Lessico
famigliare – Natalia Ginzburg – Einaudi –
Pagg. XVI-280 – ISBN 9788806219291
– Euro 12,00
Parole...parole...parole...
Prendere
in mano questo libro significa, di diritto, aprire la porta di una
casa o meglio di più abitazioni, quelle abitate dalla famiglia
Levi; significa vivere la vita di quella famiglia, far proprio il suo
linguaggio e partecipare appieno a tutti gli scambi comunicativi che
rappresentano un vero e proprio codice di relazioni. Attraverso le
parole infatti si aprono infiniti scenari, e quelli che si
cristallizzano all’interno della nostra primissima comunità
sociale, lo sappiamo, sono i più potenti. Le parole
trasmettono emozioni, giudizi, conoscenze, letture della realtà,
si imprimono nella nostra memoria uditiva non solo come lemmi ma
anche come inflessioni, come toni, come identità primaria. Il
lavoro della scrittrice è quindi un corrispondente degno della
ricerca proustiana che partiva da stimoli olfattivi per acchiappare
il ricordo e fissarlo per sempre. Posso garantire però che
fissare le parole esercita altrettanto fascino e chi ha amato Proust
non può non amare Ginzburg. La prospettiva è quella di
una figlia che rappresenta e fissa soprattutto i suoi genitori
attraverso una linearità cronologica frammentata: a grandi
linee segue il criterio temporale della sua crescita e del loro
invecchiamento, di fatto le tappe del suo percorso personale sono
taciute, impietosa ellissi narrativa che lascia un po’ l’amaro
in bocca, mentre i percorsi dei fratelli e della sorella sono
inseguiti e rappresentati nel dettaglio. Di lei tace quasi tutto:
adolescenza, matrimonio, figli, vedovanza e secondo matrimonio
appaiono solo come dati, in prospettiva vengono amplificati solo e
unicamente da come i suoi genitori li interpretano rimandando a lei
una loro lettura, appunto, attraverso le parole. Una lettura
confortante, divertente- i genitori sono tra i più bei
personaggi della letteratura italiana- istruttiva nel suo riportare
il clima culturale che diede il via alla stagione neorealista o
quello economico del secondo dopoguerra o ancora quello impietoso del
fascismo e delle sue repressioni. Un memoir fonico ricco di presenze-
assenze ( prima fra tutti Pavese) che permette a tutti di capire lo
scorrere quotidiano dell’esistenza, simile in fondo per tutti…
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