Il
piacere – Gabriele D’Annunzio –
Einaudi – Pagg. 416 – ISBN 9788806220600 –
Euro 11,00
Divina
Roma!
Primo
della trilogia dei cosiddetti romanzi della rosa insieme a
"L'innocente" e a "Trionfo della morte", "Il
piacere" è uno di quei libri che richiederebbero fiumi
d'inchiostro e su cui si potrebbe discutere a lungo. Fu un vero
successo editoriale quando venne pubblicato, mentre oggi sembra
trascurato, se non addirittura intenzionalmente evitato a causa dei
pregiudizi ormai ben radicati nei confronti della figura del suo
autore (pure su questo i fiumi d'inchiostro non
mancherebbero).
Eppure,
per chi ama la scrittura dannunziana, "Il piacere" è
un romanzo dal fascino indiscutibile che si conserva intatto anche
nel caso in cui lo si rilegga a distanza di tanti anni, come ho fatto
io.
Gabriele
d’Annunzio, nella giusta considerazione della sua arte e
dell’epoca cui apparteneva, rimane un grande maestro di stile
nella poesia così come nella prosa. Mirabile la
caratterizzazione dei personaggi, voluttuose le descrizioni delle
alcove degli amanti, impietose quelle dell’aristocrazia di fin
de siècle, decadente e annoiata dalle proprie miserie
morali.
Al
pari del giovane esteta Andrea Sperelli, Roma è l’altra
grande protagonista di queste pagine con le sue piazze e fontane, i
suoi palazzi storici, le vedute dal Pincio, i suoi tramonti e le
notti d’infinite malinconiche stagioni, la struggente bellezza
dei paesaggi dell’anima… Divina Roma!
Chi
li cerca, può trovarli ancora lì, quegli stessi luoghi
(come, per esempio, Palazzo Zuccari in prossimità di Trinità
dei Monti), sebbene appesantiti dal tempo e dai frastuoni dell’oggi,
ma pur sempre immersi nella poesia della città eterna.
Un
romanzo, a mio avviso, da riscoprire.
"Il
verso è tutto. Nella imitazione della Natura nessuno strumento
d’arte è più vivo, agile, acuto,
vario,moltiforme, plastico, obbediente, sensibile, fedele. Più
compatto del marmo, più malleabile della ce-ra, più
sottile d’un fluido, più vibrante d’una corda, più
luminoso d’una gemma, più fragrante d’unfiore, più
tagliente d’una spada, più flessibile d’un
virgulto, più carezzevole d’un murmure, più
terri-bile d’un tuono,il verso è tutto e può
tutto. Può rendere i minimi moti del sentimento e i minimi
mo-ti della sensazione; può definire l’indefinibile e
dire l’ineffabile; può abbracciare l’illimitato e
pene-trare l’abisso; può avere dimensioni d’eternità;
può rappresentare il sopraumano, il
soprannaturale,l’oltramirabile; può inebriare come un
vino, rapire come un’estasi; può nel tempo medesimo
posse-dere il nostro intelletto, il nostro spirito, il nostro corpo;
può, infine, raggiungere l’Assoluto."
Laura
Vargiu
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