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  Libri e interviste  »  L'intervista di Salvo Zappulla a Massimo Maugeri, autore di Viaggio all'alba del millennio, edito da Perdisa 20/09/2011
 

Viaggio all'alba del millennio

Incontro con Massimo Maugeri

                                                                      

Gruppo Perdisa Editore

Collana Corsari

Pagg. 208, € 15,00

di Salvo Zappulla

 

Mentre leggevo questi racconti di Massimo Maugeri mi tornava alla mente il suo volto pulito, quel velo di timidezza che non lo abbandona mai, la sua pacatezza, i modi e i toni che non vanno mai sopra le righe. E mi chiedevo: come è possibile che un tipo del genere possa scrivere questi racconti? Come è possibile che possa tirare fuori dalla sua solarità  storie che sono puro magma incandescente? Quest'uomo nasconde un demone dentro di sé. In verità qualche sentore lo avevo avuto leggendo Idendità distorte, il suo romanzo d'esordio, un thriller  che si proiettava nel fantastico, e anche lì Maugeri giocava con il doppio, con le infinite sfaccettature dell'animo umano. In questo libro di racconti  i  personaggi che inventa sono vere e proprie maschere grottesche. Teatranti in festa con la morte nel cuore. Tutti insieme formano un urlo, un unico cosmico urlo di naufragata  umanità. Coinvolgono il lettore nei loro interrogativi, lo rendono parte integrante dei loro tic nervosi, le ansie, le nevrosi. Tutti insieme dentro un mondo che traballa come la ruota del Luna Park e rischia di schiantarsi al suolo. Sfrattati all'interno del nostro corpo, ecco il messaggio che Massimo intende lanciarci. Nulla in questa vita si può considerare assodato, non esistono certezze o conti in banca che ci mettono al riparo dalla nostra condizione di precarietà. Leggendo Maugeri mi viene spontaneo citare Pirandello: Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo. E tante e tante cose, in certi momenti eccezionali, noi sorprendiamo in noi stessi, percezioni, ragionamenti, stati di coscienza che son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza normale e cosciente.
La realtà di Maugeri si deforma, si amplifica, rimbomba dentro le orecchie, assume ora i contorni del dramma, ora quelli della commedia. Così può accadere che un abito nuziale, a causa di un'insignificante macchia, diventi paradigma di una drammatica farsa. O ancora che una lettera sgrammaticata diventi una straordinaria chiave di lettura, una  presa di coscienza sulla solitudine, sulla disperazione, sul baratro che può aprirsi da un momento all'atro sotto i piedi di ognuno di noi.

 Massimo Maugeri, catanese, collabora con molti magazine e quotidiani. Ha scritto: Identità distorte (Prova d'Autore, 2005; premio Martoglio), Letteratitudine, il libro (Azimut, 2008) e, insieme a Simona Lo Iacono, La coda di pesce che inseguiva l'amore (Sampognaro & Pupi, 2010).

Ha curato Roma per le strade (Azimut, 2009).

Ha ideato e gestisce il sito Letteratitudine

 

 

Intervista a Massimo Maugeri

 

Massimo Maugeri giornalista, intrattenitore, moderatore di un blog che riscuote grande successo, scrittore. “Uno, nessuno, centomila”, come il personaggio di Pirandello. Ormai sei una star, nel mondo letterario ti conoscono tutti. Ma io non ti conosco e te lo chiedo: Chi è Massimo Maugeri e cosa vuole dalla vita?

 

Non credo di essere una star, ma grazie per le belle parole. In verità la domanda “chi sono io?” è centrale rispetto ai miei scritti. Mica facile trovare una risposta. Ma al di là delle battute, e per quel che riguarda la letteratura, posso dirti che mi considero innanzitutto un lettore forte che ha la possibilità – in un modo o nell'altro – di occuparsi di libri coinvolgendo altre persone. Da questo punto di vista sono molto grato a “Letteratitudine” per le opportunità che mi ha dato. Ciò premesso, mi piacerebbe poter continuare a scrivere e avere - a mia volta - la possibilità di essere letto. Del resto la mia attività di scrittura è preesistente alla nascita del blog. Ecco: per quanto riguarda la letteratura e i libri, chiedo alla vita la possibilità di poter continuare a fare ciò che sto già facendo.

 

Questo tuo libro, a mio parere, ha  influssi pirandelliani. I tuoi personaggi mi sembrano esseri inafferrabili, quando sembra di averli compresi ti sfuggono inesorabilmente.

 

È vero. Molti di questi personaggi indossano maschere. In tal senso possono essere considerati “pirandelliani”. E sono sfuggenti, sì... ma nella maggior parte dei casi sfuggono a loro stessi. Sono personaggi creati per mettere in luce alcune delle ansie e delle contraddizioni di questo nostro inizio di millennio. Da questo punto di vista compiono tutti un viaggio: in senso letterale e in senso metaforico. Un viaggio fuori e dentro se stessi. Il personaggio del primo racconto (“Viaggio all'alba del millennio”, che dà il titolo al libro) è ossessionato dagli attentati kamikaze messi in atto dal terrorismo internazionale; quando sale in aereo crede di aver individuato un potenziale kamikaze, ma alla fine rimarrà vittima della propria ansia. Poi c'è il viaggio della speranza di un gruppo di migranti provenienti dall'Africa, su uno di quei barconi stracolmi di persone che molto spesso siamo abituati a vedere in prossimità di Lampedusa. C'è un viaggio all'interno della città di Catania. Un viaggio nella vita di una omicida che scrive una lettera disperata e grottesca al commissario di polizia che l'ha arrestata. Trasversalmente a questi viaggi aleggiano le difficoltà di comunicazione con cui facciamo quotidianamente i conti: tra madre e figlio, per esempio; o tra nonna e nipote; tra una giovane sposa e i suoi genitori; tra due individui “diversamente razzisti”. E ancora… l'inquietudine di un magistrato che si ritrova invischiato nelle chat erotiche, la schizofrenia di un avvocato che ha subìto un grosso trauma, l'itinerario onirico di un giovane in coma. Sono tutti aspetti di viaggi inconsapevoli intrapresi senza conoscere bene l'itinerario.

 

Letteratitudine, un luogo d'incontro virtuale, un luogo di rara bellezza, una tua creatura. Mi piace ricordare che nel tuo blog sono intervenuti a presentare i loro libri scrittori del calibro di Dacia Maraini, Michela Murgia, Paolo Di Stefano, Rita Charbonnier, Roberto Alajmo. Qual è oggi la cosa che più ti riempie d'orgoglio?

 

Aver creato un luogo dove è possibile discutere di letteratura, di libri (e dei temi a essi legati) in maniera serena e coinvolgendo tantissime persone (e addetti ai lavori) al di là delle possibili barriere di spazio e di tempo. Aver fatto di questo blog un progetto condiviso.

 

E quella che più ti ha amareggiato?

 

Non credo di essermi mai sentito amareggiato... anche se ogni tanto, soprattutto negli anni passati, ho dovuto faticare un po' per far comprendere la necessità assoluta del rispetto altrui e delle altrui opinioni, preservando i dibattiti dal rischio di scivolare in inutili risse telematiche. Certo, l'impegno quotidiano con il blog ha comportato una riduzione del tempo che potevo dedicare alla mia scrittura. Ma sono felice di averlo fatto. E continuerò a farlo. Animato dallo stesso spirito di condivisione che ha caratterizzato le origini e la crescita di “Letteratitudine”.

 

In “Viaggio all'alba del millennio” ho trovato una notevole capacità visionaria ma anche tanti temi sociali di scottante attualità, quali il dramma dei clandestini che sbarcano in Italia, il razzismo, le prevaricazioni. Cosa possiamo fare per rendere migliore il nostro viaggio in questa terra e la società in cui viviamo?

 

Bella domanda. Difficile rispondere. Nel libro mi guardo bene dal fornire ricette. Sono sempre stato convinto del fatto che la letteratura debba porre domande, non dare risposte. Però c'è una citazione di Calvino, tratta da “Le città invisibili” a cui tengo molto e che attraversa trasversalmente tutti i racconti. Viene riportata per intero nel racconto finale. Dice così: “L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui; l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Forse la parte finale di questa citazione di Calvino contiene, implicitamente, la risposta alla tua domanda.

 

 
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