La
fattoria degli animali – George Orwell –
Mondadori – Pagg. 144 – ISBN 9788804719052
– Euro 13,00
Un
classico imperdibile del novecento
Scritto
tra il novembre del 1943 e il febbraio del '44, il testo
satirico-allegorico “La fattoria degli animali” vide la
pubblicazione in patria solo alla fine della guerra dopo la
travagliata ricerca di un editore, mentre la prima edizione italiana
comparve nel 1947. Fu lo stesso George Orwell, al secolo Eric Arthur
Blair, a parlare della faccenda, e delle difficoltà incontrate
nel proporre l'opera, in un breve saggio dal titolo particolarmente
significativo, “La libertà di stampa”, che
sottolinea più che altro i meccanismi di autocensura in un
Paese libero e democratico come l'Inghilterra dell'epoca.
Il
libro prende di mira, neanche troppo velatamente, il regime sovietico
e non c'è da stupirsi del tirarsi indietro da parte degli
editori inglesi interpellati, magari dopo essersi consultati con il
Ministero dell'informazione, poiché Stalin era allora un
alleato della Gran Bretagna nella guerra contro il nazismo. Come ben
sappiamo, con la fine del conflitto mondiale le condizioni politiche
mutarono. E se il primo ministro Winston Churchill pronunciò
per davvero le parole “abbiamo ucciso il maiale sbagliato”,
alludendo al fatto che, morto Hitler, il dittatore sovietico fosse il
porco superstite, ci sarebbe da sorprendersi nel constatare come la
categoria suina trovi ampio spazio all'interno di questa geniale
narrazione orwelliana.
La
trama in sintesi: la Fattoria Padronale del signor Jones si
trasforma, attraverso un'improvvisa rivoluzione, in Fattoria degli
Animali, libera dalla presenza umana e autogestista dalle stesse sue
bestie. I capi indiscussi della rivolta sono due scaltri maiali,
Napoleon e Palla di Neve; il primo finisce per fare le scarpe al
secondo e da quel momento la rivoluzione inizia a prendere per
davvero una bruttissima piega. Slogan, discorsi retorici e
menzogneri, marce e parate, sempre più duro lavoro e razioni
di cibo insufficienti per gran parte dei “compagni” che,
per quanto “eguali”, non sono però eguali allo
stesso livello di altri. A tutto ciò, si aggiunge a poco a
poco il culto del leader, cioè del verro Napoleon che, dopo
essersi sbarazzato a tradimento del potenziale avversario con cui non
aveva intenzione di dividere il potere, impone un regime basato sul
controllo e sulla paura, circondandosi oltretutto di fedeli cani
ferocissimi. Infine, l'avvicinamento sempre più palese da
parte dei maiali alle abitudini umane segna (in peggio) il destino
della rivoluzione.
Una
critica dissacrante, quella di Orwell, un'aperta condanna della
società comunista e stalinista. La prosa è molto
scorrevole e, inizialmente, strappa anche qualche risata che, però,
lascia ben presto il posto a sorrisi piuttosto amari, sino a giungere
all'epilogo a dir poco inquietante che rivela tutto il dramma di una
realtà politico-sociale che, come la Storia ha dimostrato, non
poteva che crollare ignominiosamente su se stessa.
“La
Fattoria degli animali” è senz'altro un classico
imperdibile del Novecento, adatto sia ai lettori più giovani
sia a quelli meno giovani: ai primi offrirà una sorta di
favola allegorica da cui trarre i giusti insegnamenti; ai secondi,
invece, un ritratto impietoso di ciò che è stato e del
totalitarismo che, a prescindere dal comunismo in sé, resta un
pericolo sempre in agguato.
Laura
Vargiu
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