All’ombra
delle fanciulle in fiore – Marcel Proust –
BUR – Pagg. 672 – ISBN 9788817165648
– Euro 11,00
Sete
d’amore, sete di sole
Stupendo
secondo volume della Ricerca proustiana, un viaggio letterario
ineguagliabile, un ritrovarsi in una prosa cristallina, netta,
perfetta, dalla cifra stilistica che non corre mai il pericolo di
lasciare indietro il contenuto, sapientemente dosato, centellinato
nelle oltre cinquecento pagine, a riscoprire il piacere di un trama
impalpabile ma tangibile, tesa ad annullare i fatti mentre li propone
come solo la pittura impressionista sa fare. Impressioni ,
sensazioni, pensieri , colti nell’immediato ma arricchiti da
considerazioni a posteriori che oscillano fra il gusto garbato
dell’anticipazione e lo sguardo ricco di senno di chi
ripercorre la propria giovinezza, o meglio una porzione di essa.
Un’estate lunga, a Balbec, la prima lontana dai genitori, in
compagnia della nonna, nel Grand Hotel che fotografa,
cristallizzandola, la realtà sociale francese ancora in
bilico, in questo primo scorcio del Novecento, fra nobiltà e
borghesia, una realtà , di contro, tutta protesa verso la
novità dettata dal progresso tecnologico. Un narratore alle
prese con i suoi primi ardori, nella prima parte, di ambientazione
parigina , nei confronti di Gilberte, la figlia di Swann e di Odette,
dapprima agli Champs –Élysées poi, gradualmente,
nella dimora della coppia, quasi un fortino da espugnare, per vedersi
infine ripagato da un intero gineceo in spiaggia, in Normandia. Le
fanciulle in fiore, visione prima, messa a fuoco poi e selezione fra
esse di una predestinata al suo amore: Albertine, sfuggente come un
cerbiatto, accessibile come una soglia da varcare a cui si frappone
intanto un gradino inatteso. Un vissuto sottratto all’oblio cui
sarebbe stato destinato, come tutto nella vita. Il processo
dell’innamoramento, il mistero del ruolo giocato dalla
casualità in certe alchimie che si vorrebbero lontane dal
mistero e totalmente imbevute della nostra volontà, per
scoprir poi che l’amore procede seguendo, dettato dal caso,
semplicemente i binari della nostra fantasia, del nostro immaginare,
supporre e ricercare nell’altro una porzione meno fumosa di noi
stessi. Il volume è trapuntato di considerazioni di tal
misura, ogni volta colpiscono per l’ingenua verità e
truce che contengono, permettendo al lettore un ritrovarsi
universale, meravigliandolo per la semplicità con la quale
viene trasposto in scrittura un pensiero sicuramente abbozzato un
tempo anche nella sua mente, senza averne mai avuto la capacità
di recuperarlo, analizzarlo, fissarlo nella sua estrema veridicità.
Proust ha il dono di recuperare il suo tempo, il suo vissuto,
coinvolgendo il lettore in un’altra ricerca, simile alla sua,
anche se ora più personale: quella del proprio tempo perduto.
"All’ombra delle fanciulle in fiore" è
semplicemente uno scritto contraddistinto dalla grazia della
giovinezza, dall’eleganza del ricordo, dalla istantaneità
di un quadro impressionista. Coglie l’attimo, lo fissa, per
sempre dilatando la percezione del proprio universo temporale.
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