L'intervista è ad Alessandro Ramberti, nato nel 1960 a Santarcangelo
di Romagna; laureato in lingue orientali a Venezia si dedica da tempo alla
poesia, con risultati lusinghieri, come testimoniano i numerosi premi vinti in
concorsi e le diverse pubblicazioni di sillogi. Si occupa di editoria e in tale
veste è il dominus
della Fara Editore di Rimini.
Perché scrivi?
È
un'esigenza di comunicare una parte di me (anche a me stesso).
Alla base di tutte le tue
opere c'è un messaggio che intendi rivolgere agli altri?
Credo
di sì, in sintesi è che il nostro stare al mondo non è privo di senso, che la
condivisione e la solidarietà sono valori da tenere presenti, che l'uomo è un
pellegrino e grazie al suo corpo può (a volte con grande fatica e molti errori)
far crescere al sua anima.
Ritieni che leggere sia
importante per poter scrivere?
Assolutamente
sì, più si leggono buoni autori e meglio è.
Che cosa leggi di solito?
Per
lavoro molti manoscritti sia di narrativa che di poesia. A volte saggi vari.
Amo autori come Thomas Merton,
i classici della spiritualità, ma anche romanzi di viaggio e poesia classica e
contemporanea.
Quando hai iniziato a
scrivere?
In
maniera abbastanza organica dopo l'università.
I tuoi rapporti con
l'editoria.
Sono
un editore indipendente e vedo le cose da una prospettiva diversa da quella che
solitamente hanno gli autori: la sopravvivenza è difficile ma
si possono creare delle reti di valore e alimentare delle piccole nicchie di
amanti del libro.
Che cosa ti piacerebbe
scrivere?
Ultimamente
scrivo quasi esclusivamente versi e ho in corso di stesura un poemetto sulla
Passione secondo Giovanni.
Scrivere ha cambiato in
modo radicale la tua vita?
Ex
post è difficile dirlo, diciamo che è un modo di esprimermi che mi è a volte
indispensabile (non sono uno scrittore compulsivo,
anzi ho lunghi periodi di stasi).
Qualche consiglio per chi
ha intenzione di iniziare a scrivere.
Leggere,
confrontarsi con altri autori e non considerarsi il centro dell'universo.