L’isola
che non c’era – Leonardo Bonetti – Il
ramo e la foglia – Pagg. 160 – ISBN 9791280223005
– Prezzo Euro 15,00
…un
giorno come altri, si sarebbe avventurato alla volta dell’isola
portando con sé nient’altro che la sua umile ingenuità.
Seguo
Leonardo Bonetti sin dal suo esordio, credo di aver letto tutta la
sua produzione e devo dire che ne sono letteralmente innamorata. Ho
affrontato l’ultimo suo lavoro “L’isola che non
c’era”, edito Il ramo e la foglia, con tantissime
aspettative visto i suoi precedenti.
Un’isola è
riemersa dalle acque dell’Adriatico misteriosamente, questo
avviene solo dopo la scomparsa del libro che la raccontava, ma con la
sparizione di esso nulla di spiegabile o scritto c’è
sulla natura dell’isola.
L’isola è il viaggio
che intraprende Leo il giovane protagonista de “L’isola
che non c’era”, dopo aver subito un abbandono totalmente
inaspettato, aprendo uno squarcio immenso, ed è così
che parte alla ricerca di un riscatto per il torto subito.
Leo
(mi sorge un dubbio che Leo sia proprio l’abbreviazione di
Leonardo nome dell’autore? Che l’autore stesso stia
affrontando metaforicamente il suo viaggio interiore?), trova una
terra affascinante un luogo sereno, dove ognuno vorrebbe vivere
perché vi regna armonia e giustizia, ma tanta bellezza cosa
nasconde?
Nella vita precedente all’isola, Leo è
descritto come un uomo insignificante dove non è protagonista
degli eventi, ma li subisce lasciando che essi decidono per lui,
sull’isola vi è la sua trasformazione, è lui il
protagonista, inizia a porre e a porsi domande perché ciò
che lo circonda non lo convince: e dov’è anche questa
volta l’inganno?
L’aspetto filosofico del senso
delle cose e della vita stessa aleggia sulle pagine del libro di
Leonardo Bonetti, e il lettore non può far altro che
soffermarsi a riflettere, questo è inevitabile se ci si
ritrova immerse nelle sue pagine. Ma soprattutto il messaggio che
arriva dritto è che dalle difficoltà che la vita ci
pone davanti non si fugge; forse è solo utopia la perfezione
che sembrava abitare l’isola, il mondo perfetto non esiste
nemmeno ove tutto sembra tale.
Bonetti ne L’isola che non
c’era lascia aperto il finale, forse per un proseguo o forse
solo per dare l’opportunità al lettore di scrivere il
suo di finale, di arrivare alla propria conclusione.
Interessante
l’idea principale del libro, ma a mio avviso la scrittura
evocativa e sicuramente troppo ricercata e aulica, stona con il
lettore del nostro secolo, ne appesantisce la lettura non permettendo
la fluidità di cui il romanzo ha bisogno.
«Il
mio bambino nascerà tra cinque mesi, se l’isola lo
vorrà» continua Antonia piena di pietà «e
se sarà di un’altra. Ma non me ne do cura. La nascita è
sempre una separazione».
Ed
è davvero una fortuna che gli alberi siano così
benevoli e il loro dialogo tanto silenzioso; qui, sulla nostra isola,
nessuno può giudicare. È escluso il concetto stesso di
sentenza, di verdetto. E le cose, così, vanno molto meglio, mi
creda…
C’è
sempre bisogno di qualcosa che ci separi da farci sentire vicini.
Katia
Ciarrocchi
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