La
piantagione dei cervelli – Fabio Carapezza –
bookabook – Pagg. 175 – ISBN 9788833235998
– Euro 15,00
Interessante
distopia quella di Carapezza in La piantagione dei cervelli.
Conosco
Carapezza per aver letto i suoi lavori precedenti e sicuramente è
per questo motivo che ogni volta ho aspettative maggiori, e devo
ammettere che anche questa volta non ne vengo delusa.
L’uomo
in La piantagione dei cervelli, vive sotto la Volta che lo protegge
dalle radiazioni ionizzanti del sole causa, altrimenti, di morte; un
uomo quello che descrive l’autore monitorato in tutte le sue
azioni e movimenti ed educato all’obbedienza.
Amicizia
diversa da guerra: amicizia può anche diventare guerra, dove
non c’è ordine. Ordine è perfezione, perfezione
non crea problemi, obiettivo vita nel mondo è non avere
problemi.
Una
schiavitù controllata dalla tecnologia avanzata: Il Complessum
che da novant’anni garantisce ordine e pace.
Si
cercò una nuova forma di governo planetario per riportare la
pace e ricostruire la Terra sfruttando le ultratecnologie.
Venne
il Complessum e si sostituì a Dio.
Per
garantire la sopravvivenza a ogni individuo, sottrasse la libertà
a chi fu disposto a cederla nel nome della sopravvivenza
stessa.
Tutti.
Kira
una bimba curiosa e speciale, con la voglia di esplorare il
mondo al di fuori della Volta e il padre attiveranno quella che sarà
la ribellione a tutta questa perfezione meccanizzata per la libertà
di respirare aria, di sbagliare, di vivere la vita per come andrebbe
vissuta.
Gli
argomenti trattati da Carapezza sono diversi e importanti quali: la
salvaguardia del nostro pianeta, la capacità di mantenere la
nostra libertà rispettando noi stessi e l’ambiente in
cui Viviano. Abitiamo un momento storico che ci ricorda come e quanto
abbiamo maltrattato il pianeta che ci ospita e quanto sia forte
la necessità di uscire dal nostro “pianeta futuro”
se continuiamo a maltrattarlo, tutto questo mi porta a una
riflessione: come alcune realtà non siano proprio distanti dal
distopico di Carapezza.
Gli
uomini sotto la Volte di La piantagione dei cervelli mi riporta alla
mente un’opera teatrale in tre atti di Karel Capek, R.U.R.
opera che dà la paternità alla parola Robot; Capek in
R.U.R. immagina una società basata sul lavoro dei robot
semi-umani, mancanti solo dell’anima. Nel libro di Carapezza
tutti gli abitanti sotto la volta sono spersonalizzati già
dalla nascita, depilati tramite laser, in modo da essere simili gli
uni agli altri e depotenziati nel cervello perché così
facilmente manipolabili.
Ciò
che salta all’occhio durante la lettura del libro è
l’Amore, quello con la A maiuscola, quello di un padre per la
propria figlia e viceversa.
Forse
dovremmo comprendere che oggi creiamo l’eredità che
lasciamo alle nuove generazioni, ai nostri figli, e ciò che
accade in questo presente non lascia scampo se non a un futuro
catastrofico.
L’autore
affronta tutto ciò con una scrittura lineare e senza fronzoli,
il libro non annoia e soprattutto fa riflettere. Una lettura che
consiglio vivamente!
Citazioni
tratte da: La
piantagione di cervelli
C’é
qualcosa di cui i potenti hanno una folle paura: la diffusione del
sapere, strumento di dominio che è pericoloso dispensare alle
masse. ( pag 10)
Amicizia:
consuetudine al reciproco affetto che presuppone solidarietà
in caso di bisogno. Amicizia uguale ad aiuto. (Pag 18)
Amicizia
diversa da guerra: amicizia può anche diventare guerra, dove
non c’é ordine. Ordine è perfezione, perfezione
non crea problemi, obiettivo vita nel mondo è non avere
problemi. (pag 19)
L’
uomo compie opere mirabili nel bene ma anche nel male: si può
parlare di bellezza agghiacciante nella devastazione che è
capace di provocare. (pag 23)
Non
c’è niente di peggio che vivere rassegnati in una gabbia
dove sei libero di volare, ma resta pur sempre una gabbia. (pag 27)
Avere
paura è umano, provarne troppa significa rinunciare alla vita.
(pag 29)
Con
i soldi si può comprare tutto, soprattutto la coscienza. (pag
63)
Talvolta
i cambiamenti non sono in meglio e nell’incertezza bisognerebbe
restare con quello che si ha, anche se non è molto. (pag 68)
L’occhio
della mente indaga meglio di quello del corpo. Non ho bisogno di
vedere ciò che intuiscono. (pag 133)
…
senza
leader, nel bene o nel male, i popoli non sono in grado
Katia
Ciarrocchi
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