Donatella
Nardin: “ Terre
d’acqua” – Fara Editore, 2017.
I
concorsi poetici banditi dalle Edizioni Fara di Rimini conducono agli
occhi dei lettori poeti e Poesia contemporanea pregna di ottimi
indicatori culturali, sociali, i quali tracciano la strada della
nuova Letteratura Italiana.
E’
il caso della raccolta della poeta Donatella Nardin, che reca il
titolo “ Terre d’acqua”, giunta al terzo posto tra
quelle sottomesse alla Giuria del Concorso “ Pubblica noi ”,
2017.
Quattro
le sezioni che compongono la raccolta: “Radici”- “
Cieli di voli e di assenze”- “Nutrimenti ” –
“Le parole per dirsi”.
La
nota dell’Autrice, posta all’inizio della raccolta,
indica i luoghi reali che l’hanno ispirata. I versi, invece, ci
conducono in un mondo di terre e di acque lontanissime dalla realtà.
L’essere
poetico vive nello spazio scenico della Natura come contatto con
l’Universo intero, in questo c’è il richiamo al
poeta settecentesco Friedrich Holderlin: lo spaesamento / l’altrove,
invocato attraverso gli haiku, formano questa parte più
difficile nell’ interpretazione della poesia dell’Autrice:
“Il campo brullo / apre gli occhi un bocciolo / non sa il
suo tempo.” (pag.62).
La
condizione del mistero dell’esistenza pervade tutte le
composizioni. Il ritorno doloroso del passato tinge di grigio gli
angoli del presente che avanza inesorabile. I luoghi e le cose, gli
avvenimenti sociali, sono perfetti ed immutabili a scandire
l’incedere del tempo.
Volendo
utilizzare una similitudine, idonea ai luoghi dell’acqua scelti
dell’Autrice, diremmo che ci troviamo di fronte ad una
costruzione visibile in superficie ma con lunghi pali (palafitte)
immersi nel fondo delle acque a sorreggerne il peso e la bellezza: “
Guarda laggiù: lacero di gioia / volteggia un airone cinerino
attorno / al suo ineffabile dove. / (…) Tutti insieme a fare
un unico corpo / un solo entusiasmo, / una sola volontà /
dietro i lini gigliati della laguna.” (pag.18).
Questa
raccolta pulsa di una forza trattenuta per lunghi anni nelle acque
della mente dalla Nardin: prepotente, incandescente, traboccante dai
versi. Una forza compositiva che si avvale dell’enjambement,
dell’anafora, delle sinestesie e di altre grazie retoriche per
risarcire la parola dell’intera energia che la governa: “
Oh sì, ogni giorno di più c’invera / il cielo
sopra Venezia e c’è sempre / una parte di noi che
nell’ineluttabile / suo s’immerge per farsi vertigine /
vasta e silente./” (pag.31).
Trova
spazio profondo la nostalgia, parola che ritroviamo in molte
composizioni di questa raccolta, intesa non come ritorno ai luoghi e
ai tempi vissuti, più propriamente la ricerca continua,
perpetua, della risposta alla nostra aspirazione all’eternità:
“ (…) Come l’amore paziente, confidente / cerca
per lui un fuoco di primavera / una qualsiasi forma, fosse pure / la
ventosa malinconia di un dolce / tracollo nel diventare a sera / un
tutt’uno con il mare, fosse pure / il desiderio profondo di
stelle / o di noi la nostalgia che nell’universo / delle umane
cose lo renda possibile / e ne alimenti l’impenetrabilità.”
(pag.31).
Quante
voci poetiche del nostro Novecento, appena trascorso, raccogliamo
nella forza poetica dell’Autrice: c’è Montale
(vedi “Esterina, della poesia “Falsetto” citata in
epigrafe a questa raccolta- oppure il dialetto lagunare del poeta
Biagio Marin della poesia “ Rimpianto”. ) – e altri
poeti ancora.
Donatella
Nardin li interpreta con la sua voce, con i suoi versi. La simbologia
naturalistica, l’umanizzazione di animali e oggetti, conduce al
senso impenetrabile del mistero delle stagioni, del nostro quotidiano
divenire, che sfuggono alla volontà e ai nostri sensi,
paragonato al cespuglio degli elicrisi arrampicato sugli scogli di
fronte al mare che persistono lungamente all’ingiuria dei venti
: “(…) E ricordi / e ricordi attinti da un’essenzialità
/ bisognosa. Dove prima non era, / nello sfarzo dei gialli fanali,
divenne / sigillo la compenetrata parola, / porta di luce per tutto
ciò che, / riaffermato, per sempre / rifulge di dentro./ ”.
(pag.66).
Completa
questa raccolta la possente postfazione del poeta Nazario Pardini dal
titolo: “ Varcare il mare per scoprire l’altrove”
che aggiunge maggiore vigore ai versi dell’Autrice.
Vincenzo
D’Alessio
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