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  Intervista all'autore  »  Intervista a Fabrizio Corselli 23/04/2006
 

L'intervista è a Fabrizio Corselli, poeta e saggista palermitano, autore di numerose opere che si richiamano alla cultura classica greca (ultima, in ordine di tempo, L'ultimo volo di Icaro e Il ciclo dei vinti, poema pubblicato in e-book e scaricabile gratuitamente dal sito King Lear -  http://www.kinglear.ilcannocchiale.it/)

 

 

Perché scrivi?

Onestamente non so perché. È più di una pulsione, è una necessità che non trova risposta, come quella di respirare o di sfamarsi. Un richiamo al quale l'individuo non può resistere e dal quale non deve fuggire. È come volersi sottrarre alla Morte, il proprio ciclo alla fine deve essere chiuso, poiché l'immortalità stessa diventerebbe un peso troppo forte da reggere, schiacciandoci poco a poco al suo semplice contrastarla. L'eterno si perpetua attraverso la propria creazione. In questo senso, l'uomo incarna il divino.

 

 

Alla base di tutte le tue opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?

Sì, quello della magniloquenza poetica, ossia di come la parola e nella fattispecie la poesia riesca ad elevare ogni cosa, sia anch'essa la più umile, verso la gloria eterna; la capacità di riverberare l'azione di ogni uomo o situazione nel tempo, rendendola imperitura; trasformandola in una sorta di monito e insegnamento per i posteri in modo che la dignitas umana non venga mai dimenticata.

 

 

Ritieni che leggere sia importante per poter scrivere?

Molto importante ma non fondamentale. Anche dagli altri si impara sempre qualcosa e a volte l'esperienza non è solo scritturiale ma anche dell'animo. Quando penetriamo un testo, entriamo in un mondo altro appartenente ad un individuo che ivi vi ha posto una parte del proprio cuore, un vivido nucleus spirituale che cela segreti e indicibili confessioni che aspettano solo di essere scoperte come quando una pudica donna si nasconde perché la sua ritrosa condotta venga una volta per tutte deflorata dal proprio amato (lettore, in questo caso). Per farti capire meglio,ti cito alcuni frammenti da “Concetto di Mirabilia”: «La visione e la contemplazione di un oggetto, di un evento o di una situazione, sia anch'esso solo un testo, fa nascerne la volontà di attuazione. Il creativo più non si nutre soltanto attraverso la propria autopiesi, ma gioisce dell'Altro, che insieme all'esperienza divengono le primigenie forme di meraviglia dell'individuo. Adesso, lo scrittore è completo, nel suo meravigliarsi di un altro scrittore da cui suggere i necessari elementi di trasporto per il proprio percorso ispirativo. Nel momento in cui si procede con la lettura di qualcosa, varchiamo i confini di un altro mondo, di proprietà di colui che scrive ed erige strutture e ancora edifici al pari di un architetto; esso ha le sue leggi e tali devono essere rispettate, poiché nel trasgredirle potremmo essere condannati ad una pena ben peggiore del bando», e ancora « come in un cerchio, l'elogio per un altro autore ripercorre in tutta la sua estensibilità dinamica ed eterna la circonferenza dell'essere e del divenire; codesta ciclicità del dire e dell'essere, non si configura come una noiosa ripetibilità dell'azione verbale e dell'esistere in quanto la parola è definitoria di una realtà logica ma come una futuribile visione in avanti di ciò che ingenera nell'individuo stesso il protendere verso un percorso indomito. L'Arte come la Lettura va dominata nel farne viva esperienza».

 

 

Che cosa leggi di solito?

Di solito, leggo molta Saggistica specie di Estetica ma anche libri di poesie, in particolar modo i classici greci. Mi piace anche leggere, che non siano necessariamente libri, alcuni testi sui siti di diversi scrittori che stimolano il mio interesse e la mia curiosità, per non dire il mio senso critico. Mi piace soprattutto scoprire nuovi talenti.

 

 

Quando hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere nel 2000, buttando giù qualche idea per poemi in prosa e qualche racconto, ma con scarso successo. Scrivevo a quei tempi molta saggistica. Poi nel 2001 è arrivata l'illuminazione, e spinto dalla pittrice Maria Laura Riccobono a comporre poesie, il gioco ha preso la sua forma "ultima". Ho partecipato anche al mio primo Concorso Internazionale, vincendolo, devo dire con grande gioia; non sono un amante dei Concorsi. Da quel giorno in poi ho iniziato a scrivere con gran enfasi e passione fino ad evolvermi nel tempo, raggiungendo adesso una piena stabilità stilistica. Però c'è sempre molto da imparare.

 

 

I tuoi rapporti con l'editoria.

Non molto buoni. Ho pubblicato nel 2001 il libro di poesie sui miti greci “Il Giardino di Orfeo”. Ma il prosieguo a livello di pubblicazioni (escludendo quelle per le riviste del settore) si è arrestato poiché sono stato definito antieditoriale; tutto ciò per il mio stile non molto aderente alle richieste di mercato ed etichettato come desueto. Io seguo il mio istinto. Bisogna anche aggiungere, che da questo punto di vista mi ritengo soddisfatto. Occupandomi di poesia celebrativa collaboro continuamente con diverse forme d'arte, in particolar modo con la pittura; molteplici sono infatti le pubblicazioni su cataloghi di alcuni miei componimenti in forma elogiativa (per esempio col Museo Beleyevo di Mosca), ma il corpus mechanicum per eccellenza sul quale scrivo in maniera più frequente è la pergamena; situazione questa che mi ha permesso di collaborare con il Salone Internazionale di Parigi.

 

 

Che cosa ti piacerebbe scrivere?

Questo è un mio desiderio nascosto, influenzato molto dall'amore che nutro per la Musica Classica: la stesura di un libretto musicale. Del resto, molti furono i musicisti che composero su testi poetici dando inizio alla tradizione dei Lieder. Da ciò amo molto Heinrich Heine. Sì, confermo, un libretto musicale, e s'intende per l'appunto di vederlo poi realizzato in un bel teatro. Ma, ben pensandoci, sarei incompleto e poco sincero con me stesso e con gli altri se non prendessi in considerazione l'epica, mio cavallo di battaglia, ma nei confronti di tale tipologia poetica sono già al termine del viaggio arcadico descritto nell'inedito Satyros; ho concluso anche l'opera più significativa del mio poetare che è L'ultimo volo di Icaro e il Ciclo dei Vinti. Ma avrei anche desiderio di scrivere un'opera di saggistica a quattro mani con lo studioso e critico che più stimo e cioè Emanuele Giordano.

 

 

Scrivere ha cambiato in modo radicale la tua vita?

Non l'ha cambiata, l'ha stravolta ma in positivo. La scrittura per me è tutto, ed essa ha voluto un oneroso tributo: il sacrificio di me stesso. Ho dato tutto alla poesia, incrinando profondamente il rapporto con la gente, con gli amici e con i familiari. Vengo tacciato di aprirmi poco, viene contestato l'eccessivo risparmio di sé, ma ho fatto le mie scelte. Il concedersi pienamente all'Arte è stata causa di un duro ritiro in un mondo ben lontano dalla società in cui viviamo. Per questo è lecito darmi del "non vivente" come hanno fatto diversi scrittori e critici? No, cambia soltanto il punto di vista, poiché la realtà in cui vivo viene semplicemente filtrata attraverso il velo illusorio della trasfigurazione artistica; ricordando che ciò che "reale" non è detto che sia il "vero" (dicotomica e secolare diatriba tra intellettuali). Anche trattando miti, per quanto possano avere poca relazione con l'attualità (pensiero questo nato dall'ignoranza di certuni e più che errato), le icone ivi rappresentate recano in sé il concetto universale; significa che anche se non parlo nello specifico di una data cosa ne tratto l'aspetto universale, così per esempio non parlerò di una storia d'amore ma dell'Amore stesso. Per esempio, in Shéhérazade tratto l'amore impossibile di un'odalisca costretta a soddisfare le pretese del sultano, il cui represso amore la porterà a concedersi in maniera totale e quasi fisica alle proprie fantasie erotiche. 

 

 

Qualche consiglio per chi ha intenzione di iniziare a scrivere.

Soprattutto quello di essere se stessi, specie in una società come la nostra sempre più proiettata verso la perdita della propria identità. Ascoltare la propria anima nel momento in cui si procede alla stesura del testo e diventare un tutt'uno con esso. Mai mentire alla propria Musa, poiché lei osserva e poco a poco si consuma nel veder il proprio protetto gettarsi nel vuoto come tanti altri sprovveduti che hanno visto nella fioca e illusoria luce dell'editoria il successo. Lo scrittore ricerca la gloria dello spirito innalzandosi al Sublime e all'ineffabile attraverso la propria lancia creativa (la penna) e il proprio scudo (l'integrità artistica)… un'eterna lotta dell'essere che si riscatta dalla propria limitatezza umana con quell'alito di infinita tensione che promana dalla creatura testuale e che in essa vive per sempre.

 

 

 

 

 

 

 
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