Sangue
di Giuda – Milvia Comastri – Giraldi –
Pagg. 258 – ISBN 978-88-6155-767-3
– Euro 13,50
Sangue
di Giuda è
la storia di quattro donne, anzi, si tratta di quattro storie, tutte
diverse e tutte complicate, e il suo titolo deriva da un’espressione
usata spesso da una delle protagoniste.
E’ il silenzio il
filo conduttore di questo romanzo, il non detto, i segreti che ognuna
di loro custodisce nella profondità del suo animo. Un silenzio
chiassoso, se lo si potesse toccare, lo sentiremmo duro, pieno di
asperità. E’ il dolore di cui è nutrito a
renderlo così, una sofferenza sterile che non porta a un
cambiamento, perché incapace di dar vita a una vera
rinascita.
Storie difficili. Non c’è nessun tipo di
dialogo fra le protagoniste, sebbene abitino insieme nella stessa
casa, sembrano infatti incapaci di comunicare. Pranzano insieme,
quasi sempre in silenzio, e insieme consumano gli altri pasti della
giornata, senza mai scambiarsi opinioni o confidenze.
Un romanzo
particolare, questo di Milvia
Comastri,
che mette addosso una strana malinconia, una tristezza lieve che
accompagna la lettura fino alla fine. Per le protagoniste non c’è
spazio per la gioia, i momenti sereni appartengono ai ricordi, spesso
di quando erano bambine o giovani donne. Ma anche quelli, facendo
parte del passato, non rallegrano il presente.
Sono Celeste,
Assunta, Nadia e Mira le quattro figure femminili del
racconto.
Celeste è la madre di Assunta e di Nadia, ma è
anche la nonna di Mira, la figlia quattordicenne di Nadia.
Vi
sono alcuni altri personaggi che le affiancano. Figure talvolta
sfuggenti, difficili da decifrare, che si pongono in un certo modo,
ma che poi si rivelano diverse. Due in particolare: Arturo e Leo
Angelo.
E poi c’è Vincenzo, il marito di Celeste,
con il suo carattere mite e riservato, dotato di grande bontà,
il cui unico difetto è quello di non essere abbastanza
determinato, e dunque incapace di compiere scelte più
coraggiose. Un personaggio che mi ha colpito molto.
Tutte figure
ben tratteggiate dall’autrice, che con sguardo attento porta
alla luce le incoerenze, ma anche le fragilità dell’animo
umano.
La sua attenzione si posa con indulgenza e umana
comprensione soprattutto sulle quattro figure femminili, che con
fatica sembrano lasciarsi trascinare dal loro destino, piuttosto che
esserne artefici. Milvia non giudica, ma accompagna con sensibilità
il percorso di ognuna.
Un
libro complesso, Sangue
di Giuda,
molto ben articolato. L’intera vicenda si svolge in un tempo
brevissimo, eppure questo tempo si dilata mentre affiorano i
ricordi.
Vi sono capitoli che descrivono il presente, talvolta
brevi, altri più lunghi, e capitoli che si
intitolano Pensieri.
Ed è in questo modo che il passato rivive nei ricordi di
ciascuno e s’intreccia con il presente.
Ed ecco Celeste,
ormai avanti negli anni, che non esce di casa da quarant’anni,
Assunta, silenziosa e avara di sorrisi e di gesti affettuosi, e poi
Nadia, sua sorella, affamata di vero amore, che insegue sbagliando
continuamente. E infine Mira, la più piccola e la più
fragile, che fa tenerezza, nonostante la sua vita di quattordicenne,
suo malgrado, fin troppo vissuta.
E chissà che non sia
proprio lei a provare a modificare una situazione che appare senza
via di uscita, e ad accendere, prima di tutto in se stessa, quel
lumino piccolo ma intenso che chiamiamo speranza.
Una scrittura,
quella di Milvia, che coinvolge, che non lascia tregua, si fa
incalzante e fa riflettere. La vita è quella che è e
lei non la addolcisce, ma la racconta con onestà e
sincerità.
Un libro che merita di essere letto, e che
consiglio di leggere, perché offre numerosi spunti per una
riflessione sulla complessità dell’esistenza, e
soprattutto su quanto sia difficile comunicare gli uni con gli altri.
Piera
Maria Chessa
https://pieramariachessa.wordpress.com/
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