuole elementari per abituare gli
alunni all'esercizio della memoria; tuttavia occorre riconoscere che molta
della sua produzione non è solo armonia, ma ha contenuti di elevato valore, in
cui si riflettono pene antiche per perdite non più sanabili, come la celebre La
quercia caduta.
Da rilevare l'amara ironia fra le lodi e l'utilitarismo, una
metafora dell'uomo che spesso sa essere più cinico che umano.
La
quercia caduta
di
Giovanni Pascoli
Dov'era
l'ombra, ora sé la quercia spande
morta,
né pia coi turbini tenzona.
La gente dice: «Or vedo: era pur grande! ».
Pendono
qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: «Or vedo: era pur buona! ».
Ognuno
loda, ognuno taglia. A sera
ognuno
col suo grave fascio va.
Nell'aria,
un pianto... d'una capinera
che
cerca il nido che non troverà.
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