L'intervista è a Giovanni Racalbuto, autore di racconti, tutti scritti con uno stile
del tutto personale e particolarmente gradevole.
Perché scrivi?
Penso
che alla base ci sia l'innovazione tecnica del computer. Senza la videoscrittura
avrei fatto solo fogliacci pieni di sgorbi e
correzioni.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
No,
non mi considero un “moralista”, ma, al contrario, un “relativista”.
Il messaggio, se c'è, è per ridicolizzare i vari “messaggi”(di destra e di
sinistra) che ci colpiscono tutti i giorni.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Più
che leggere ritengo sia necessario “aver letto”.
Che cosa leggi di solito?
Quotidiani
(più di uno). Più raramente narrativa di contemporanei tutt'ora
attivi nella narrativa.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Nel
partecipare, con più di un'opera (racconti brevissimi) a una selezione operata
dal Corriere della Sera assieme al corso di scrittura “Scrivere”. Il mio
racconto, dal titolo (guarda caso) la
Ciospa fu selezionato e pubblicato
sul Corriere della Sera del 7 Giugno 1998.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Oltre
all'esperienza di cui sopra, mi sono state pubblicati diversi racconti sulle riviste Prospektiva e Incontri. Ovviamente si tratta di rapporti
non professionali.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Qualcosa
che venisse pubblicato, senza dover cambiare modo di
scrivere.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
No
assolutamente, ha solo riempito qualche spazio vuoto.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Inizi
e… buon proseguimento.