Intervista
a Gordiano Lupi, autore di Cattive storie
di provincia, edito da A.Car.
Il tuo primo libro di
narrativa, Lettere da lontano, uscito
undici anni fa, era una raccolta di racconti che forniva un'immagine di una
provincia sorniona e pacifica. Ora, invece, con Cattive storie di provincia hai capovolto questa immagine e
l'ambiente ristretto, diciamo una piccola realtà, appare perfino crudele. E'
proprio così, cioè la provincia italiana, nel tuo caso quella
Toscana, non è per niente l'isola felice che tutti ci illudiamo che sia?
No, non lo è per niente. La maggior parte dei delitti vengono
commessi in provincia, soprattutto gli omicidi in famiglia, le esplosioni di
violenza apparentemente incomprensibili… Il racconto che più amo della
raccolta, narra in forma romanzata (ma non troppo) una storia vera accaduta a
Piombino una decina di anni fa, proprio mentre usciva Lettere da Lontano. Si
tratta della storia di Simone Cantaridi, che sta scontando una lunga pena per
un delitto atroce frutto della sua fragilità interiore. Simone è l'unico mass murderer piombinese, stermina la famiglia in una crisi di
follia e tenta di togliersi la vita, ma la polizia non si rende subito conto
della realtà... A parte questo racconto di violenza quotidiana, voglio citare
anche Il palazzo - datato 2000 e pubblicato anche in passato - che cerca di
condensare in un condominio vizi e difetti di personaggi provinciali.
E' un'impressione, o la
provincia è cambiata? Mi spiego meglio: il grande cantore della piccola realtà
è Piero Chiara. Nei suoi romanzi ci descrive vizi e virtù di una comunità
ristretta, dove tuttavia non ci sono esplosioni di violenza come accadono oggi
(basti pensare ai delitti di Cogne e di Garlasco).
Dobbiamo quindi ipotizzare che in un arco di tempo non così lungo il male
oscuro dei grandi agglomerati urbani si è allargato ai paesi? E secondo te, per
quale motivo ciò è avvenuto?
Credo che la provincia sia molto cambiata. Nel Novecento ci sono
stati grandi scrittori che hanno raccontato la provincia. Non solo Chiara, ma anche Soldati, Arpino,
Cassola, Pavese... tutti scrittori importanti ai quali non mi voglio neppure
paragonare. I miei racconti presentano pochi addentellati realistici, poi mi
lascio prendere la mano dal gusto per l'horror e per il fantastico (vedi La chiesa maledetta, ma anche Per sempre insieme e La villa
dei lamenti), contaminando suggestioni che derivano dalla lettura di Calvino
con il minimalismo dei narratori di provincia. Scrivere storie di provincia
oggi, però, vuol dire fare i conti con una società più violenta e meno
solidale. L'Italia è cambiata, la provincia toscana non è più quella che
raccontavano Aldo Zelli e Carlo Cassola. Adesso ci
sono i serial killer e le atrocità familiari che accompagnano il quotidiano,
non solo gelosie, mariti cornuti e donne contese...
Indubbiamente, partendo
da fatti realmente accaduti, è scaturito in te il gusto per elaborare racconti
dove la fantasia ha una certa prevalenza, ma resta il fatto che lo spunto è
qualche cosa invece di concreto e questo serve a sfumare l'orrore di certe
situazioni. Non penso invece sia così per la vicenda di Simone Cantaridi, che
tu prima hai nominato. Possiamo considerarlo un caso isolato di follia, ma mi
chiedo quanti ce ne sono stati e ce ne saranno in tutta l'Italia. Questo mi fa
tornare alla domanda precedente: secondo te, come mai la provincia è stata
travolta da questo male oscuro proprio della vita frenetica e grigia delle
città?
In provincia si vive di riflesso la vita che scorre in città, i
ritmi sono più lenti, ma le frustrazioni maggiori e gli insuccessi pesano di
più. Questo è sempre stato vero. Ricordi I vitelloni e l'alter ego di Fellini
che abbandona la monotonia della provincia per la fuga verso la città? Ecco, a
mio parere, oggi che il successo è molto più importante di un tempo, che il
desiderio di affermazione personale spinge a fare di tutto, vivere in provincia
può fungere da detonatore per maggiori frustrazioni e insoddisfazioni. La
vicenda di Simone Cantaridi è esemplare. Certo, alla base di determinati
eccessi di violenza c'è sempre un tragico vissuto infantile.
A quale racconto di
questa raccolta sei più legato e perché?
Difficile dirlo. Non sono racconti scritti nello stesso periodo, ma
sono storie raccolte dal 1999 al 2009. Il racconto più vecchio è Notte di
sangue, che uscì come corto per Effedue nel 1999, ma
in una versione completamente diversa, più involuta. Il palazzo è il racconto
più complesso, uscito
su rivista e in antologie un sacco di volte. Ecco, forse è Il palazzo il
racconto al quale sono più legato, non fosse altro perché vinse il Premio Città
di Pescara nel 2003 e mi fece mettere in tasca ben 1500 euro. Venne votato da
una giuria di studenti liceali... La scala dei ricordi, invece, dicono che sia
il mio più bel racconto fantastico ed è stato scelto per molte antologie. Mi
piace vedere riuniti insieme, come per un gioco del destino, diversi racconti
che attraversano dieci anni della mia vita.
Questa volta non il
racconto, ma quale è la vicenda che ti ha ispirato e che ti è stato più
difficile scrivere per le caratteristiche della stessa?
La vicenda di Simone Cantaridi, che una prima volta avevo scritto
in forma saggistica per un libro sui delitti in famiglia rimasto inedito. Ho letto gli atti penali
di quella incredibile tragica e soprattutto ho studiato la vita di Simone, un
ragazzo per il quale nutro una grande compassione cristiana. Mi ha fatto male
scrivere quel racconto, ma sentivo che era una necessità interiore. Oltre ogni
limite, invece, è il racconto più estremo della
raccolta, ma mi è più indifferente, perché è un fatto vero che ho seguito
attraverso la cronaca, ambientandolo solo fittiziamente
a Piombino.
Stai scrivendo qualche
cosa? Ci sono programmi letterari a breve scadenza?
Pure troppi. A maggio esce il libro di Yoani
Sanchez per Rizzoli, da me curato e tradotto (Cuba libre - scrivere e vivere
oggi all'Avana). Credo che nello stesso periodo uscirà Il giustiziere del Malecon per Eumeswill. A breve
esce il mio saggio su Fellini per Mediane. A settembre esce Una terribile
eredità per Perdisia (collana diretta da Luigi
Bernardi). Nel frattempo sto scrivendo un saggio su Tinto Brass per Profondo
Rosso, casa editrice che dovrebbe pubblicare un mio lavoro su Luigi Cozzi e
altre cose sulla commedia sexy italiana. Se solo scrivessi a tempo pieno chissà
cosa potrei fare... sono un Joe D'Amato della
scrittura!
Grazie, Gordiano, per la
pazienza e auguri per queste Cattive
storie di provincia.
Cattive storie di
provincia
di Gordiano Lupi
Introduzione dell'autore
in forma di racconto
Studio di copertina di Sasha Naspini
Edizioni A.Car.
srl
www.edizioniacar.net
info@edizioniacar.net
Collana Brividi & Emozioni
Narrativa racconti
Pagg. 175
ISBN: 9788889079799
Prezzo: € 15,00