Ritratto
di donna – Cristian Mannu – Mondadori –
Pagg. 132 – ISBN 9788804746454
– Euro 18,00
Distanti
e vicine
Seconda
opera per Cristian Mannu che, dopo dopo i successi raggiunti con
l’opera prima “Maria di Isili”, attraversato un
periodo di crisi, almeno questo pare evincersi dai lunghi
ringraziamenti che chiudono il romanzo, ritorna con un delicato
scambio di voci femminili che in prospettiva diversa cantano la
distanza generazionale, l'incomunicabilità che la accompagna e
la derivata sofferenza che ne consegue.
Una
mamma, ormai anziana e nonna, decisa finalmente a riallacciare i
rapporti con al figlia e desiderosa altresì di conoscere la
nipotina, è in procinto di partire per la Francia; viene però
bloccata da un malore che si trasforma in inappellabile agonia e che
vedrà al suo capezzale proprio la figlia che torna da
Parigi.
Le
voci, madre e figlia, si alternano in due parti ben distinte e
titolate come movimenti musicali dai sottotitoli richiamanti invece
le arti figurative: il ritratto di donna del titolo principe si
compone dunque di “chiaroscuri e colori”, di “cornici
e luci” e in ultimo di “riflessi”. Al di là
della tripartizione, funzionale a rappresentare in momenti distinti
un dialogo che ormai è impossibile da realizzarsi, e a
suggellare l’epilogo lasciato ad una voce narrante esterna; il
vero cuore pulsante dell’opera sembra essere la
rappresentazione degli stati d’animo delle due donne, gli
accadimenti sono infatti pochi e essenziali, così potenti da
poter però far deviare due esistenze a loro volta poste in
tale traiettoria dal vissuto primario della nonna, la cui figura
aleggia sulle vite di entrambe.
I
modi di essere di tre donne dunque che, a partire da una stortura di
fondo, tutta genetica e vissuto familiare, proiettano nelle loro
esistenze di figlie e di madri gli errori che le hanno trasformate da
vittime a nuove carnefici. La figlia condanna la madre senza
conoscerne l’intimo vissuto, madre che a sua volta già
si era distanziata dalla propria.
La
fuga, l’evitamento, le distanze, l’esclusione sembrano
essere le uniche armi per poter imbastire una nuova individualità,
essa però sarà triste e monca perché deprivata
del necessario elemento identitario rappresentato dalla famiglia di
origine.
L’
introspezione ha poi una cornice che richiama la terra di origine
dello scrittore, la Sardegna, nell’ambientazione tra
l’Ogliastra e la città di Cagliari, evocativa di suoni,
colori, sapori che, per chi scrive, hanno il sapore della familiarità
e risultano piacevoli ma oggettivamente non hanno alcuna valenza
stilistica e narrativa. La scrittura è semplice, emozionale,
nulla più. Può risultare gradevole ma non si imprime.
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