Gordiano
Lupi intervista Yoani Sánchez
, autore di Cuba libre. Vivere e scrivere
all'Avana, edito da Rizzoli.
Gli italiani pro Fidel? Vengano a vivere qui”
Yoani Sánchez
rischia di far tremare il trono dei fratelli Castro: a 33 anni ed
esclusivamente grazie a Internet è diventata uno dei simboli della lotta al regime.È tra le animatrici del
portale Desde Cuba (http://www.desdecuba.com/), rivista indipendente ostacolata dal governo e il suo blog (www.desdecuba.com/generaciony/), dal quale lancia critiche pungenti al potere, è ormai diventato
un caso a livello internazionale.
Yoani nasce a Cuba nel 1975. Si specializza in
letteratura spagnola e latinoamericana contemporanea, nel 1995, nonostante un
figlio nato nello stesso anno. Dimostra un caratterino niente male discutendo
una tesi incendiaria dal titolo Parole sotto pressione, uno studio sulla
letteratura della dittatura in America latina. Nel 2000 si impiega presso la Editorial Gente Nueva
e si convince - come la maggior parte dei cubani - che con il salario di Stato
non può mantenere una famiglia. Decide di continuare il lavoro statale ma
comincia a dare lezioni (illegali) di spagnolo ai turisti tedeschi che visitano
L'Avana.
Nel 2002 emigra in Svizzera, ma nel 2004 torna in patria, forse per la
nostalgia della sua terra, anche se amici e familiari sconsigliano il rientro.
Scopre la professione di informatica. Nell'aprile del 2007 comincia l'avventura
del Blog Generacion Y, definito come «un esercizio di
codardia», perché è uno spazio telematico dove può dire quello che è vietato
sostenere nella vita di tutti i giorni. Vive all'Avana insieme al giornalista Reinaldo Escobar. Oggi esce in Italia (pubblicato da
Rizzoli) il suo libro, Cuba Libre, vivere e scrivere all'Avana.
Sappiamo che il tuo blog vive solo all'estero. Da Cuba non puoi
leggerlo ma continui ad aggiornarlo. Come fai?
«Dal marzo del 2008 il governo impedisce l'accesso a tutto il
portale Desdecuba - dove è inserito il mio blog - dai
cyber caffè, dagli hotel, dai centri di studio e dalla maggior parte delle
aziende cubane. Quando è accaduto questo ho pensato che sarebbe stata la fine
del mio sito. Tuttavia, attorno al blog era nata una vera comunità virtuale ed
è proprio da quella che è nata l'idea di aiutarmi a pubblicare ogni nuovo
testo. Grazie alla solidarietà di persone che vivono in diversi paesi, posso
inviare i miei post per e-mail e loro si occupano di pubblicarli nella pagina
web. Al tempo stesso ho molti amici virtuali che traducono in 14 lingue ciò che
scrivo; altri mi inviano, tramite posta elettronica, i commenti dei lettori».
Ma anche a Cuba Internet riesce a essere uno strumento per la
libertà di pensiero?
«Per molti anni a Cuba l'informazione è
stata monopolio esclusivo dello Stato, ma Internet ha
prodotto una crepa nel muro della censura che sembra molto difficile da
chiudere. Anche se il Paese ha uno degli indici di connessione più bassi del
pianeta, le persone cercano il modo di accedere alle notizie che compaiono in
rete. Come abbiamo un mercato nero per gli alimenti, così esiste un
rifornimento illegale e alternativo di informazione. Abbiamo imparato a
distribuire le pagine web su memory flash e in dischi
a migliaia di persone che non sono mai potute entrare su Internet. Con questo
identico sistema circolano il mio blog e altri siti realizzati sull'isola».
Raúl Castro e Obama sono i
leader del presente. Con loro la storia può cambiare?
«Sono convinta che Obama
sia un leader del presente, ma
Raúl Castro per me rappresenta il passato. È un uomo
che ha ereditato il potere per diritto di sangue e sta tentando di mantenerlo
senza compiere cambiamenti significativi. Mi rattrista che i cubani abbiano
riposto le loro speranze in ciò che può fare il presidente nordamericano, nella influenza che potrà avere su Cuba. Questo significa
che la gente qui si rende conto che dall'interno non è possibile arrivare a
delle riforme. E purtroppo la società civile cubana è troppo frammentata e
censurata per aver la forza di abbattere il muro».
Da qualche tempo il tuo blog è tradotto anche in italiano (http://desdecuba.com/generaciony_it/)e ha sempre più lettori. Allo stesso
tempo qui non mancano ammiratori del regime castrista. Che cosa ne pensi?
«So che da voi molte persone applaudono ogni azione del governo
cubano. Per loro questo è un paradiso dove regnano l'eguaglianza e la speranza.
Mi spiace deluderli, ma non è così. Credo che persino molti di coloro che
pensano che noi cubani abitiamo nel miglior sistema possibile, non
sopporterebbero due settimane di code, mercato razionato e proibizioni. Il
grande problema è che molti di coloro che sostengono l'attuale situazione
cubana, vengono qui solo come turisti e da un hotel
sembra tutto molto gradevole. Raccomando loro di fermarsi a vivere come cubani».
A Cuba esiste un movimento di
opinione che si batte per il cambiamento?
«Mi piacerebbe pensare di sì, ma ancora la gente sta molto attenta
a dire in pubblico ciò che pensa realmente. Solo nelle case e tra amici si
ascolta la verità. Negli ultimi due anni però la situazione è cambiata più che
nei decenni passati. L'assenza di Fidel Castro ha significato la fine di
un'ipnosi collettiva prodotta dalla sua figura. Dal giorno in cui il grande
ipnotizzatore non ha più potuto prendere il microfono e fare un discorso di tre
ore, la gente ha cominciato lentamente a risvegliarsi e a parlare».
Cosa credi che succederà il giorno della morte di Fidel?
«Se mi avessero fatto questa domanda tre anni fa, avrei detto che
sarebbe cambiato tutto. Nel tempo trascorso da quel 31 luglio 2006 - quando è
stata annunciata la sua malattia - fino a oggi, il governo si è dato da fare
per preparare i cittadini alla notizia della sua morte. Abbiamo visto spegnersi
la figura dell'”invincibile” Comandante, come in uno di quei film dove il protagonista
si allontana fino a perdersi dalla vista. E ora sono in molti a pensare che sia
già morto e che abbia perso molta importanza nella vita politica del paese.
Nonostante tutto, alla scomparsa del
simbolo, molti cubani penseranno che è terminata
un'epoca. Alcuni si sentiranno sollevati e forse le vendite di rum andranno
alle stelle , mentre altri piangeranno davanti alle
telecamere. Entrerà nel nostro passato e un giorno quando i miei nipoti mi
sentiranno parlare di Fidel Castro, non sapranno se si trattava di un politico,
di una stella della musica tradizionale o di un giocatore di baseball. Quel
giorno, sentirò che finalmente avremo superato il suo enorme peso verde olivo
sulle nostre vite».
Gordiano Lupi
(ha collaborato Fabio Izzo)
Cuba libre. Vivere e
scrivere all'Avana
di Yoani Sánchez
Traduzione di Gordiano
Lupi
Rizzoli
Pagg. 237
ISBN: 9788817030526
Prezzo: € 17,00