Il
centenario che saltò dalla finestra e scomparve –
Jonas Jonasson – Bompiani – Pagg. 452 – ISBN
9788845296758
– Euro 13,00
Divertente,
surreale, coinvolgente, un libro davvero molto intelligente.
“Il
centenario che saltò dalla finestra e scomparve” è
il libro perfetto per superare il blocco del lettore.
Narra
le vicende di Allan Karlsson, che alla vigilia del suo centenario
decide di fuggire dal luogo dove è stato recluso: una casa di
riposo. Allan non ha un piano, non ha una meta e colpa di una valigia
grande e pesante, gli avvenimenti si susseguono casualmente, come
sono casuali gli incontri con i suoi compagni di avventura: peripezia
inusuale con intoppi di tutti i generi e nel mezzo omicidi e morti
casuali, surreale in tutte le sue sfaccettature, ma proprio questo
affascina il lettore.
In
realtà Il centenario che saltò dalla finestra la
definirei una biografia di Alla Karlsson, narrata con sbalzi
temporali tra presente e passato e i tanti flashback che riportano
avvenimenti storici con descrizioni bizzarre di personaggi come
Truman, Franco, Mao e Stalin.
A
mio avviso questo libro è proprio una bella ricerca stilistica
dove fantasia e storia si trovano a viaggiare abbinati a colpi di
scena e cambio continuo di sfondo.
Una
narrazione divertente che non annoia mai, un libro che fa riflettere
molto sulla terza età e quando essi possono vivere la vita da
veri protagonisti nonostante, spesso, gli impedimenti e/o limitazioni
fisiche.
Citazioni
tratte da: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Con
ai piedi le sue pantofole pisciose (quando urinano, gli uomini d’età
avanzata raramente riescono a raggiungere un punto che vada più
in là delle proprie scarpe), il vecchio si incamminò
per la sua strada.
La
vendetta non è una bella cosa. La vendetta è come la
politica: si accanisce fino a quando il brutto diventa peggio e il
peggio diventa ancora peggio.
Non
‘è niente di più hot di una macchina che dimostra
la metà dei suoi chilometri.
“Guardati
dai preti, figlio mio. E da quelli che non bevono acquavite. La
categoria peggiore, poi, sono i preti che non bevono
acquavite.”
“Guardati
dagli ubriaconi. Avrei dovuto farlo anch’io.”
Crescendo,
il ragazzo aveva elaborato una sua idea al riguardo. Secondo lui
preti e politici erano della stessa pasta, indipendentemente dal
fatto che fossero comunisti, fascisti, capitalisti o chissà
cosa. Condividere pienamente l’opinione paterna per cui la
gente come si deve non beveva succo di frutta, e quella materna per
cui non bisognava perdere la testa anche se si era alzato un po’
il gomito.
In
fatto di fede aveva sempre pensato che, non avendo certezze, tanto
valeva tirare a indovinare.
…partendo
dal presupposto un po’ limitativo che se non si aveva niente da
dire era meglio non dire niente.
…la
verità era molto più semplice da sostenere del suo
contrario.
Talvolta
capita che si dia fiato alla bocca mentre il cervello è ancora
spento…
“Ma
cosa significa essere innocenti? Dipende dal modo in cui si vedono le
cose.”
La
sua esistenza era stata eccitante ma niente durava in eterno, a parte
l’idiozia umana.
Katia
Ciarrocchi
www.liberolibro.it
|