L’albero
delle quaglie – Elena Nicolai – Bertoni –
Pagg. 140 – ISBN 9788897593959
– Euro 14,00
Racconti
dal Pakistan
Pubblicata
nel 2018 da Bertoni Editore, la raccolta dal curioso e suggestivo
titolo “L'albero delle quaglie” offre una piacevole
lettura che porta molto lontano, addirittura fino in Asia, in un
paese forse letterariamente qui non ancora troppo esplorato. I
venticinque racconti di cui si compone il libro, infatti, sono
ambientati per buona parte in Pakistan (o con esso trovano un
legame), il cui nome per noi occidentali sembra evocare anzitutto
un'area geo-politica fragile e complessa in cui si agitano miseria e
fanatismo religioso che trovano spazio di tanto in tanto tra le
cronache internazionali. Al di là di questo, tuttavia, esiste
anche molto altro.
L'autrice,
Elena Nicolai, ha saputo trasmettere in queste pagine il fascino
d'una terra antica, dove tradizione e modernità sembrano
fondersi insieme senza dolore apparente, ricomponendo memorie di
viaggio e forse di vita sul posto attraverso una scrittura senza
dubbio bella e scorrevole che non manca di coinvolgere
sufficientemente il lettore con le sue sfumature poetiche e profonde
riflessioni.
“L’uomo
non può viaggiare da solo. [...] Non si viaggia da soli. La
solitudine frena, indebolisce, spaventa. Non si viaggia soli. O
almeno, non si dovrebbe arrivare mai soli. Eppure per brevi tratti o
con altre rotte è bellissima, la voragine dell’ignoto,
il confine dei propri limiti che si dilata a coprire la necessità.
Il sollievo di una parola, scambiata o appresa, il sollievo di un
legame iniziato, sospeso, sofferto o gradito. Ma a certi porti non si
dovrebbe arrivare soli, non è previsto. E il peso del greve
bagaglio non riuscirà mai a pareggiarsi, né con un
balzo il corpo sfiderà il ridicolo del calcolo, del
presupposto, di un ennesimo bilancio.”
Una
prosa a tratti molto affascinante, nella quale, d'improvviso e quasi
per incanto, compaiono eleganti aquile che fanno il nido nel cemento
o il verde acceso di un pappagallino sulla spalla di un ragazzo, così
come si materializzano le case dei villaggi nascosti nella gola della
montagna, dove i bambini sono “colorati di terra e miseria”,
e si spandono nell'aria profumi di tè zuccherato e di spezie
o, ancora, l'odore inequivocabile dell’hashish; racconto dopo
racconto, si animano le strade caotiche di Islamabad e quelle fangose
di Lahore, ma anche i sentieri della campagna giallo verde lungo cui
procedono gli asini appesantiti dai loro carichi, mentre i paesaggi
scorrono via veloci e desideri di partenze s'intrecciano e confondono
in un tempo talvolta senza tempo.
Scolpita
nel silenzio immoto e solitario delle montagne, la gente locale,
custode dell'antica poesia dei luoghi che fanno da sfondo a questi
racconti, resta come avvolta da un velo di mistero, in
contrapposizione agli stranieri che sembrano correre, andare di
fretta e violare, in un certo qual modo, quel mistero e quel
silenzio.
Una
interessante lettura consigliata a chi ama i racconti e si appassiona
al tema intramontabile del viaggio (reale e interiore).
Laura
Vargiu
|