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  Letteratura  »  Una persona alla volta, di Gino Strada, edito da Feltrinelli e recensito da Franca Canapini 20/06/2022
 
Una persona alla volta – Gino Strada – Feltrinelli – Pagg. 186 – ISBN 9788807173400 – Euro 16,00


L’utopia è solo qualcosa che ancora non c’è”


E’ morto il 13 agosto 2021 a Rouen in Normandia. Aveva 73 anni. Nel 2015 aveva ricevuto il Nobel alternativo (Right Livelihood Award ) “per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra”.

Gino non c’è più, ma Il suo spirito, contenuto in questo libro nato postumo, può dilagare ancora ovunque e, come direbbe Lorca, “inquietare” le coscienze, far riflettere, armare gli animi di coraggio, perché finalmente si raggiunga quello stato di spirito evoluto che ti fa spendere le energie per dichiarare pubblicamente e senza tema di essere preso per un ingenuo “guerra alla guerra”.

Semplicità, essenzialità, chiarezza contraddistinguono il raccontarsi e raccontare di Strada. Un taglio chirurgico che lui ben conosce e usa anche per i suoi discorsi. E’ un’autobiografia di un essere che non ama glorificare se stesso, ispirata e sostenuta da quelle radici familiari e sociali “… Vivevamo in via Lacerra, uno dei quartieri più popolari di Sesto San Giovanni. La chiamavano la “Stalingrado d’Italia”: le grandi industrie, gli operai, il partito, l’antifascismo…lo capivamo anche noi bambini che al di là delle acciaierie respiravamo etica del lavoro, responsabilità, senso di comunità…”che lo hanno reso ciò che è stato nella vita e che gli hanno permesso di fare miracoli, arrivando là dove nessuno poteva immaginare, trasformando quelli che per gli altri sono sogni in fattivi progetti di successo. Un’autobiografia in cui i dati personali sono pochi e marginali, tenuti appartati per pudore.


Tramite capitoletti pieni di “senso”, ripercorriamo la sua avventura di vita: gli studi universitari nel periodo della contestazione giovanile, la scelta della specializzazione in chirurgia d’urgenza, l’appassionato apprendistato chirurgico, il rifiuto di fare velocemente carriera e soldi in un paese (USA) “…dove per potersi curare la gente deve tirar fuori la carta di credito…”La prima partenza per il Terzo Mondo come chirurgo della Croce Rossa. L’esperienza a Quetta dove giungevano i feriti scappati dall’Afghanistan.

Pieni di energia positiva i capitoli in cui racconta l’ideazione e la nascita di Emergency nel 1994. La moglie Teresa, la figlia Cecilia, gli amici tutti, impegnati, grazie anche al fortunato incontro con Maurizio Costanzo, a mettere in piedi un’associazione che avrebbe dovuto vivere del lavoro volontario di medici e infermieri e dei contributi della gente. Commuove constatare come la gente sappia essere generosa quando sente qual è la cosa giusta da fare. E la cosa giusta da fare, in mezzo ai macelli e le carneficine scatenate da “machiavellici politici” e dai poteri inidentificabili della società capitalistico-consumistica, è cercare di salvare vite, ricucire pezzi di carne, regalare protesi a chi ha è stato derubato dei propri arti e di una vita normale; denunciare l’orrore delle mine/giocattolo e ottenere in Italia nel 1997 l’approvazione della legge 374: Norme per la messa a al bando delle mine antiuomo.

Scorrono i fatti storici più terribili degli ultime trenta anni. 1998, genocidio in Ruanda.

7 ottobre 2001 Primo bombardamento USA di Kabul di cui, grazie ad un rientro avventuroso in Afghanistan, Emergency è l’unica Ong testimone “ C’erano morti nelle strade, gli ospedali erano pieni di gente fatta a pezzi da missili e bombe. La quantità di civili che pagava i costi della guerra era spaventosa, bambini, donne, ragazzi. Tra i feriti, tanti neanche sapevano che cosa fosse successo l’11 settembre a più di 10000 chilometri da casa loro.”

E ancora Afghanistan, per vent’anni di ininterrotte carneficine; Iraq; Sierra Leone; ma anche l’Italia che, pur non essendo Terzo Mondo, ha visto negli anni crescere le disuguaglianze economiche e il numero dei bisognosi di assistenza.


Le riflessioni della seconda parte del libro sono dedicate al Diritto alla salute di tutti gli esseri umani. “Il modo migliore per praticare l’uguaglianza è dimostrare a chi aiutiamo che lo consideriamo uguale a noi coi fatti, concretamente” ed ecco che con Renzo Piano progettano e costruiscono un centro pediatrico a Entebbe in Uganda “scandalosamente bello”.

Il libro termina con la critica serrata alla politica sanitaria attuata dall’Italia negli ultimi decenni e, per quanto riguarda i vaccini anti-covid, la richiesta ai governi di reclamare dalle case farmaceutiche il vaccino come bene pubblico e non di mercato.

Senza retorica e spesso riportando solo i dati dei morti e feriti e delle prese di posizione dei vari Paesi, l’autore ci coinvolge nella lettura di pagine dense che indignano e commuovono. Ti viene da piangere e non sai perché. Forse perché tocchi con mano le ingiustizie perpetrate in ogni dove sulla maggioranza della gente e senti che non possiamo dirci civili o umani o nobili o bravi o buoni se non interveniamo in qualche modo per cambiare noi stessi innanzitutto e le nostre società.

Strada ci addita quella visione alternativa dei rapporti tra le nazioni che ha fatto capolino lungo tutto il Novecento pure se non è riuscita ad affermarsi:

Ginevra 1933 - Conferenza generale sul disarmo. Einstein dichiarò “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire.”

Parigi 1949 - Movimento dei partigiani per la pace ( Curie, Picasso, Matisse, Neruda, Einstein, Vittorini, Einaudi, Quasimodo, Ginzburg)

1955 Manifesto Russel Einstein, dopo l’esplosione della bomba atomica:

Questo è il dilemma che vi sottoponiamo, crudo, spaventoso, ineludibile. Dobbiamo porre fine alla razza umana, o deve l’umanità rinunciare alla guerra?...Dobbiamo cominciare a pensare in una nuova maniera. Dobbiamo imparare a chiederci non che mosse intraprendere per offrire la vittoria militare al proprio gruppo preferito, perché non ci saranno poi ulteriori mosse di questo tipo; la domanda che dobbiamo farci è: quali passi fare per prevenire uno scontro militare il cui risultato sarà inevitabilmente disastroso per entrambe le parti?”


Uno dopo l’altro è un libro da leggere e rileggere per restare ben piantati e con gli occhi ben aperti nel nostro tempo.


QUESTO LIBRO SOSTIENE EMERGENCY


Franca Canapini

 
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