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  Scritti di altri autori  »  I maestri della poesia  »  Oh Capitano! Mio Capitano!, di Walt Whitman 28/09/2011
 

Walt Whitman (1819 – 1892) scrisse questa poesia nel 1865, dopo l'assassinio di Abramo Lincoln, nei cui versi è il capitano, mentre la nave sono gli Stati Uniti d'America e il viaggio richiama le difficoltà della guerra di secessione.

Si tratta di una lirica che presenta uno schema metrico convenzionale, cosa insolita per Whitman, di forte effetto grazie alle metafore, universalmente conosciuta, costituendo un preciso filo conduttore del noto film di Peter Weir L'attimo fuggente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh Capitano! Mio Capitano!
di Walt Whitman

 

(traduzione di Renzo Montagnoli)

 

 

 

O capitano! Mio capitano! il nostro viaggio terribile è terminato,

La nave ha superato ogni tempesta, l'agognato premio è vinto,

Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è tutto esultante,

Mentre gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello;

Ma o cuore! cuore! cuore!

O le gocce di rosso sangue sul ponte

Dove è disteso il mio Capitano

Caduto freddo e morto.

 

O capitano! Mio capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,

Svetta per te la bandiera, suona per te la tromba, per te

I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le sponde nere di folla,

Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,

Qua capitano! amato padre!

Questo braccio sotto il tuo capo!

È solo un sogno che sul ponte

Cadesti freddo e morto.

 

Ma non risponde il mio capitano, immobili e livide le sue labbra,

Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso né vita;

La nave è ancorata sana e salva, il suo viaggio è finito,

Torna dal tremendo viaggio col premio vinto la nave;

Rive esultate, e voi campane suonate!

Io con passo angosciato cammino sul ponte

Dove è disteso il mio capitano

Caduto freddo e morto.

 

 
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