L'intervista è a Gabriele Piretti, che così
parla di sé:
Sono nato
in un mattino di Settembre del 1981,
a Roma. Nella mia vita ho cambiato molte volte: fino ai
diciotto anni ho addirittura fatto il calciatore, di cui l'ultimo anno nei
professionisti. Ma il mio essere non si sentiva a proprio agio, nutrendosi di libri
e spinto da una curiosità insaziabile, con grande difficoltà riusciva a
conciliarsi con l'ambiente calcistico. Smisi di giocare e mi dedicai
all'università, Storia delle religioni, anche se in maniera molto discontinua.
Non sono ancora laureato. Nel frattempo ho incominciato ad avvicinarmi alla
scrittura, prima prevalentemente la prosa, da qualche tempo anche la poesia.
Amo la bellezza pura dei boschi e della montagna, l'opera di Tolkien e i libri in genere. La musica spesso accompagna le
mie giornate davanti al foglio bianco.. Sono a tratti
misantropo e per il resto cerco il Grande Spirito.
Perché scrivi?
Sinceramente, è un impulso
fortissimo che non mi è possibile reprimere. Diciamo che una volta che inizi è
difficile smettere, è come una droga per l'anima. Non farlo sarebbe come tacere la parte più luminosa del proprio
essere.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Bé, se pure dovesse
trasparire non me ne rendo conto, diciamo che lascio a chi legge il proposito
di trovarvi qualcosa, se questo poi accade non posso che esserne felice. Spesso
scrivo di getto e non ho una visione chiara di quello che sto facendo.
Sicuramente traspare un profondo e viscerale amore per la natura, contrapposto
al disprezzo per il mondo urbano. Mi piacerebbe che l'uomo fosse più rispettoso
nei confronti della propria Madre, la Terra.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Importantissimo! Una
persona può leggere molto e non avere la vocazione per la scrittura, ma chi
scrive non può non leggere! È un fatto fisico, sarebbe come se un atleta non si
allenasse. La lettura dischiude la mente, apporta conoscenza, apre porte e
strade e soprattutto suggerisce, scatena l'intuizione che a sua volta porta alla
genesi letteraria…
Che cosa leggi di solito?
Tutto quello che mi
incuriosisce, dalla saggistica ai romanzi. Ultimamente ho amato il collettivo Wu Ming, autore di romanzi come
'Q' e 'Manituana', anche per il lavoro che stanno
facendo da un punto di vista sociale. Ho una viscerale passione per Tolkien e la fiaba.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Durante l'adolescenza con
poverissimi risultati. Diciamo che scrivo “seriamente” con frequenza da qualche
anno, sia racconti che poesie. Mi ha molto stimolato l'incoraggiamento e il
consiglio di una persona cui tengo molto e che considero una madre spirituale,
oltre che una zia.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Pressoché nulli... o
meglio, ho provato a mandare in giro qualcosa ma la
proposta che mi è stata fatta, presupponeva un mio contributo economico, cui
non sono in grado di far fronte economicamente, ma anche, in quel caso, eticamente.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Sicuramente vorrei
scrivere un romanzo. Ne ho tra le mani uno in stato embrionale, ma per via
della tematica dubito che verrà mai pubblicato, semmai
lo finirò. Diciamo che a qualcuno potrebbe risultare leggermente blasfemo,
teologicamente parlando, niente di offensivo o sgradevole.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
No, non credo. Sono sempre
lo stesso, con i dovuti cambiamenti naturali, che prescindono lo scrivere.
Sicuramente tende a quietarmi un poco, vi è alla base un lavoro introspettivo e
quindi psicoanalitico.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Non credo di essere nella
posizione di darne... la via prosegue senza fine ed io non ho ancora i calli
sotto ai piedi…