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  Letteratura  »  Adolesco, di Timothy Megaride, edito da Il ramo e la foglia e recensito da Katia Ciarrocchi 23/08/2021
 
Adolesco – Timothy Megaride – Il ramo e la foglia – Pagg. 224 – ISBN 9791280223029 – Euro 16,00



Adolesco opera d’esordio di Timothy Megaride, è un libro di formazione edito dalla casa editrice nascente “Il ramo e la foglia”, e di questo 2021 è il miglior libro letto.
Cioè adultum non è solo il supino di adolesco, ma è anche il superlativo di forte, cioè fortissimo.
Adolesco è la rappresentazione perfetta dell’adolescenza, quel sottile filo che contraddistingue il passaggio dall’età infantile a quella adulta, un passaggio non facile per l’adolescente, ma altrettanto difficile e avvolte incompreso per i genitori dimentichi che lo hanno vissuto.
La voce narrante è il protagonista, Tommaso, che si racconta nel dentro di un registratore, un bambino un po’ svampito che come tutti gli adolescenti vive le sue scoperte, sesso, social, amicizie a piene mani, un adolescente che si esprime con rabbia quando non comprende e non vuole connettersi con il mondo dei grandi, e con le regole dettate da essi.
La narrazione è tipica del linguaggio parlato dagli adolescenti, per alcuni potrebbe essere un handicap, ma credo un bel cazzotto in faccia al lettore, perfetto per l’irriverenza di Adolesco. L’autore fa urlare attraverso le righe la ribellione, la paura, la voglia di scoprire dei ragazzi, oggi come ieri e ognuno con i propri valori e bagaglio di dolore.
Un libro quello di Timothy Megarite che parla tra le righe, rappresenta le cose non dette e quanto i gesti possano dire se solo noi genitori fossimo più attenti ai particolari.
Sono molti gli argomenti trattati e tutti fondamentali per la crescita dell’individuo ieri come oggi, perché ancora, nonostante sbandieriamo la libertà di pensiero e la capacità di accettazione, non siamo pronti a liberarci da certi stereotipi, guarda l’omofobia.
Eccellente, un plauso magistrale per l’autore, sia per la scelta narrativa, stilistica, sia per gli argomenti trattati, ma soprattutto per come sono stati sviluppati, un libro, a mio avviso, non facile da scrivere senza cadere nel banale o nel già sentito.
Un libro, Adolesco che consiglio vivamente perché sicuramente porta a grandi riflessioni.
Adolesco è il secondo titolo de “Il ramo e la foglia” e devo dire che fino a questo momento mi ha sorpresa positivamente, spero continui a sfornare perle e che soprattutto non si annulli nelle massificazioni delle mille pubblicazioni.


Citazioni tratte da: Adolesco
Ma sei tu il dottore della testa?, domando e gli do del tu e non del lei come si fa coi dottori perché, ve l’ho detto, a me non sembrava un dottore e il lei non mi veniva proprio. E lui fa quale testa? Che ne so quello che aggiusta dentro la testa. Ah, fa lui, ho capito. Aspetta, vado a prendere gli attrezzi. Quali attrezzi? dico io. La sega per aprirti la testa. Cazzo dici? Scusa, come faccio a vedere cos’hai dentro la testa se non la apro? Questo è scemo penso io, ma lui mi fa un sorriso simpatico e dice che sta scherzando e che, a occhio e croce, la mia testa sembra normale e che lui non trova nulla di strano. Allora, posso andare? Dai, sei venuto fin qui, parliamo almeno un poco. Di che parliamo? Non lo so, scegli tu. Poi gli dico, senti ma tu sei proprio un dottore? E lui dice sì che fa il dottore in ospedale, ma ora è a casa e non è in servizio. Ma, dico io, in questa casa non c’è nulla della casa di un dottore, non hai neppure la segretaria e lo studio. E lui mi dice che non fa visite private ma solo in ospedale e questa è la casa dove vive. Ah, ecco! E perché sono venuto a casa tua e non in ospedale? I tuoi geni-tori mi hanno chiesto di parlare un po’ con te e così lo sto facendo.

Ci sono molti bambini nel mondo che, quando nascono, ci hanno sia la patata che il mazzapicchio. E però non lo dicono a nessuno, sennò li uccidono, povere creature, che non si capisce che colpa ci hanno loro se sono due cose insieme e non c’è nessuna legge che dice che nascono delle persone che sono due cose e i genitori non sanno che cazzo dire quando devono scrivere nei registri dello Stato se i bambini sono maschi o femmine, che poi, quando questi bambini si fanno grandi, devono scrivere nel passaporto che sono maschi o femmine e non possono scrivere tutte e due le cose, vedete voi che cazzo di legge di merda, che uno non può nascere con due cose come se avesse potuto scegliere di nascere così. Ma a voi vi piace questo mondo? Secondo me fa schifo.

Però, ancora oggi, anche se so che è sbagliato e perciò non lo dico a nessuno, mi piace la cosa dell’adulto che è supino perché, se vuoi riflettere, è proprio così: gli adulti sono supini ed io non voglio essere supino, voglio essere libero, cazzo.

Avete notato che quando noi ragazzi facciamo qualcosa di sbagliato il genitore che ci fa la ramanzina dice all’altro tuo figlio e non dice mai nostro figlio? Cioè, se la ramanzina la fa mia madre, io sono solo figlio di mio padre; se la cazziata la fa mio padre, allora sono solo il figlio di mia madre. Tuo figlio, non nostro figlio. È come se la colpa delle nostre sbravazzate fosse una volta del padre e una volta della madre, a seconda di chi ci fa il predicozzo.

E poi vi dico un segreto che non lo sa neppure Marta, però non gliela dite, per favore, mi vergogno, A me quella piegolina mi piaceva molto, così a volte sbagliavo apposta per vedere il suo sorriso e poi facevo finta che mi ero ricordato come si traduceva la frase e così lei mi scompigliava i capelli e io sentivo ancora il suo profumo che mi faceva squagliare tutto come il gelato quando fa caldo. Questa cosa dello squagliamento ve la devo spiegare bene così voi capite. Io non sono un gelato e quindi non posso squagliarmi perché io sono un ragazzo e i ragazzi non si squagliano. Ok? Quando io l’ho detto a Giona, lui mi ha chiesto se sapevo che cos’era questo squaglio cioccolatoso e se sapevo spiegarglielo. Una parola! Il fatto è che questa cosa avviene dentro e non fuori, così nessuno la può vedere. Immaginate che vi sciogliete dentro e che fuori restate scortosi, Se toccate la scorza, voi dite cazzo, com’è dura; invece se rompete la scorza, voi vedete dentro una cosa molliccia che può fare anche schifo se non l’assaggiate. Però, se l’assaggiate, scoprite che è buonissima e ha anche un buon profumo tipo quando vi preparate il Ciobar con la bustina che ci ha un buon odore, Allora Giona diceva che questa è una metafora come quando dite a qualcuno sei uno stronzo, che in realtà lo stronzo vero è tipo un salsicciotto di merda che fa pure schifo e nessun ragazzo è veramente un salsicciotto di merda, anche se è uno stronzo, non so se avete capito. Adesso Giona diceva che dovevamo trovare un nome vero allo squaglio perché questo nome esiste ed è anche una cosa molto comune che ci hanno tutti e che, per farla breve, si squagliano tutti. Secondo lui, se noi diciamo i veri nomi delle cose, poi stiamo meglio. I nomi sono importanti per stare bene.

si bara per vincere, non per perdere.

Poi succede e io non potevo farci nulla perché, vedete, le cose succedono e tu non puoi farci nulla perché non è qualcosa come, tipo, l’omicidio premeditato che tu pensi di fare l’omicidio, tipo, molto tempo prima di commetterlo e organizzi tutto per tempo e poi commetti il delitto, tipo, a sangue freddo, che poi è una cosa crudele, io così la penso.

Anche questa cosa che al cuor non si comanda è una cazzata. Nessuno può dire al cuore fermati e quello si ferma. Il cuore non obbedisce ai comandi e questa è una cosa naturale, cioè scontata e dunque è inutile dirla perché è così e basta.

uno può pensare con la testa propria, ma la maggior parte delle persone pensa con la testa degli altri (…) Pensare con la testa propria è più difficile, pensare con la testa degli altri è la cosa più facile del mondo.

Ci sono due Riccardo, quello di Eminem e quello del jazz. Quale dei due è quello autentico? Il secondo, che poi sarebbe quello che pensa con la testa sua e non con la testa degli altri. Lui dice che, in effetti, per tutti è così, cioè c’è un io che deve dar conto agli altri e un io che deve dar conto solo a se stesso. E allora io gli domando: perché uno non può essere solo se stesso? Sapete che mi ha risposto? Tipo, per quieto vivere, una cosa che significa che tu non ti puoi mettere contro la maggioranza perché la maggioranza vince sempre.

Giona mi ha spiegato questa cosa del conformismo e del pregiudizio, che sono tipo due gemelli che si somigliano. Cioè, quando tu vuoi essere come gli altri, sei conformista e questo cazzo di conformismo è il gemello del pregiudizio. Cioè la maggior parte delle cose che pensiamo non sono generate dalla nostra mente, ma dalla mente degli altri. Vuol dire che sono credenze, non verità. Vado piano perché, non so come spiegarvi, mentre le cose le dico a voi anche io le capisco meglio. La credenza è quello che uno crede, ma quello che uno crede non c’è nessuna prova che è vero.

tutto quello che ti circonda è fatto dagli uomini e per gli uomini non esistono gli uomini perfetti.

Certe volte gli esseri umani sono così smarriti che hanno bisogno di un sostegno e forse si aggrappano a qualsiasi cosa.

tutto ciò che germoglia è il trionfo della vita sulla morte. Dobbiamo rispettare i germogli, se vogliamo che la pianta cresca bella e rigogliosa.


Katia Ciarrocchi


www.liberolibro.it


 
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