L'intervista è a Mario Malgieri, un pensionato che solo da poco tempo si è accorto
del piacere della scrittura, ma che sta già bruciando le tappe, con le sue
poesie e, soprattutto, con i suoi racconti.
Perché scrivi?
Non certamente per ambizione di essere
pubblicato, ma nemmeno per il puro piacere di farlo.
Scrivo perchè mi piace raccontare
– e infatti oramai scrivo quasi esclusivamente
narrativa – e perchè oggi scrivere, e in particolare su internet, è l'unico
modo per farsi ascoltare. Infatti la figura del narratore orale che la sera
raccoglie la famiglia davanti al focolare e affabula
per ore e ore direi che è come minimo anacronistica, se non addirittura
destinata dai parenti al più vicino istituto di igiene mentale.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Io scrivo cose anche molto diverse
tra loro. Alcune sono solo dei divertimenti che non intendono trasmettere alcun
messaggio, se non ciò che cascuno può leggere in base
alla propria sensibilità. Invece un mio filone di racconti lunghi, ambientati
in tempi di tremendi conflitti, che sia la “grande” guerra o la seconda guerra mondiale, è decisamente pacifista in
senso ampio. Vi sono in
primo piano valori quali il rifiuto della violenza, la tolleranza e
sopratutto il rispetto per l'uomo, anche se nemico; perchè in ciascuno alberga
qualcosa che vale la pena di conoscere, perchè il male non è sempre dove
pensiamo che sia, e così è per il bene.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Ritengo
sia fondamentale. La scrittura non può essere solo l'espressione di ciò che noi
abbiamo dentro.
La
scrittura è cultura, è tecnica, è grammatica e sintassi.
E
queste cose non le si apprendono solo a scuola, anzi,
a volte la scuola ce le fa detestare.
Invece
letture ampie, che spaziano dal classico al contemporaneo, ci fanno assimilare
senza fatica tutto quanto è necessario per la scrittura. Che poi, naturalmente,
dobbiamo arricchire con la nostra immaginazione, il nostro stile, la nostra
sensibilità.
Che cosa leggi di solito?
Principalmente narrativa, ma anche
saggistica (mi interessa la storia, la scienza, l'arte figurativa). Poi ogni tanto qualche passo dei grandi
classici del passato, poemi omerici, Dante, ma anche Manzoni,
serve a non dimenticare cosa sia davvero l'arte di scrivere.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Da poco, direi due anni giusti, da quando cioè sono andato in pensione e mi sono ritrovato
con tempo libero e con la necessità di tenere in funzione il cervello.
I tuoi rapporti con l'editoria.
Scarsi, e non particolarmente
cercati. Ho dei miei racconti pubblicati su antologie di concorsi nei quali mi
sono piazzato bene oppure ho vinto dei premi, ho delle favole pubblicate in una
collana di un piccolo editore Genovese, che sarà presentata alla prossima fiera
del libro a Torino.
Non farei mai pubblicare un mio
testo, racconto o romanzo, a pagamento, e ho sempre respinto offerte in tal
senso.
Che cosa ti piacerebbe scrivere?
Un grande romanzo storico, di quelli
dove la realtà di fatti e personaggi si mescola con la fantasia, ma in una
cornice rigorosamente documentata. Odio leggere un romanzo dove compaiono
clamorosi svarioni storici, un po' come in quei filmoni
di una volta dove i legionari romani combattevano con l'orologio da polso.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Sì, ha dato un senso e un ritmo
alle mie ore di pensionato. In più, la frequentazione di siti di scrittura mi
ha fatto conoscere persone interessanti con molte delle quali ho stretto legami
di vera amicizia.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Chi sono per dare consigli in
questo campo?
Uno solo, modestissimo, derivato
dalla mia frequentazione dei siti.
Vi mettereste mai a costruire una
casa senza saper tenere in mano una cazzuola?
O a dipingere un quadro senza
saper distinguere un pennello da una scopa?
Allora prima di iniziare a
scrivere, assicuratevi di saper maneggiare almeno gli strumenti fondamentali:
ortografia, grammatica, sintassi.