Canto
d’amore a mia madre – Rachid Benzine –
Corbaccio – Pagg. 96 – ISBN 9788867007578
– Euro 12,90
La
madre
Rachid
Benzine è uno scrittore marocchino cresciuto in Francia, oggi
cinquantenne, docente, islamologo e rappresentante di spicco
dell'Islam francofono.
Anche
il protagonista di questa sua prima opera di narrativa, pubblicata in
Italia dalla casa editrice milanese Corbaccio nella primavera del
2021, è di origini marocchine e il tema dell'immigrazione tra
queste pagine, non a caso, ha il suo imprescindibile peso; i
genitori, diversi decenni addietro, hanno lasciato Zagora, nel
centro-sud del Paese maghrebino, a ridosso del deserto (l'autore,
invece è nativo di Kenitra, lungo la costa atlantica
settentrionale). Al pari di Benzine, inoltre, fa il professore; con i
libri ha iniziato ad avere a che fare sin dalla più tenera
età, quando il padre rincasava con massicce quantità di
carta sotto forma di pubblicazioni varie, forse destinate al macero,
che raccoglieva al lavoro. D’improvviso, la madre si ritrova
vedova e deve così lavorare il doppio, a casa e fuori, per
sbarcare il lunario, mandare a scuola i numerosi figli e offrire loro
un’esistenza dignitosa.
E
proprio tale figura materna, l’altra indiscutibile
protagonista, viene posta al centro di questa bella e coinvolgente
narrazione: una povera donna araba, purtroppo analfabeta, spesso in
difficoltà a capire e a esprimersi in lingua francese (lo
scenario di ambientazione non è la Francia, ma il Belgio),
profondamente umile e di nessuna pretesa, generosa e altruista
nonostante la vita con lei sia stata durissima. Malgrado le
difficoltà di tipo linguistico incontrate nel Paese
d’accoglienza, ama la musica e impara le canzoni interpretate
da artisti dell’epoca; con l’avanzare dell’età
si appassiona, sorprendentemente, anche alla letteratura, in
particolare a un romanzo ottocentesco che il professore, il solo a
occuparsi di lei in quanto l’unico a non aver creato una
propria famiglia mentre gli altri fratelli hanno tutti abbandonato il
nido già in passato, inizia a un certo punto a leggerle
regolarmente. Un appuntamento fisso, questo con la lettura ad alta
voce, al quale l’anziana donna non sa rinunciare e che il
figlio non se la sente di negarle.
«La
pelle di zigrino di Balzac è il titolo del libro. Una vecchia
edizione, così consumata che l’inchiostro dei caratteri
si è sbiadito. Mia madre non sa leggere. Avrebbe potuto
scegliere qualsiasi altra opera. Chissà perché questa?
Non lo so. Non l’ho mai saputo. Del resto, non lo sa nemmeno
lei.»
Più
che un romanzo, un lungo racconto “toccante – secondo il
giudizio di Le Monde – e pieno di dolcezza”. Un vero e
proprio canto d’amore, da parte di un figlio ormai adulto, nei
confronti di una madre che, seppur analfabeta, si è rimboccata
le maniche per dare a lui l’opportunità di studiare e
vivere di letteratura. Un libro che regala un’ottima lettura,
decisamente scorrevole grazie a una prosa molto bella, in cui l’io
narrante cattura fin dalla prima pagina, e carica di riflessioni che
alla fin fine, al di là della vicenda narrata, riguardano un
po’ tutti; inaspettato, poi, e degno di nota il piccolo
“scherzo” giocato in conclusione al lettore che sembra
essere un invito a non sprecare e ad assaporare ogni singolo istante
del tempo – non infinito, ahinoi! - a nostra disposizione
Una
piacevole scoperta, per me, questa di Benzine, autore interessante la
cui conoscenza è senza dubbio da approfondire!
Laura
Vargiu
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