L’arte
di legare le persone – Paolo Milone –
Einaudi – Pagg. 191 – ISBN 9788806246372
– Euro 18,50
L’arte
di legare le persone è il memoir di Paolo Milone, un libro che
mi ha riempito gli occhi di speranza.
Milone è
psichiatra, e narra la sua esperienza lavorativa ed emotiva, ma senza
spersonalizzare le persone con problemi psichici, come spesso succede
nel campo delle malattie mentali. Milone mostra un’attenzione
alla persona che rigenera il cuore, il paziente non è un
animale da laboratorio, ma è un essere umano che ha bisogno di
qualcuno che non lo guardi con diffidenza per le sue
stranezze.
L’arte di legare le persone è uno
squarcio nell’anima perché si sente tutto il malessere
racchiuso nel reparto, si avverte il corpo a corpo tra
medico-paziente, si sente il rumore lancinante del mazzo di chiavi
che apre e chiude i portoni, si ascolta la difficoltà nel
riuscire ad entrare in simbiosi con chi vive una realtà
distorta o comunque “diversa” da tutti gli altri, e
questo credetemi è un urlo disperato che fuoriesce da ogni
singola parola.
Paolo Milone con frammenti di prosa lirica
riesce a raccontare un mondo intero, riesce a rappresentare la
comunicazione verbale e non verbale tra medico e paziente, riesce a
mettere in risalto i difetti di sé stesso e dei colleghi che
attraverso piccoli errori crescono per riuscire a dare il meglio a
chi ha bisogno di aiuto e di affetto.
…Per
diventare psichiatri basta avere un genitore, un nonno,
un
po’ matto, anche un pochino,
e
volergli abbastanza bene.
I
matti sono nostri fratelli. La differenza tra noi e loro
È
un tiro di dadi riuscito bene.
Proprio
questo pensiero fa la differenza, di chi sta dietro la scrivania ad
accogliere il paziente; l’accoglienza è il momento più
importante è quell’abbraccio virtuale che fa sentire il
paziente al sicuro, che instaura quel legame/simbiosi che sicuramente
è l’anticamera per un percorso costruttivo, dove le
difese di chi ha problemi psichici si abbassano, lasciando la porta
socchiusa per intraprendere un cammino di fiducia per affrontare i
mostri che abitano il malato.
Io sono del parere che in campo
psicologico non si possano trattare le persone con gli stessi
protocolli, ma si deve avere la capacità di riuscire a
penetrare e stabilire un contatto con l’altro.
Milone si
racconta attraverso creature in bilico, attraverso sofferenze che
troppo spesso, ancora oggi, ghettizzate, sofferenze che i molti
tengono lontano per paura di “infettarsi”: Milone mostra
la fragilità e la difficoltà di chi prova a “rientrare”
nel range del vivere dignitosamente.
L’arte di legare le
persone esce da tutti i canoni tradizionali di narrativa, riesce a
narrare un mondo di dolore riportando l’attenzione su argomenti
difficili da comprendere.
La delicatezza e la capacità di
abbracciare con le parole rende l’universo psichiatrico un
pianeta nuovo, dove niente è perso e tutto è possibile
nonostante le sue difficoltà.
L’arte di legare le
persone è un libro che consiglio soprattutto per
sensibilizzare, perché purtroppo ne abbiamo bisogno visto che,
ancora oggi, releghiamo ai margini chi è affetto da queste
problematiche.
Citazioni
Tratte da: L’arte di legare le persone
Avendo
fuggito ogni altro lavoro per paura, mi ritrovo a fare il lavoro che
fa più paura a tutti.
Gli
euforici sono ambiziosi, sfrontati e instancabili, l’euforia
aiuta a fare carriera.
Però
appena raggiunta una posizione si annoiano e, invece di dirigere, si
guardano intorno: Cosa faccio io qua?
Pensano
già a dove trasferirsi.
E’
il loro limite, hanno bisogno di muoversi.
Ecco
perché i dirigenti credono, in buona fede e ignoranza, che i
pazienti amino lo spazio. Lo spazio ha per loro un valore positivo in
assoluto.
Ma
non è così.
Entro
in enormi stanze vuote,
vedo
il paziente in lontananza nel suo letto,
attraverso
metri cubi di niente,
gonfiati
di follia, dove infiniti mondi coesistono,
e,
dopo prolungato viaggio nel silenzio,
giungo
nell’isola della disperazione,
mentre
il padrone ha giù svegliato i cani
e
sguainato il coltello.
Quando
arrivo sono stanco e indifeso.
Non
so più cosa dire, né cosa fare.
Mi
conviene indietreggiare verso terra sicura,
abbandonando
questa scialuppa nel mare infinito.
La
follia è un giardino dove abbevero i miei cavalli stanchi,
sciolgo i calzari, siedo all’ombra,
e
lascio riposare lo sguardo su colline lontane.
Se
non hai mai provato il dolore psichiatrico,
non
dire che non esiste.
Ringrazia
il signore e taci.
C’è
chi ritiene che il ricovero in Psichiatria sia la cosa più
brutta al mondo. Talvolta la vita è ancora più
brutta.
Gli
animali feriti si nascondono in una tana e si leccano le
ferite:
Psichiatria
è una tana.
Psichiatria
è urla e pianto muto.
Se
vedo qualcuno che si sporge,
offro
la mano per non farlo cadere,
e
mentre lo tengo gli chiedo cosa vede.
Sono
un vigliacco:
io
guardo l’abisso con gli occhi degli altri.
Per
fare questo mestiere, anche nudo hai tutto con te.
Giulia,
ogni volta che soffri nella vita stai imparando qualcosa, già
provato da altri in passato e che altri in futuro proveranno.
Per
lo psichiatra la vita e come il maiale: non si butta via niente.
Non
usare con me parole nuove, moderne, appena nate,
camminano
a quattro zampe, si infilano dappertutto
e
le trovi dove non possono stare.
Non
usare con me parole vecchie, auliche, importanti,
paiono
voler dire chissà che ma poi non dicono nulla.
Non
usare con me parole di altri, appena udite e subito imparate,
io
mi distraggo e guardo dalla finestra
più
interessato al gracidare delle rane.
Non
usare con me altre parole che non siano le tue.
Le
accoglierò come ospiti care in ritardo a una festa,
sbatterò
la pioggia dai loro vestiti, riporrò i loro ombrelli
e
le farò accomodare in salotto.
I
primi anni pensavo anche che la vita si guarisse con la testa.
Io
so fare delle cose che non so descrivere.
Altri
sanno descrivere delle cose che non sanno fare.
Io
vorrei dirti: Lucrezia, prima guarisci e poi credi.
Ma
a te, che non guarisci mai,
non
resta che tentare di credere, tra il bisogno e la paura.
Facile
credere per i sani, che non credono a nulla.
È
che siamo muri spessi, belli alti.
Perdona
il passato è passato.
Più
contegno in questa nuova vita.
Qual
è il momento giusto per morire? Più in là.
L’arte
di legare le persone.
Legare
le persone a letto.
Legare
le persone a te.
Legare
le persone alla realtà.
Legare
le persone a se stesse.
Legare
le persone è un’arte.
Inconoscibile.
Poetico
è il mal d’amore, il rimpianto, il lutto,
poetico
è il dolore tragico che trova ragione, vendetta,
riscatto,
impoetico
è questo dolore, monotono, lento, insaziabile,
sequestratore.
Poetica
è la nostalgia, impoetica la depressione.
Poetica
è la fantasia, impoetico il delirio.
Poetico
è il timore, impoetica l’ansia.
Poetico
il desiderio, impoetica la dipendenza.
La
poesia non frequenta la Psichiatria, si ferma sulla soglia.
Dove
non entra la vanga della poesia, zolle dure, secche, infertili e
fredde.
Noi
ci occupiamo del dolore impoetico.
Non
cercare la consapevolezza totale di esistenza:
ognuno
vive nella nebbia più o meno fitta.
Scegli
il tuo posto sul pendio, e tira su casa.
Il
desiderio nulla conta difronte all’umore,
è
la bandieruola sbattuta dal vento.
In
una prigione infinita, io mi sentivo libero.
Katia
Ciarrocchi
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