Walt Whitman (1819 – 1892) scrisse questa poesia nel 1865, dopo
l'assassinio di Abramo Lincoln, nei cui versi è il capitano, mentre la nave
sono gli Stati Uniti d'America e il viaggio richiama le difficoltà della guerra
di secessione.
Si tratta di una lirica che presenta uno schema metrico
convenzionale, cosa insolita per Whitman, di forte effetto grazie alle
metafore, universalmente conosciuta, costituendo un preciso filo conduttore del
noto film di Peter Weir L'attimo fuggente.
Oh Capitano! Mio
Capitano!
di Walt Whitman
(traduzione di Renzo Montagnoli)
O capitano!
Mio capitano! il nostro viaggio terribile è terminato,
La nave ha
superato ogni tempesta, l'agognato premio è vinto,
Il porto è
vicino, odo le campane, il popolo è tutto esultante,
Mentre gli
occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O le gocce di
rosso sangue sul ponte
Dove è disteso
il mio Capitano
Caduto freddo
e morto.
O capitano!
Mio capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te
la bandiera, suona per te la tromba, per te
I mazzi di
fiori, le ghirlande coi nastri, le sponde nere di folla,
Chiamano te,
le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua capitano! amato padre!
Questo braccio
sotto il tuo capo!
È solo un
sogno che sul ponte
Cadesti freddo
e morto.
Ma non
risponde il mio capitano, immobili e livide le sue
labbra,
Mio padre non
sente il mio braccio, non ha più polso né vita;
La nave è
ancorata sana e salva, il suo viaggio è finito,
Torna dal tremendo
viaggio col premio vinto la nave;
Rive esultate,
e voi campane suonate!
Io con passo
angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso
il mio capitano
Caduto freddo
e morto.