L'intervista è a Paolo Rodriguez, classe 1943, riminese
di nascita e di residenza, autore della silloge “Col cappello da poeta”, già
oggetto di mia recensione, alla quale, per brevità e completezza, rimando il
lettore per descrivere la poetica dell'autore (http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=585)
Perché scrivi?
Per
uscire dal sogno del silenzio e combattere i mulini a vento della realtà.
Alla base di tutte le tue opere
c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
No,
assolutamente. La poesia è IL messaggio, non UN messaggio.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Certamente:
si può dipingere senza entrare mai in un negozio di colori?
Che cosa leggi di solito?
Narrativa
(di qualsiasi genere, per relax, e poesia per studiare).
Quando hai iniziato a
scrivere?
Battutaccia:
da quando ho smesso di fare le aste (ai miei tempi le elementari cominciavano
così…). Seriamente: da bambino mi piaceva già scrivere racconti (western…) poi alle Superiori, ancora qualche racconto. Dopo il diploma
(ragioniere!) mi sono imbattuto in un manifesto di un premio di poesia per
giovani, e ho provato più che altro per curiosità: dai risultati ho visto che
mi piaceva proprio, e anche che funzionava abbastanza. Poi c'è stato il lavoro,
la Pirelli,
la banca, e ho lasciato perdere, tranne qualche estemporanea prova. Poi la
pensione, i laboratori di scrittura narrativa e poetica, ed è nato il grande
amore.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Nel
senso di esperienze? Nel 2001 con gli arretrati della pensione ho stampato a
mie spese un quadernetto di poesie con l'editore Per Bellezza di Roma,
distribuito gratis ad amici e parenti, quindi esaurito.
Nel 2005 “Col cappello da poeta” con la Midgard
Editrice di Perugina, che raccoglie gran parte del mio lavoro
di questi ultimi quattro anni. Devo dire che il primo, di cui ho potuto
scegliere grafica, impaginazione, carta, copertina ecc. mi ha dato un senso più
compiuto del “pubblicare”.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Un
romanzo. Ci sto provando da quarant'anni, ne ho
cominciati a decine, ma dopo poche righe i protagonisti fanno i comodi loro e
il progetto iniziale va a farsi benedire. A dire la verità sono anche troppo
pigro. E a dire la verità per intero non ci so fare, ho letto troppo per non
sapere come è fatto un bel romanzo e che ci vuole una stoffa che non ho. Mi
consolo (e molto!) con la poesia, che però a un “bacino di utenza” molto
ridotto, ormai sta diventando un gergo tra specialisti.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Mi
sta dando una bella mano a convivere con la vecchiaia e i suoi troppi
inconvenienti, ma non credo di essere cambiato radicalmente (per ora: magari
quando vincerò il Nobel per la letteratura, chissà).
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Leggere.
Confrontarsi con tutti. Capire che tutti abbiamo qualcosa da imparare da tutti.
Ma soprattutto non dare retta ai consigli dei Grandi Maestri o delle mezze figure
(come me), perché ognuno di noi si deve fare il suo sentierino
da solo e capire dove può arrivare, e come.