Umiliati
e offesi – Fedor Dostoevskij – Einaudi –
Pagg. 380 – ISBN 9788806238117
– Euro 13,00
Soccombono
Romanzo
pubblicato a puntate nel 1861 sulla rivista "Vremja", la
prima grande fatica dopo il ritorno dalla Siberia, alle spalle già
l’esordio con “Povera gente”, caso letterario nel
1844, e “Il sosia”, l’anno successivo. Avendo una
buona base autobiografica, la voce narrante è infatti uno
scrittore alle prime armi, Ivan Petrovi?, può risultare
interessante per chi ama lo scrittore: Vanja infatti è il
giovane Dostoevskij, preso e perso nella scrittura, in continua lotta
con essa che lo sfama ma lo attanaglia. Le atmosfere sono quelle
laide della Pietroburgo dove lo scrittore cerca casa e prende
fortuitamente quella lasciata libera da un vecchio che gli muore tra
le braccia per strada. Proprio la scena magistrale della morte del
vecchio Smith avvia la vicenda che si chiude ad anello dopo quattro
lunghe sezioni e un didascalico epilogo; il tutto demandato a
un’ampia analessi prima del congedo non rappresentato dalla
voce narrante che, ripercorrendo il suo ultimo anno di vita, ci
preavvisa della sua imminente morte. L’appartamento liberato è
il luogo che gli ha permesso di incontrare la piccola nipotina di
Smith che cerca il nonno e alla quale rivelerà il triste
destino; la narrazione però darà modo di capire che è
in realtà è proprio la piccola Nelly a subire
maggiormente la condizione di umiliazione e di offesa a cui si
riferisce il titolo. E mentre si viene a conoscenza della sua triste
vicenda biografica, opportunamente frazionata nel corso della
narrazione, si ha modo anche di conoscere maggiormente Vanja. Non è
solo un giovane scrittore in cerca di sistemazione, povero e in
perenne affanno, è anche un ragazzo non corrisposto nel suo
amore per Nataša la quale ama il ricco Alëša,
figlio del malvagio principe Valkovskij, che ha decretato la rovina
economica della sua modesta famiglia. La trama permette di intuire
che il modulo narrativo di appartenenza è quello del più
classico feuilleton, a tratti davvero esagerato e disturbante, eppure
il lettore più accorto vedrà in nuce la superiorità
della penna capace di scandagliare l’animo umano e di creare
personaggi che si affannano “sotto il greve cielo
pietroburghese” ignoti al “frenetico tumultuare della
vita” e nettamente contrapposti al ricco mondo nobiliare. Tutto
sommato una lettura necessaria anche se non sempre gradevole.
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