L'intervista è a Marco Mushroom, romano, giovanissimo, autore già di un romanzo
(“I fanatici del rancore” – Midgard Editrice)
Perché scrivi?
Perché mi piace; per dar consistenza ai personaggi
che nascono, vivono e muoiono nella mia mente. È un modo per dire a me stesso,
magari durante la lettura di un libro, che anche io posso dire la mia. Ma è
anche una maniera per viaggiare e partecipare, seppur in terza persona, alle
vicende dei protagonisti.
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Fondamentalmente le idee che converto in racconti o romanzi vengono concepite innanzitutto come storie. Il fulcro si
invita da solo, si infiltra autonomamente tra le pagine del testo. Spesso si
tratta di rivalse sul male provocato dagli antagonisti, altre volte di amare
riflessioni dei personaggi.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
La lettura, secondo me, sta alla base della
scrittura. Per scrivere non bisogna soltanto possedere una buona padronanza
della lingua; occorre anche uno stile, e questo si acquista e si perfeziona
leggendo, apprendendo dagli altri autori, collazionando le loro varie forme di
scrittura. Confesso che io, personalmente, se non scrivessi non leggerei
neanche.
Che cosa leggi di solito?
Prediligo
il genere gotico, il noir e l'horror. Ma apprezzo molto anche i romanzi storici
con un pizzico di avventura. Gli autori che preferisco sono H.P.Lovecraft,
Edgar Allan Poe, J.S. Le Fanu e Neil Gaiman.
Quando hai iniziato a
scrivere?
Non ricordo. Ma posso dire di aver
incominciato a scrivere in modo costante ed assiduo a sedici anni, nell'estate di
tre anni fa. A quell'età ho incominciato ad avere uno
stretto rapporto con la scrittura, ma più di ogni altra cosa con i miei
personaggi: una volta creati trascorro molto tempo a pensarli, a ritrarli
copiando i quadri dei pittori che preferisco, ad abbinare ad essi
canzoni in relazione al loro carattere, al loro aspetto fisico ed alle loro
vicende.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Sono alla mia prima
esperienza editoriale: ho pubblicato un romanzo con Midgard
Editrice e mi sono trovato bene. L'approccio fra autore e casa editrice è stato
meno freddo del previsto, anzi. Ma dubito che sia ovunque così.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Mentre scrivo un romanzo ne ho sempre in
mente un altro o più. Mi piacerebbe continuare a scrivere le mie storie con la
speranza che l'estro creativo non si esaurisca troppo presto se non mai.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
No. La mia vita è rimasta la stessa e sono contento così. Per me
la scrittura è un gioco, ma allo stesso tempo qualcosa di più, che trascende
l'attività del semplice passatempo.
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Consiglio di credere nei propri scritti fino
alla fine, di esser in grado di leggere e rileggere i propri elaborati e di
saperli ricorreggere anche se questo spesso si rivela un gran tedio. Per me uno
scritto è come una lastra di pietra: dapprima, quando la si
ricava dalla roccia, è scabra, ma è levigandola continuamente, quindi
“leggendola e correggendola”, che diverrà liscia e perfetta.
Dico pure di non lasciarsi influenzare dagli
altri autori, anche quelli che più si amano, ma di trovare in modo spontaneo e
non forzato un proprio ed esclusivo stile, che sappia
risaltare all'attenzione dei lettori in modo tale da accattivarseli.
Ma soprattutto di diffondere un po' ovunque
la propria voce proponendo i propri scritti a riviste e siti letterari e
partecipando a concorsi.
Soprattutto però consiglio di non essere
troppo ambiziosi, poiché già la semplice pubblicazione online è un buon punto di
partenza.
Un'ultima cosa che consiglio è di provare a
scrivere ascoltando della musica; musiche che in qualche modo riflettano lo
stato d'animo dei personaggi e l'atmosfera della vicenda che si sta narrando in
quel momento.