La
vita trasversale, di Felice Serino
In
un mondo sempre più corporeo e materiale, viene spontaneo
chiedersi se ci sia ancora posto per l’anima. Poi si legge la
poesia di Felice Serino e allora tutta la prospettiva cambia. D’un
tratto, il velo dell’apparenza si squarcia ed ecco la verità
nuda, il significato ultimo dell’esistenza umana: l’evidenza
che potrebbe, se solo lo volessimo, costituire l’abbrivio verso
una vita piena, consapevole e scevra da paure.
Ne
“La vita trasversale” l’anima è più
che mai al centro, e la poesia diventa in toto ancella del
pensiero. La silloge, infatti, raccoglie gli ultimi scritti
(2017-2019) nei quali il pensiero e la spiritualità
dell’autore campano emergono con più forza rispetto alla
produzione precedente. Ed è una forza talmente dirompente da
lasciare in chi legge un segno profondo: la poesia breve, il verso
ridotto all’osso eppure pregno, vivo come non mai di immagini e
sensazioni, dicono che l’uomo, prima ancora che il poeta, ha
trovato ciò che cercava da tutta una vita: è arrivato
all’essenza delle cose. Quasi sorride sornione Serino, tra i
versi, evocando ricordi e illusioni di tante vite precedenti, del sé
stesso del passato angosciosamente fermo dinanzi al muro delle
convenzioni che adesso si è finalmente sgretolato.
E
cosa c’è al di là del muro? Semplice: l’Oltre.
E quindi, il Tutto. Pur senza essersi ancora, nei fatti, spogliato
del suo corpo di carne, Serino si è distaccato dal mondo e
dalle sue pastoie e può quindi aprire gli occhi su ciò
che ci aspetta “dopo”. Non la fine, la morte,
l’annientamento: oltre c’è un altro piano di
esistenza, anzi, infiniti piani di esistenza da dove non solo i
nostri morti, ma anche i tanti noi stessi speculari ci guardano. La
nostra anima è un dispiegarsi in infiniti alter ego e in
infinite potenzialità: tutto quello che i nostri limiti fisici
e le costrizioni imposte dalla società ci impediscono può
essere realizzato altrove, anche quello che abbiamo cominciato qui e
che non siamo riusciti a portare a termine.
ora
danzi
il flamenco che amavi
col
tuo corpo d'aria
e
da un altrove "detti" poesie
quelle
che
non hai avuto il tempo di scrivere
Ma
questo oltre non è trascendenza, è trasversalità:
nel corso della nostra esistenza terrena, quindi, possiamo scorgerlo
in trasparenza dagli innumerevoli segni inspiegabili in cui ogni
giorno ci imbattiamo, nella bellezza della natura che ci fa “sentire”
la nostra realtà di esseri spirituali, e soprattutto,
attraverso il sogno. La dimensione onirica è sicuramente uno
degli aspetti più interessanti della poesia seriniana, data la
valenza assolutamente peculiare che le viene attribuita. Il sogno,
infatti, è il trait d’union fra i diversi piani
di esistenza: un bivio nel quale tutte le strade dell’oltre
convergono, la via che rende possibile la comunicazione con
l’invisibile permettendoci di evadere per un attimo dal nostro
“esilio di carne”.
Ogni
notte, quindi, il sonno ci scioglie dai ceppi del sangue per
lasciarci fluttuare in quel Tutto al quale non smettiamo mai di
appartenere, anche quando la vita di ogni giorno ci restituisce alla
nostra condizione di peccato e di polvere: quel Tutto che è
Dio e che è amore, assoluto e incondizionato. La consolazione
alla nostra pochezza, quindi, è questo sconfinato amore di Dio
per noi, e la certezza che, benché peccato e polvere,
torneremo a Lui; che tutto è in tutto e tutto è Dio;
che la vita nasce dalla morte e si rinnova da sé stessa. Così,
l’anima è un continuo partorirsi e ritornare al Tutto: è
grazie a questa consapevolezza che possiamo vincere la nostra atavica
paura della morte. Perché, infatti, dovremmo temere quel
“punto di non ritorno” che invece di distruggerci ci
restituisce alla nostra vera vita?
fioriti
nelle
braccia di Dio
come
nella prima luce
La
luce, altro punto nodale del nostro poeta-pensiero: una luminosità
che fa quasi male agli occhi, tanto è intensa e
inestinguibile. La poesia di Serino è tutto un immergersi in
questa Luce dove l’umano e il divino sono allo stesso tempo
sorgente, fiume, cascata, foce, in una continua simbiosi dove si può
conservare la propria unicità solo annullandosi. Ed ecco,
quindi, affiorare un nuovo concetto capace di rispondere a tutti i
nostri interrogativi, soprattutto di fronte alla sofferenza,
all’errore, all’inadeguatezza: questa vita sulla terra ha
senso solo se trascendiamo la nostra animalità per trasformare
il nostro sangue in ali. L’angelo e l’uomo, due facce
della stessa medaglia che la carnalità rende opposte, nemiche:
convivere
con gli umori
di
un corpo di morte
dall'animalità
all'angelo: questa
l'impervia
salita
più
d'una vita se dal sangue
fioritura
sia d'ali levate:
ogni
passo ne perdi una piuma
e
ancora:
le
mani affondi
nel
sangue delle convenzioni
mentre
all'angelo
lucente del sogno
tarpi
le ali
facendolo
all'alba svanire
Basta
immergersi nel proprio spirito per annullare qualsiasi distanza fra
noi stessi e l’angelo che siamo. Allo stesso modo, il distacco
dalla realtà che ci circonda ci aiuta a prendere coscienza
della verità che sempre ci sfugge: che vita e morte sono una
cosa sola; che non c’è una fine, e che ogni morte non è
che un nuovo inizio. Se a ciò fossimo sempre presenti,
affronteremmo con serenità, quando non addirittura con gioia,
il passo estremo che ci attende, e che altri hanno compiuto prima di
noi:
rinfranca
il pensiero d'essere
immortale
-e già dalla ferita della
creazione
lo sei-
la
morte ti cerca?
uscito
dal guscio tu sarai altro
l'anima
libera sarà dai lacci
lo
spazio mentale onde di luce e amore
niente
d' imprevisto se la morte
non
ti sorprenda più della vita
Avanzare
negli anni, a questo punto, non è invecchiare, ma pervenire a
nuova giovinezza; avvicinarsi sempre più alla verità
mentre ci si allontana dalle meschinità del mondo. Eppure,
come ogni altra creatura di carne e sangue, il Serino-uomo non può
fare a meno di chiedersi: mi ricorderanno un giorno? Come sarà
il momento del trapasso? Domande alle quali lo speculare
Serino-pensiero risponde con l’ironia di chi ha già
oltrepassato quella soglia e non può più essere
scalfito. Il Serino che ricorda persone ed episodi del suo passato
con tenerezza, con gioia struggente, filtrando ogni fotogramma alla
luce dell’anima e conservando solo quelli in cui sia visibile
il riflesso di Dio.
Così,
il poeta rivolge lo sguardo solo alle strade che portano verso casa:
l’amore, la bontà, la bellezza in grado di elevare, il
donarsi che rende capaci di fare la differenza. Nonostante sia in
continua introspezione, Serino non è mai chiuso in sé
stesso. E in tutto ciò la parola lo aiuta, lo innalza, oltre
le barriere che ovunque, su questa terra, ci opprimono e ci
ostacolano. La parola acquista una valenza liberatoria grazie alle
sue inesauribili possibilità di creazione: in questo sta il
senso dello scrivere. Alla domanda: perché scrivi? Si potrebbe
quindi rispondere: perché la parola è luce, e io
detesto il buio. Perché la parola è casa. E’ il
respiro dell’anima, è la vita stessa. E l’assenza
di ispirazione, di conseguenza, è un sentirsi
disabitato/simile a quell'albero nudo/da cui son fuggiti i
canti/vivere/di stelle spente.
Donatella
Pezzino
La
vita trasversale – Felice
Serino – Pagg. 464 – ILMIOLIBRO
– Euro 25,50
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/486911/vita-trasversale-e-altri-versi/
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