Viva
la vida! - Pino Cacucci –
Feltrinelli – Pagg. 77 – ISBN 9788807883491
– Euro 7,00
Questo
libricino di appena 77 pagine nasce come monologo teatrale mai andato
in porto, cosicché Pino Cacucci decide ugualmente di
condividerlo con un pubblico: quello dei lettori.
Viva
la vita dovrebbe ripercorrere le tappe più importanti della
pittrice messicana Frida Kahlo, ma io sinceramente non sono riuscita
a coglierne l’essenza.
Cerco
di spiegarmi meglio.
Frida
è una delle artiste più affascinanti e combattiva che
ho avuto modo di apprezzare, con una vita travagliata ma vissuta con
grande passione, che è riuscita a riprodurre, in tutte le sue
espressioni, nell’ arte. Passione, tragedia, dolore e
attaccamento alla vita, sentimenti che hanno caratterizzato Frida
Kahlo, impulsi che io non sono riuscita a cogliere tra le pagine di
Cacucci.
Il
libro è suddiviso in due parti: Frida si rivolge al lettore e
ripercorre i suoi sentimenti, l’autore ripercorre in poche
parole la vita di Frida, e l’essenza dell’essere come
tale? È proprio la parte della donna fragile ma con due
attributi tanto, la guerriera che nonostante tutte le difficoltà
porta a casa il risultato, proprio l’artista mi è
mancata.
Forse
la mia immaginazione non mi ha permesso di vedere con la mente quello
che magari avrei apprezzato su un palcoscenico.
Purtroppo,
e mi ripeto visto che vado controcorrente rispetto ai tanti che hanno
letto e apprezzato il libro, a me è mancata l’anima di
Frida Kahlo, quella che tanto ho amato e amo.
Citazioni
tratte da: ¡Viva
la vida!
La
morte può essere crudele, ingiusta, traditrice… Ma solo
la vita riesce a essere oscena, indegna, umiliante.
Che
beffa. Nessuna vita è facile, lo so. Ma ce ne sono alcune che
sembrano una presa in giro. A volete, spero davvero che siano degli
dèi, qualche divinità capricciosa, a prendersi gioco di
noi, perché se tutto questo fosse soltanto casualità,
allora… sarebbe intollerabile!
Ma
a che mi servono le gambe, se ho le ali per volare… Frida
Kahlo
Io
non sono malata. Sono a pezzi.
Io
non ho narrato il dolore dipingendo l’universo di me stessa,
perché il dolore non si può raccontare.
Il
dolore è un urlo lacerante, un ruggito a denti stretti, una
litania di gemiti, un delirio di parole spezzate, frantumate…
Parole
mutilate dal dolore.
Io
ho dipinto solo me stessa, perché si è soli nella
sofferenza, perché la sofferenza genera solitudine.
La
pazzia non esiste. Quante volte avrei voluto fare quello che mi
pareva nascondendomi semplicemente dietro il velo della pazzia…
Ma la pazzia non esiste.
Siamo
gli stessi che eravamo e che saremo. Senza dover contare sul destino
idiota.
Si
può provare odio per le proprie sensazioni?
Si
può odiare il dolore?
Io
non ho odiato il dolore, eppure… contro di lui ho lottato, ho
combattuto, ho vinto e ho perso battaglie quotidiane.
Ma
è la stanchezza ad aver vinto la guerra.
I
cambiamenti ci sconcertano, ci terrorizzano, perché noi
cerchiamo la calma, la pace, perché noi anticipiamo la morte
morendo in ogni istante della nostra vita.
Poi,
la somma la chiamiamo DIO, oppure LIBERTÀ…
Io
l’ho chiamata AMORE.
Katia
Ciarrocchi
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