Il
soccombente – Thomas Bernhard – Adelphi –
Pagg. 186 – ISBN 9788845914935
– Euro 10,00
Mutilati
si sopravvive
“Il
mondo è pieno zeppo di mutilati”
Romanzo
apparso in Germania nel 1983, inaugura una trilogia dedicata all’arte
e composta da “A colpi d’ascia” e “Antichi
maestri”, dedicati rispettivamente al teatro e alla pittura,
mentre questo scritto tratta della musica.
In
realtà essa vi appare come mero elemento contestuale,
indirettamente attraverso la finzione letteraria che le regala
statuto da protagonista mescolando il dato reale: la grandezza del
genio artistico di Glenn Gould, sintetizzata nelle “Variazioni
Goldberg” di Bach, con il dato fittizio: la voce narrante e
Wertheimer, il Soccombente, che con lui entrano in contatto.
Il
narratore è fumoso, indefinito, irrisolto e alle prese con un
dato di fatto, si sta accomodando nella vecchia locanda già
frequentata con i suoi amici, dopo essere rientrato dal funerale di
Wertheimer, morto suicida. Il suo lungo monologo assume subito la
forma di pensiero intercalato ossessivamente dalla parola ”pensai”
e mentre ripercorre la storia di questa atipica amicizia
intellettuale, assistiamo allo sforzo di ricostruire una dissoluzione
umana. Il suo obiettivo pare essere quello, in fondo, di farsi una
ragione di quel gesto estremo. Lui stesso, promettente concertista
prima del corso di Horowitz a Salisburgo, si ritrova a indagare le
ragioni, in fondo, di tre fallimenti. Il primo è il suo: unico
dei tre ancora in vita, ambisce a scrivere la biografia del grande
Glenn Gould e si ritrova invece a scrivere di Wertheimer. Il secondo
è quello di Glenn Gould, morto di musica quindi in certo senso
fallito, schiacciato dall’arte. Ultimo è quello di
Wertheimer, apparentemente il più cocente.
La
costruzione della narrazione, come già da me constatato in
“Antichi maestri” è geniale, lo stile, acido e
dissacrante, un vero piacere, il contenuto gradevole, la sostanza
invece immateriale, sfuggente, difficilmente catalogabile. Se dovessi
esprimere in poche parole il contenuto di questo scritto direi che è
la storia di tre destini schiacciati da un estremo senso di
appartenenza all’arte: Gould per via della sua genialità,
il narratore-Bernhard per l’estremo senso di inconcludenza che
lo condanna alla scrittura, e infine il soccombente per via del suo
contesto familiare.
Nel
romanzo insomma si intrecciano tutti i motivi che stanno alla base
della narrazione tipica dell’autore, geniale compromesso che
gli permette di sopravvivere, beffardamente, su tutti, benché
non perfettamente integro nemmeno lui.
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