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  Letteratura  »  Un’ombra fuggitiva di piacere, di Konstatinos Kavafis, edito da Adelphi e recensito da Laura Vargiu 15/07/2021
 
Un’ombra fuggitiva di piacere – Konstatinos Kavafis – Adelphi – Pagg. 111 – ISBN 9788845918766 – Euro 12,00



Un “artigiano del logos”



Trovato per puro caso mentre curiosavo tra gli scaffali della mia nuova biblioteca comunale, ho deciso di prendere in prestito e mettere subito in lettura questo piccolo Adelphi che mi si è presentato, neanche a farlo apposta, proprio dopo aver terminato la lettura di una breve, ma gran bella raccolta di prose di Konstantinos Kavafis ("Una notte a Kalinteri", Edizioni Via del Vento).
Fino a poco tempo fa, quindi, non avevo mai letto niente di questo celebre autore greco, nato e morto ad Alessandria d'Egitto (1863-1933), il cui corpus poetico è costituito da centocinquantaquattro testi più un discreto numero di liriche rimaste a lungo segrete per volontà dello stesso Kavafis. Postuma fu la prima silloge, datata 1935.

"Un'ombra fuggitiva di piacere", a cura di Guido Ceronetti, al quale si deve una pregevolissima traduzione dalla lingua greca, racchiude poco meno di quaranta poesie che seguono una sequenza cronologica dal 1899 al 1931. Pagine intense che accompagnano il lettore nel mondo del poeta alessandrino, tra scorci della città natale ed echi di storia e glorie passate, dove i temi della poetica kavafiana s'intrecciano seguendo proprio “un'ombra fuggitiva di piacere” che diviene sostanza e realtà, come recita la lirica dal titolo “Mezz'ora” da cui è stato estratto il titolo di questa pubblicazione:

"Mio non sei mai stato né mai sarai,
Credo. Fu l'altro ieri:
Uno sfiorarsi al bar, dirsi qualcosa,
Niente di più; e già la pena provo
Del rimpianto, confesso. Ma c'è talvolta
In noi dell'Arte, di mente tale eccesso
Che un'ombra fuggitiva di piacere
Trasformiamo in sostanza, ne facciamo
Realtà palpabile. Così fu al bar,
L'altro ieri: complice in me una
Ubriacatura misericordiosa,
In rapimento erotico ho vissuto
Per mezz'ora, assoluto...
[…]"

In “Terra ionica”, altro notevole testo, ritroviamo addirittura gli antichi dei:

"E sradicati i loro simulacri
Dai loro templi li scacciammo. Eppure
Non fu morire, questo, per gli Dei.
Perché t'amano ancora, o terra ionica,
Perché in loro, ombre, è la vita
Del tuo ricordo, ancora
D'agosto, quando il mattino t'irrora,
[...]"

Sono tanti i versi che colpiscono per la loro profondità e che spesso richiedono più di una lettura; l'incertezza dell'amore e del godimento erotico, così come l'inesorabilità del tempo che fugge, l'amarezza della solitudine e altro ancora vi trovano spazio attraverso un linguaggio talvolta privo di edulcorazioni di sorta, tratteggiando al tempo stesso un ritratto affascinante di questo “artigiano del lógos”, secondo la definizione data da Ceronetti.
Sempre a firma di quest'ultimo, chiude il volume "All'accendersi delle candele", un bellissimo testo che, a mo' di breve racconto, merita davvero di essere letto e che, nel mio caso, contribuisce ad accendere la quinta stella!


Laura Vargiu

 
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