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  Intervista all'autore  »  Intervista a Armando Salvatore Santoro 29/04/2006
 

L'intervista è a Armando Salvatore Santoro, classe 1938, pensionato, da sempre amante della poesia, con liriche dallo stile inconfondibilmente sobrio, ma efficace; è l'organizzatore del Premio Letterario Europeo di Poesia e Narrativa Città di Montieri.

 

 

Perché scrivi?

Scrivere per me è un modo per comunicare e socializzare emozioni e sentimenti.

E' anche un rifugio nell'irreale che mi aiuta a scaricare tensioni, quasi una sorta di liberazione dalle angosce che mi permette di ritrovare la serenità interiore perduta.

Scrivere rappresenta anche un sistema per testimoniare un impegno o un'idea che riesco a descrivere meglio in versi illustrandola con il linguaggio della poesia.

 

 

Alla base di tutte le tue opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?

Sicuramente sì e non potrebbe essere altrimenti visto il mio passato impegno sociale. Tutte le mie opere sono pervase dalla necessità di lanciare messaggi: messaggi contro le miserie del mondo, contro i soprusi dei potenti, contro le guerre, contro le sofferenze degli uomini e degli animali, contro il conformismo opprimente e contro l'egoismo imperante, contro la nostra indifferenza verso coloro che soffrono e hanno bisogno di aiuto.

Non manca una profonda autocritica per quanto potremmo fare di più e non facciamo per dare una mano al nostro prossimo. Una parola che usiamo in più occasioni ed in modo spropositato ma senza essere poi coerenti fino in fondo.

Insomma una denuncia delle nostre debolezze e dei nostri egoismi lenti a morire.

 

 

Ritieni che leggere sia importante per poter scrivere?

Beh, io appartengo alla generazione che ha letto tanto e di tutto. Questo mi ha permesso di scrivere con scioltezza e ritengo anche bene. Mi ha consentito di diventare un acuto osservatore, capace di fare analisi e trarre conclusioni. Forse un po' prolisso! Ho necessità di scrivere tanto per cercare di spiegare e farmi capire meglio.

E l'aver letto tanto da bambino e da adolescente (quando la televisione non c'era e si ascoltava solo la radio) mi ha caricato di fantasia e mi ha permesso di poter affrontare e superare anche situazioni difficili nella mia passata attività sindacale quando la parola ed il ragionamento erano necessari per non essere sopraffatti.

 

 

Che cosa leggi di solito?

Chiaramente non romanzi, non mi attirano. Sicuramente saggi ed opere che hanno un riferimento ai fatti reali. A un romanzo, preferisco un libro di storia, o un'analisi politica legata alla realtà della vita di ogni giorno. Avvincenti sono per me i libri scritti da Tiziano Terzani, che ritengo uno dei miei autori preferiti per la lucidità delle analisi effettuate e delle sue denuncie contro l'inutilità della guerra, per le lucide descrizioni delle condizioni sociali ed economiche di altri popoli, da noi tanto distanti, anche culturalmente e socialmente, ed oggi così vicini con le loro contraddizioni ed i loro bisogni insoddisfatti e con la loro voglia di emergere. 

 

 

Quando hai iniziato a scrivere?

Molto, molto presto. Scrivere per me è stato un dono. Sono stato sempre bravo in italiano. Al Liceo il mio professore di lettere mi chiamava “il poeta”. Avevo confezionato un centinaio di poesie ed addirittura mi ero cimentato in una traduzione personale di alcune elegie di Virgilio dal latino in italiano. Da qualche parte dovrò avere ancora questo quaderno.

Il latino è stata per me una risorsa: mi ha permesso di scrivere correttamente. Spesso mi accorgo di sbagliare perché sono abituato a scrivere di getto e mi arrabbio quando mi accorgo di commettere certi errori. A furia di leggere gli strafalcioni di certi giornalisti, o di ascoltare certi commenti televisivi, ti lasci plagiare e rischi di perdere la tua originalità ed il tuo stile. Mi salva il fatto che rileggo più volte quello che scrivo e mi accorgo quasi subito se un periodo o una frase non è corretta. Sicuramente aver tolto il latino dall'insegnamento obbligatorio dalla scuola media, come un tempo, è stato un gravissimo errore. Chi ha studiato latino è avvantaggiato moltissimo anche nello scrivere in italiano.

La mia attività, poi, mi ha portato a scrivere articoli per giornali, relazioni, controdeduzioni, ecc… e questo ha rafforzato il mio senso critico e la mia capacità di comunicare.

 

 

I tuoi rapporti con l'editoria.

Zero. Pubblico solo su internet e su siti amici. Ritengo che internet sia la miglior casa editrice del pianeta…e non costa nulla.

 

 

Che cosa ti piacerebbe scrivere?

Quello che abitualmente scrivo: ovvero di tutto! In quest'ultimo periodo collaboro con un giornale presente sul mio territorio. Nessun impegno fisso, logicamente (sono molto geloso della mia libertà): ogni tanto invio qualche pezzo su avvenimenti locali, soprattutto se hanno dei contenuti culturali. Ma non ricevo compensi. Insomma, sono un “bischero” come dicono da queste parti.

 

 

Scrivere ha cambiato in modo radicale la tua vita?

Avere una padronanza nello scrivere ti pone in una condizione di superiorità rispetto a molti. Chi sa scrivere é come se possedesse un'arma. Sai come difenderti. D'altronde non c'è un vecchio motto che dice che “uccide di più la penna che non la spada”?

 

 

 

Qualche consiglio per chi ha intenzione di iniziare a scrivere.

Lasciarsi trasportare dalla passione e dalla fantasia. Scrivere tutto quello che passa per la mente e metterlo da parte. Poi a distanza di tempo tornarci sopra e rileggere quello che si è scritto. Correggere o aggiungere qualcosa di nuovo e poi rimettere il tutto nuovamente a riposare.

Verrà giorno che quegli appunti potranno diventare molto importanti e potranno essere argomento per sviluppare  delle storie più serie.

 

 

 

 

 

 

 

 
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