Semi
nudi – Franca Canapini - puntoacapo
– Pagg. 130 – ISBN 978-88-31428-33-0
– Euro 15,00
Risulta
coinvolgente e piacevole la lettura del libro “ Semi nudi”
di Franca Canapini per quella mistura di realtà antica, sogno,
magia e consapevolezza esistenziale moderna presente
dalla prima all’ultima pagina, con il tutto
rappresentato attraverso un linguaggio poetico di
grande efficacia, bellezza e musicalità.
Il
fil rouge che lega il libro, specialmente nella prima
sezione, è un ritorno dell’autrice ad uno stato antico
di purezza e Grazia nella natura e nella propria armonia vitale con
un tuffo rigenerante e amorevole verso il mondo, insomma un approdo
ad una felice e antica innocenza dopo essersi depurata da
ogni contaminazione ambientale e di convivenza esterna.
Una
sorta di legame con tutto ciò che la
circonda in modalità poetica, ossia un vivere
poeticamente la vita.
L’autrice
e la natura si legano dunque in profonda simbiosi ed in un
rinnovato ritorno alle origini, a quel suo seme
nudo della terra appunto, ossia ad una antica e arcana
bellezza.
I
temi cari da sempre all’autrice come la Natura, il Mito,
particolarmente nella prima sezione dal titolo” Un
anno a passi leggeri sulla terra” si
manifestano ma in una nuova luce di splendori
misti a riflessioni sul senso dell’esistenza, in cui si prende
atto delle fragilità dell’uomo e del suo
destino nell’universo.
E
così la splendida e mitica rappresentazione dei paesaggi e
delle stagioni, riportata al suo originario splendore dai ricordi si
carica di una matura e consapevole nota di limitatezza, di
inquietudine in cui anche il senso della morte emerge
donando un particolare e maturo fascino alla sua
scrittura.
Davvero
interessante scorrere le pagine di questo volume e restare sorpresi
da come la tensione emotiva resti sempre alta sezione dopo
sezione .
Architrave che
regge il narrato e fondamentale supporto a questo interesse di
lettura è rappresentato dal linguaggio poetico utilizzato
dall’autrice, che si esalta in due tonalità.
Nelle
prime due sezioni con una sorta di composta, equilibrata
continua e variegata stupefazione di fronte agli orizzonti
e agli accadimenti della sua terra, caricata di cromie e fragranze
che non scade mai in sentimentalismi sterili ma che anzi induce ad
una dolce riflessione e dove i versi risuonano di una pacata
solennità, mentre nelle altre sezioni il verso si
impreziosisce con l’accesso ad un mondo onirico segreto e
surreale che sorprende e affascina.
Si
avverte senza dubbio di come la Canapini abbia la capacità di
calarsi profondamente in una ipnotica fusione con ciò che
descrive, di trasmutare con vera poesia la realtà esterna e di
accedere a mondi afferenti a surreali fantasie, sempre con piena
musicalità.
La
raccolta affronta una ricca una carrellata di tematiche, un
percorso a 360 gradi nella personalità
umana e poetica dell’autrice , presenta un DNA
personale attraversato da non solo amore e pietas ma anche di spazi
arcani di espressione della parola.
Ma
entriamo nel dettaglio delle sezioni:
la
prima ( la più corposa come opere presenti) apre
con una bella citazione da Tito Lucrezio Caro ( dal De rerum natura)
ed è esplicitamente un felice ritorno, dopo la pandemia, alla
sua natura selvatica dove abitano affascinanti ricordi
colmi di colori e fragranze, fauna e flora che teneramente si
uniscono in un territorio materno e dolce.
Una
semplice e trionfante felicità di epifanie
riacquistate talora attraversa i versi
dell’autrice che si ritrova immersa nel suo quotidiano spazio
naturale di giorni e stagioni d’un tempo passato che ritorna
mitizzato e incantevole.
Versi
comunque non esenti da venature attraversate dal dubbio e
dall’incertezza sul divenire degli anni e delle stagioni sulla
fragilità e decadimento degli uomini e della
natura.” Chi siamo noi ombre in cammino, scrive
e ancora i bellissimi versi: Come foglie noi/ accesi di
bellezza, spenti di energia…./
Scorrono
dunque paesaggi, borghi, piane , cromie di albe e
tramonti, silenzi e casolari abbandonati, momenti e scatti
fotografici di quell’antico quotidiano nella
loro arcana bellezza.
Significativa
è la poesia “ Kairos” della
prima sezione a pagina 40, quando cita: “Arriva sempre il
momento giusto dopo il tormento e la bufera/”.
Nella
seconda sezione intitolata “Con dedica” la
poesia si fa memoria viva e nostalgica di volti e persone scomparse,
anche in modalità traumatica, ricordo di figli e
giovani con cui confrontare il tempo di ieri con quello di oggi
sempre in un’ottica di amorevole accettazione del prossimo e
condanna della violenza; una poesia simbolo di questa sezione è
la bellissima: “ Chiedilo al ciliegio”,
dedicata ai foreign-fighters .
Nella
terza e quarta parte la Canapini da una svolta
introspettiva e particolarmente onirica alla sua poesia, rendendola
maggiormente complessa, frastagliata e innovativa nel fraseggio
poetico.
Dapprima
con “Nella casa della matrioska” e
successivamente con “La Sibilla del sogno”.
Una
immersione alla ricerca di sé stessa direi, talora con
divertita partecipazione e nel mondo della fantasia dove
scrive: “ Sono matrioska/nel mio palazzo di sette
stanze/con sette porte comunicanti”e concludendo dopo aver
visionato le varie stanze del palazzo con : “ Ma nella
settima, infine/ sono seme nudo- fluisce l’acqua / dalla
sorgente dell’intimità”.
Si
fa forte il suo rifiuto di una realtà che non le appartiene e
chiaro il suo accesso ad un inconscio surreale e purificato,
attraverso una suggestiva successione di versi che
caratterizza soprattutto l’ultima sezione del libro, appunto:
“ La Sibilla del sogno”.
Qui
torna a farsi sentire la sua voce di bambina e si attua
una sua netta separazione dal corpo, con una
caduta in una trance simile a un vortice che
conduce a territori di smarrimento, sogno,
fiaba, e filastrocca, cadenze ipnotiche come nelle liriche
“Blu flamenco” e “ DéJà vu “.
Concludendo
insomma questo libro veramente lodevole si può definire una
silloge trascinante di notevole interesse letterario per i contenuti
espressi ed i versi che li sorreggono, pura espressione del sogno
dell’autrice di riconquistare antichi valori e
perdute leggerezze, ritornando così ai semi nudi della sua
terra, a quell’antico solenne silenzio che la
caratterizza, alla sua ancestrale fragranza.
Carmelo
Consoli
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