Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
 

  Letteratura  »  Il soccombente, di Thomas Bernhard, edito da Adelphi e recensito da Siti 29/01/2022
 
Il soccombente – Thomas Bernhard – Adelphi – Pagg. 186 – ISBN 9788845914935 – Euro 10,00


Mutilati si sopravvive


Il mondo è pieno zeppo di mutilati”

Romanzo apparso in Germania nel 1983, inaugura una trilogia dedicata all’arte e composta da “A colpi d’ascia” e “Antichi maestri”, dedicati rispettivamente al teatro e alla pittura, mentre questo scritto tratta della musica.
In realtà essa vi appare come mero elemento contestuale, indirettamente attraverso la finzione letteraria che le regala statuto da protagonista mescolando il dato reale: la grandezza del genio artistico di Glenn Gould, sintetizzata nelle “Variazioni Goldberg” di Bach, con il dato fittizio: la voce narrante e Wertheimer, il Soccombente, che con lui entrano in contatto.

Il narratore è fumoso, indefinito, irrisolto e alle prese con un dato di fatto, si sta accomodando nella vecchia locanda già frequentata con i suoi amici, dopo essere rientrato dal funerale di Wertheimer, morto suicida. Il suo lungo monologo assume subito la forma di pensiero intercalato ossessivamente dalla parola ”pensai” e mentre ripercorre la storia di questa atipica amicizia intellettuale, assistiamo allo sforzo di ricostruire una dissoluzione umana. Il suo obiettivo pare essere quello, in fondo, di farsi una ragione di quel gesto estremo. Lui stesso, promettente concertista prima del corso di Horowitz a Salisburgo, si ritrova a indagare le ragioni, in fondo, di tre fallimenti. Il primo è il suo: unico dei tre ancora in vita, ambisce a scrivere la biografia del grande Glenn Gould e si ritrova invece a scrivere di Wertheimer. Il secondo è quello di Glenn Gould, morto di musica quindi in certo senso fallito, schiacciato dall’arte. Ultimo è quello di Wertheimer, apparentemente il più cocente.

La costruzione della narrazione, come già da me constatato in “Antichi maestri” è geniale, lo stile, acido e dissacrante, un vero piacere, il contenuto gradevole, la sostanza invece immateriale, sfuggente, difficilmente catalogabile. Se dovessi esprimere in poche parole il contenuto di questo scritto direi che è la storia di tre destini schiacciati da un estremo senso di appartenenza all’arte: Gould per via della sua genialità, il narratore-Bernhard per l’estremo senso di inconcludenza che lo condanna alla scrittura, e infine il soccombente per via del suo contesto familiare.
Nel romanzo insomma si intrecciano tutti i motivi che stanno alla base della narrazione tipica dell’autore, geniale compromesso che gli permette di sopravvivere, beffardamente, su tutti, benché non perfettamente integro nemmeno lui.


Siti

 
©2006 ArteInsieme, « 013948895 »