Risponde
Giorgio Pozzi, editore della Fernandel (http://www.fernandel.it/)
Le origini
della vostra casa editrice?
La casa editrice ha preso il via nel 1994, con la
rivista “Fernandel”, che ospitava pagine di narrativa
e di critica letteraria. Editare libri è stato il passaggio successivo ed è
stato praticamente naturale...
Quali sono
gli elementi di originalità del vostro progetto?
Sicuramente il fatto di puntare su una
narrativa molto attenta allo stile e all'intreccio, in cui la matrice
autobiografica del racconto si unisca a uno sguardo critico e attento sulla
società e sul tempo presente, lontano quindi da quella autoreferenzialità
tipicamente letteraria che irrigidisce il rapporto tra autore e lettore, che
noi preferiamo più informale, più intimo.
C'è poi anche l'importante lavoro di scouting fatto in questi anni: autori oggi ben affermati
come Paolo Nori, Gianluca Morozzi, Grazia Verasani hanno cominciato a pubblicare proprio con Fernandel.
Quale pensate che sia
il futuro dell'editoria in Italia e della vostra casa editrice in particolare?
L'Italia da questo punto di vista è un
paese anomalo: una produzione di libri pari a quella di paesi come Francia e
Germania e un numero di lettori drasticamente minore.
Per il futuro non è facile immaginare
scenari, anche perché le nuove tecnologie giocheranno sicuramente un ruolo
molto importante di cui oggi non è ancora possibile cogliere appieno la
portata: dagli ebook (alcuni nostri testi stanno per
entrare nel progetto Google Book Search) agli
audiolibri, alla facilità sempre maggiore di produzione materiale dei volumi...
Per quel che riguarda Fernandel, sicuramente continueremo sulla nostra strada di
attenzione a quei testi e a quella lingua capaci di raccontarci qualcosa su di
noi. Abbiamo recentemente lanciato una collana, “Illustorie”,
curata da Gianluca Costantini, in cui proponiamo
fumetti ed esperimenti di contaminazione tra testo letterario e immagine: i
risultati sono stati positivi ed è quindi una direzione su cui continueremo a
lavorare.
In Italia
si legge poco: di chi è la colpa? Un po' anche delle case editrici?
A caldo e, forse, superficialmente, si
potrebbe dire che è colpa della televisione, di una cultura di massa che allontana
le persone dai libri e dalla lettura... ma così è fin troppo semplice.
Sicuramente anche la scuola ha delle responsabilità in questo, se non è in
grado di far appassionare gli studenti alla scoperta del testo scritto, della
narrativa ma anche della saggistica.
In un mondo in cui si tende a
semplificare sempre tutto forse riscoprire la complessità attraverso la parola
scritta sarebbe un bel modo per rendere più ricca la vita sociale e culturale di questo Paese.
Come
immaginate possa essere il vostro lettore ideale? E quali passi per avvicinare
i lettori ai libri da voi editi?
Il lettore abituale di Fernandel è una persona curiosa, attenta, che non si
accontenta e che soprattutto è interessata a conoscere il lavoro della casa
editrice, a instaurare un rapporto di fiducia, non limitandosi solamente a
leggere i nostri libri.
Oltre che per i titoli che presentiamo,
il lettore si avvicina a noi anche per il rapporto informale e di amicizia che cerchiamo
di instaurare attraverso i libri, gli incontri con gli autori, il nostro sito,
su cui è aperto un forum in cui discutere liberamente dei libri, anche
direttamente con gli autori.
Si potrebbe parlare quasi di 'senso di appartenenza', di comunità.