Risponde Stefano
Donno dell'Ufficio Stampa della Besa Editrice
http://www.besaeditrice.it/
Le origini della vostra casa
editrice?
Besa nasce con l'attenzione rivolta a
quegli ambiti letterari che sono da sempre stati penalizzati dal grande
circuito editoriale: il travaglio dei Balcani, il
crogiolo multietnico del Mediterraneo, la solarità
transnazionale del mondo ispanico dall'Europa alle Americhe, ma anche
attenzione alle espressioni migliori della poesia e della letteratura italiane.
Pensiamo ad esempio alla collana di poesia Poet/bar a
cura di Mauro Marino, o la rivista di letteratura invisibile Tabula Rasa, che a
partire dal quarto numero si avvale della collaborazione de I Quindici –
lettori residenti al servizio di Wu Ming.
Quali sono gli elementi di originalità
del vostro progetto?
Punti di riferimento del progetto sono
la resa in lingua italiana delle produzioni culturali scaturite da questi
grandi bacini di idee, di creatività e di arte. Ma anche come detto prima, la
valorizzazione di produzioni in prosa e poesia innovative e trasversali alla cosiddette scuole consolidate.
Quale
pensate che sia il futuro dell'editoria in Italia e della vostra
casa editrice in particolare?
Difficile dirlo, tant'è che vi sono
numerose questioni legislative, come quella ad esempio sui diritti d'autore
ancora ferma al 1941. L'orizzonte del futuro per l'editoria italiana, deve
ancora essere costruito, e sinceramente c'è ancora moltissimo da lavorare. Per
conto nostro le basi sono state realizzate in maniera solida e procediamo
speditamente a costruire di volta in volta i nostri progetti.
In Italia si legge poco: di chi è la
colpa? Un po' anche delle case editrici?
In Italia si legge poco, e questa potrebbe essere una prima ipotesi
di risposta, a causa dell'azione di disturbo provocata da una serie di
operatori del settore poco qualificati, che immettono sul mercato materiale
editoriale scadente, e quindi numerosissimi titoli, aumentando la confusione e
il disorientamento dell'acquirente. Seconda ipotesi, è la possibilità di
mettere sotto accusa un sistema culturale italiano alla deriva, che è vittima
del mercato spettacolare della Tv, degli spot, dei reality,
delle fiction provocando quasi un istupidimento di massa. Terza ipotesi, la
mancanza di spazi editoriali, dove i critici possano non essere schiavi di sveltine analitiche.
Come immaginate possa essere il
vostro lettore ideale? E quali passi per avvicinare i lettori ai libri da voi
editi?
Non esiste un lettore ideale per noi, ma come pensiamo anche per le
altre case editrici, nel senso che parliamo di una categoria piuttosto
astratta, e difficilmente circoscrivibile. E' la linea editoriale di una casa
editrice che avvicina il lettore/acquirente, venendo così a determinare una
rapporto di fiducia, che lo spinge a seguire specifici progetti editoriali. E'
una questione di costruzione costante che coinvolge la casa editrice medesima,
l'autore, lo staff tutto, affinché ogni libro crei ascolto, produca senso, e
indistintamente generi soddisfazioni in chi ha scritto il libro, chi lo ha
materialmente realizzato, e chi lo acquista.
Quale dei vostri libri vi ha dato le
maggiori soddisfazioni e perché?
Per ogni nostra pubblicazione, abbiamo ricevuto grande interesse da
parte del pubblico e della critica. Fattore indispensabile per farci continuare
bene il nostro lavoro e per crescere soprattutto. Nella più immediata
contemporaneità, pensiamo ad Afra di Luisa Ruggio, Muzungu, Diario in nero di Gezim Hajdari, Operè di Stefano Di
Lauro, Ambrosia di Bernardo Maiolo,
L'Oratorio della Peste di Raffaele Gorgoni.