Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Libri e interviste  »  L'intervista di Renzo Montagnoli a Gordiano Lupi, autore di “Cattive storie di provincia”, edito da A.Car. 27/03/2009
 

Intervista a Gordiano Lupi, autore di Cattive storie di provincia, edito da A.Car.

 

 

Il tuo primo libro di narrativa, Lettere da lontano, uscito undici anni fa, era una raccolta di racconti che forniva un'immagine di una provincia sorniona e pacifica. Ora, invece, con Cattive storie di provincia hai capovolto questa immagine e l'ambiente ristretto, diciamo una piccola realtà, appare perfino crudele. E' proprio così, cioè la provincia italiana, nel tuo caso quella Toscana, non è per niente l'isola felice che tutti ci illudiamo che sia?

 

No, non lo è per niente. La maggior parte dei delitti vengono commessi in provincia, soprattutto gli omicidi in famiglia, le esplosioni di violenza apparentemente incomprensibili… Il racconto che più amo della raccolta, narra in forma romanzata (ma non troppo) una storia vera accaduta a Piombino una decina di anni fa, proprio mentre usciva Lettere da Lontano. Si tratta della storia di Simone Cantaridi, che sta scontando una lunga pena per un delitto atroce frutto della sua fragilità interiore. Simone è l'unico mass murderer piombinese, stermina la famiglia in una crisi di follia e tenta di togliersi la vita, ma la polizia non si rende subito conto della realtà... A parte questo racconto di violenza quotidiana, voglio citare anche Il palazzo - datato 2000 e pubblicato anche in passato - che cerca di condensare in un condominio vizi e difetti di personaggi provinciali.

 

 

E' un'impressione, o la provincia è cambiata? Mi spiego meglio: il grande cantore della piccola realtà è Piero Chiara. Nei suoi romanzi ci descrive vizi e virtù di una comunità ristretta, dove tuttavia non ci sono esplosioni di violenza come accadono oggi (basti pensare ai delitti di Cogne e di Garlasco). Dobbiamo quindi ipotizzare che in un arco di tempo non così lungo il male oscuro dei grandi agglomerati urbani si è allargato ai paesi? E secondo te, per quale motivo ciò è avvenuto? 

 

Credo che la provincia sia molto cambiata. Nel Novecento ci sono stati grandi scrittori che hanno raccontato la provincia. Non solo Chiara, ma anche Soldati, Arpino, Cassola, Pavese... tutti scrittori importanti ai quali non mi voglio neppure paragonare. I miei racconti presentano pochi addentellati realistici, poi mi lascio prendere la mano dal gusto per l'horror e per il fantastico (vedi La chiesa maledetta, ma anche Per sempre insieme e La villa dei lamenti), contaminando suggestioni che derivano dalla lettura di Calvino con il minimalismo dei narratori di provincia. Scrivere storie di provincia oggi, però, vuol dire fare i conti con una società più violenta e meno solidale. L'Italia è cambiata, la provincia toscana non è più quella che raccontavano Aldo Zelli e Carlo Cassola. Adesso ci sono i serial killer e le atrocità familiari che accompagnano il quotidiano, non solo gelosie, mariti cornuti e donne contese...

 

 

Indubbiamente, partendo da fatti realmente accaduti, è scaturito in te il gusto per elaborare racconti dove la fantasia ha una certa prevalenza, ma resta il fatto che lo spunto è qualche cosa invece di concreto e questo serve a sfumare l'orrore di certe situazioni. Non penso invece sia così per la vicenda di Simone Cantaridi, che tu prima hai nominato. Possiamo considerarlo un caso isolato di follia, ma mi chiedo quanti ce ne sono stati e ce ne saranno in tutta l'Italia. Questo mi fa tornare alla domanda precedente: secondo te, come mai la provincia è stata travolta da questo male oscuro proprio della vita frenetica e grigia delle città?

 

In provincia si vive di riflesso la vita che scorre in città, i ritmi sono più lenti, ma le frustrazioni maggiori e gli insuccessi pesano di più. Questo è sempre stato vero. Ricordi I vitelloni e l'alter ego di Fellini che abbandona la monotonia della provincia per la fuga verso la città? Ecco, a mio parere, oggi che il successo è molto più importante di un tempo, che il desiderio di affermazione personale spinge a fare di tutto, vivere in provincia può fungere da detonatore per maggiori frustrazioni e insoddisfazioni. La vicenda di Simone Cantaridi è esemplare. Certo, alla base di determinati eccessi di violenza c'è sempre un tragico vissuto infantile.

 

 

A quale racconto di questa raccolta sei più legato e perché?

 

Difficile dirlo. Non sono racconti scritti nello stesso periodo, ma sono storie raccolte dal 1999 al 2009. Il racconto più vecchio è Notte di sangue, che uscì come corto per Effedue nel 1999, ma in una versione completamente diversa, più involuta. Il palazzo è il racconto più complesso,  uscito su rivista e in antologie un sacco di volte. Ecco, forse è Il palazzo il racconto al quale sono più legato, non fosse altro perché vinse il Premio Città di Pescara nel 2003 e mi fece mettere in tasca ben 1500 euro. Venne votato da una giuria di studenti liceali... La scala dei ricordi, invece, dicono che sia il mio più bel racconto fantastico ed è stato scelto per molte antologie. Mi piace vedere riuniti insieme, come per un gioco del destino, diversi racconti che attraversano dieci anni della mia vita.

 

 

Questa volta non il racconto, ma quale è la vicenda che ti ha ispirato e che ti è stato più difficile scrivere per le caratteristiche della stessa?

 

La vicenda di Simone Cantaridi, che una prima volta avevo scritto in forma saggistica per un libro sui delitti in famiglia rimasto inedito.  Ho letto gli atti penali di quella incredibile tragica e soprattutto ho studiato la vita di Simone, un ragazzo per il quale nutro una grande compassione cristiana. Mi ha fatto male scrivere quel racconto, ma sentivo che era una necessità interiore. Oltre ogni limite, invece, è il racconto più estremo della raccolta, ma mi è più indifferente, perché è un fatto vero che ho seguito attraverso la cronaca, ambientandolo solo fittiziamente a Piombino.

 

 

Stai scrivendo qualche cosa? Ci sono programmi letterari a breve scadenza?

 

Pure troppi. A maggio esce il libro di Yoani Sanchez per Rizzoli, da me curato e tradotto (Cuba libre - scrivere e vivere oggi all'Avana). Credo che nello stesso periodo uscirà Il giustiziere del Malecon per Eumeswill. A breve esce il mio saggio su Fellini per Mediane. A settembre esce Una terribile eredità per Perdisia (collana diretta da Luigi Bernardi). Nel frattempo sto scrivendo un saggio su Tinto Brass per Profondo Rosso, casa editrice che dovrebbe pubblicare un mio lavoro su Luigi Cozzi e altre cose sulla commedia sexy italiana. Se solo scrivessi a tempo pieno chissà cosa potrei fare... sono un Joe D'Amato della scrittura!

 

 

Grazie, Gordiano, per la pazienza e auguri per queste Cattive storie di provincia.

 

Cattive storie di provincia

di Gordiano Lupi

Introduzione dell'autore

in forma di racconto

Studio di copertina di Sasha Naspini

Edizioni A.Car. srl

www.edizioniacar.net

info@edizioniacar.net

Collana Brividi  & Emozioni

Narrativa racconti

Pagg.  175

ISBN: 9788889079799

Prezzo: € 15,00

 

 

 

 

 

 

 

 

 
©2006 ArteInsieme, « 014037305 »